Pescara, Zeman riaccende l'entusiasmo dei tifosi

Accolto da una folla di migliaia di tifosi, presentato come «la risposta del Pescara a quanto sta accadendo in questi giorni», cioé volto pulito e integrità morale, il boemo non ha detto «vinceremo il campionato» ma non si è nascosto. «Faremo il massimo»
PESCARA. «Non ho mai detto prima salviamoci poi vedremo. Io credo che le squadre si fanno per vincere. E di solito giocando bene si vince di più che giocando male». Così Zdenek Zeman, alla sua prima da tecnico biancazzurro, tra tifosi entusiasti e dirigenti estasiati. Non meno di un migliaio di tifosi ha invaso la piazzetta del porto turistico per la presentazione del nuovo tecnico biancazzurro.
Un entusiasmo che a Pescara non si vedeva da qualche lustro, dagli arrivi di Junior e Tita, dal secondo raduno con Galeone (perché il primo, qualcuno forse l’ha dimenticato, avvenne nell’indifferenza quasi generale). In un lima che più da stadio non poteva essere, il tecnico boemo ha parlato di calcio a tutto tondo, dal Foggia alla serie A, non evitando qualche frecciata a personaggi che per anni lo hanno duramente ostacolato per la sua coerenza, il suo estremo rigore morale a difdesa della cultura del gioco, dello sport contro usi e abusi di mezzi e poteri più o meno oscuri o illegali. A porgergli l’assist il presidente Peppe De Cecco, che l’ha presentato ccome «persona speciale, di limpidezza e coerenza assoluta.
L’uomo giusto al momento giusto», ha aggiunto il presidente con evidente riferimento allo scandalo scommesse, «la nostra migliore risposta a quanto accade in questi giorni. Ma come in questo periodo mi sono trovato a condividere il principio della respopnsabilità oggettiva, che pure ritenevo ingiusto per le società, ma la verità è che il mancato controllo è una colpa delle società, la vigilanza va iniziata dai settori giovanili, insegnando i giusti principi ai ragazzi. Zeman sotto questo profilo ci aiuterà molto, la sua storia ci proteggerà. Poi, sappiamo com’è fatto, le sue preferenze di gioco e giocatori, che come gli abiti ama le squadre su misura, cercheremo di accontentarlo. E sappiamo pure che, come diceva Albanese, se una squadra di Zeman prende gol, non è mai colpa del modulo è solo maleducazione dell’avversario», ha concluso De Cecco, scatenando l’entusiasmo dei tifosi e strappando il primo sorriso al tecnico.
Affiancato dalla staff dirigenziale al gran completo, dall’ad Sebastiani a Pellegrini, al neo socio Fezia, col ds Delli Carri e il dg Lucchesi (ma davvero è quasi ex?) in prima fila Zeman ha spiegato il suo pensiero con grande tranquillità, mai negando chiarimenti o aggirando argomenti. Salvo che su un nome, quello di Signori. Il coinvolgimento del suo giocatore simbolo nello scandalo scommesse si vede che l’ha colpito particolarlmente. Perciò ha omesso di citarlo nella risposta. E in verità nessuno se l’è sentita di inisistere più di tanto. «Bisogna restare dentro e combattere dall’interno chi vuole male a questo sport. Io voglio convincere gli altri che in Italia si può fare calcio pulito, perchè c’è tanta gente che vuole bene a questo sport, e ringrazio il presidente per l’opinione che ha di me», ha detto spiegando perché nonostante l’ostracismo dichiarato del Palazzo e non poche ritorsioni subite non ha mai pensato di lasciare. la stilettata al suo avversario storico, l’ex dg della Juventus Luciano Moggi: «Io faccio ancora calcio. Lui no. Credo che questo vorrà dire pur qualcosa».
E quanto al timore per “eccessi” di errori e sviste arbitrali nei confronti della sua squadra, come denunciato fino a pochi mesi fa da Foggia? «Tutto vero. Ci furono diversi episodi che sicuramente non ci favorirono. Ho detto queste cose a suo tempo e le ribadisco. Ma In B in A anche gli arbitri sono più bravi, credo. Perciò penso che ci saranno meno errori». Dalla Lega Pro alla serie B, con un pensiero a chiudere col botto, in A. Vero? «Mi chiedete perchè non alleno da tanto nella massima serie? Non lo so. Forse a qualcuno sono antipatico. Io in A ho raggiunto risultati. Ho fatto secondi e terzi posti. Oggi ci sono allenatori che non hanno fatto quello che ho fatto io, ma allenano. Per me non un problema: ora sono a Pescara in una piazza che ha fame di bel calcio, che riempie lo stadio ogni settimana.
Se tutta questa gente è qui», ha aggiunto indicando i tifosi, «forse è perché creo aspettative di un certo tipo. Io spero che vengano allo stadio, ad applaudire se divertiamo e criticare se non faremo bene, certo giocare per pochi non dà stimoli». Ma in questo clima la serie A diventa più che una speranza. Altro che programmi a lunga scadenza. «Io ho sempre giocato per vincere. Mai detto prima salviamoci poi si vedrà. Per questo mi piace verificare le cose di anno in anno. Se ci troviamo bene, al di là della posizione di classifica, non vedo perché non continuare. Ma non voglio essere di peso a nessuno».
Quindi, nessun incertezza: obiettivo dichiarato. «Il programma è chiaro: vincere. Almeno cercare di vincere. Naturalmente faremo una squadra fortissima», ha aggiunto sorridendo e girandosi verso il presidente, «anche perché non ho mai visto nessuno fare squadre per perdere. Io sono convinto che si possa fare calcio per divertire e vincere. E se tutta questa gente è qui», ha concluso Zeman, «vuol dire che in parte ci sono riuscito». Se fosse necessario, pronto a ribadirlo. Ancora con una squadra baby? «Certo. Di solito i giovani, specie se di qualità, hanno più motivazioni, per cui ci si lavora meglio. Ma se ci sono giocatori esperti altrettanto bravi e motivati, non mi dispiace mica. Anzi, è meglio».