Pesce d’importazione multe per 42 mila euro

Controlli della Capitaneria di porto in pescherie, ristoranti e dai grossisti Pescara è la città meno virtuosa d’Abruzzo, sanzionato uno su quattro

PESCARA. Pangasio spacciato per cernia, filetto di molva al posto del baccalà. Un occhio poco esperto non se ne accorge. Ed è per questo che nel mese di dicembre gli uomini della Capitaneria hanno messo in piedi una serie di controlli in mare, dai grossisti, nella grande distribuzione, in qualche ristorante e nelle pescherie per identificare il pesce d'importazione, che facilmente può arrivare sulle tavole degli abruzzesi. Gli uomini della direzione marittina di Pescara hanno svolto un'indagine approfondita, chiamata Operazione Mekong, proprio per tutelareil consumatore e far rispettare l'ecosistema. A parlarne, ieri mattina, è stato il comandante in seconda della direzione marittima Antonio Catino, che ha riportato il bilancio dei controlli effettuati, in mare ed a terra, tra l'Abruzzo e il Molise con particolare riferimento alla situazione pescarese.

Pescara è infatti assieme a Ortona la città meno virtuosa quanto a rispetto della filiera del pesce. Quattrocentosettantaquattro, i controlli effettuati tra Pescara, Ortona, Termoli, Giulianova e Vasto, a fronte dei quali gli uomini della capitaneria hanno elevato 75 verbali per un importo totale di 121 mila 753 euro, 9 e notizie di reato. Solo a Pescara, su 96 punti di distribuzione verificati, il 25 per cento è stato multato per i importo di 42mila228 euro. Stessa percentuale ad Ortona, dove però i controlli sono stati in tutto 47.

Cattiva conservazione della merce, pesce scaduto o proveniente dal sud est asiatico, attrezzature non conformi a bordo o personale sulle barche senza contratto. Questa la casistica più diffusa delle irregolarità riscontrate dagli uomini del direttore marittimo Luciano Pozzolano.

«Il prodotto ittico deve essere rintracciabile dalla pesca alla sua commercializzazione», ha spiegato Catino, «spesso nei punti in cui viene distribuito vengono importate specie dall'oriente, e questo non è consentito. Quasi mai si tratta di pescherecci locali, in quanto il pescato viene subito distribuito per essere venduto. I controlli sono stati condotti prevalentemente in mare, dai grossisti, nella grande distribuzione, in qualche ristorante e nelle pescherie».

Inoltre, sul solo territorio pescarese la capitaneria ha sequestrato circa 500 chilogrammi di vongole, per violazioni connesse al quantitativo massimo giornaliero di prodotto sbarcato. L'ultimo intervento dell'operazione ha riguardato, proprio nella notte tra mercoledì e giovedì, la zona protetta della Torre di Cerrano. A sei miglia dalla costa la capitaneria ha sequestrato 11 reti da pesca, grazie alle segnalazioni di alcuni cittadini che hanno visto le imbarcazioni in una zona nella quale non si può pescare.

Paola M.S. Toro

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