Pescara, stravince Alessandrini: doppia i voti di Mascia. La festa del nuovo sindaco Pd dopo il trionfo al ballottaggio / Video

di Ylenia Gifuni
Stravince al ballottaggio con Mascia e fa festa con i suoi sostenitori: da domani al lavoro

PESCARA. «Questa è una bella notte. Possiamo dire questa parola: sono sindaco. Mi sembra una tendenza chiara e netta». Mancano cinque minuti alla mezzanotte e Marco Alessandrini, il nuovo sindaco di Pescara, fa capolino sulla soglia del suo comitato elettorale, in via Firenze, accolto dallo scrosciare interminabile degli applausi e da un lungo e caloroso abbraccio del neo presidente della Regione Luciano D’Alfonso.

A circa un’ora dalla chiusura dei seggi le sezioni scrutinate sono 137 su 170. La percentuale dei votanti per il candidato del centrosinistra ha toccato il 65,88 per cento, mentre lo sfidante del centrodestra, il primo cittadino uscente Luigi Albore Mascia, è fermo al 34,12 per cento. Il dato si discosta di poco da quello definitivo: il ballottaggio si chiude con 29.699 voti per Alessandrini, pari al 66,34 per cento delle preferenze, contro i 15.072 voti di Mascia (33,66 per cento). Pescara ha scelto il cambiamento e ha deciso di puntare sul 43enne figlio del giudice Emilio, assassinato da Prima linea nel 1979.

Giacca e pantaloni blu e camicia bianca, Alessandrini saluta il suo pubblico abbracciando uno ad uno i suoi più stretti collaboratori che gli sono stati accanto durante questa lunga e appassionata campagna elettorale, iniziata con le primarie e conclusasi ieri notte con il ballottaggio: Camillo D’Angelo, Stefano De Angelis in primis e, subito dopo, la segretaria provinciale del Pd Francesca Ciafardini e il parlamentare Antonio Castricone. L’entusiasmo è tanto e non può mancare il brindisi di rito prima di buttarsi in strada tra la folla festante e dirigersi in marcia verso piazza Italia e il palazzo del Comune. Più che una passeggiata tra le strade deserte di Pescara è una corsa frenetica ed entusiasta, con in testa il neo sindaco e il neo presidente della Regione D’Alfonso, interrotta solo dall’abbraccio di qualche passante che si ferma per complimentarsi con l’uomo che da oggi occuperà la poltrona più importante del municipio. «Marco, Marco», ripete la folla, mentre Alessandrini sale di corsa le scale del Comune. «Ricordo quando ho salito queste scale cinque anni fa», si lascia andare il neo sindaco, «accanto a me c’era mia moglie, Camillo D’Angelo e qualche altro amico. Penso che la vita ti offre anche delle rivincite: loro c’erano ieri e ci sono oggi, ma adesso ci sono tante altre persone e questo ci incoraggia a dare il meglio per questa grande avventura che ci aspetta».

In cima ad attenderlo, per passargli simbolicamente il testimone, c’è un silenzioso Albore Mascia. I due si guardano e senza pensarci un attimo si abbracciano. Un’immagine che racchiude il simbolo di una sfida elettorale condotta senza mai alzare i toni e senza mai sfociare negli attacchi personali e gratuiti. Poi il sindaco uscente lascia il posto al nuovo eletto che si fa largo tra la folla e si sistema al centro della sala consiliare, accanto al maxischermo allestito per seguire lo spoglio in tempo reale. «Buonasera Pescara», riesce a dire Alessandrini appena gli applausi si fermano, «questa è una serata di festa, ma la festa finirà presto e da domani cominceremo a lavorare in questo spazio che conosciamo bene per averlo frequentato negli ultimi cinque anni dagli scranni freddi dell’opposizione. Abbiamo ricevuto un grande incoraggiamento dall’opinione pubblica, però occorre mantenere questo sorriso e metterci subito al lavoro per rispondere ai bisogni, alle necessità e a questa fiducia, che mi sembra il più grande dono che si possa ricevere. C’è molto da fare e ci vogliamo impegnare al massimo. Lo faremo con i cittadini, non sottraendoci mai al confronto». Infine, per suggellare la vittoria di ieri sera e per omaggiare uno dei figli più illustri di Pescara, il neo sindaco si lascia andare a una citazione di Ennio Flaiano: «Ci ho pensato questa mattina: diceva Flaiano che nella vita ci sono cinque o sei giorni che si ricordano, mentre tutto il resto fa volume. Questo è uno di quei giorni destinato a rimanere vivido nella mia memoria».

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