«Picchiato per ucciderlo»: la pista del debito di droga dietro la morte di Zappone

7 Giugno 2025

Quella mattina il giovane aveva prelevato 200 euro dal suo conto, ma in tasca aveva solo 30 euro. La verità dai telefonini dei tre indagati e della vittima. C’è un altro video

PESCARA. Riccardo ucciso intenzionalmente. Questo si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm Gennaro Varone. E diventa “omicidio volontario” il reato contestato ai tre indagati, inizialmente accusati “solo” di lesioni aggravate per la lite con il 29enne. La lite che inizia nell’officina di strada comunale Piana e finisce lungo quella stessa via all’inizio di San Donato. Poi l’arrivo della polizia che immobilizza quel giovane fuori di sé con due scariche elettriche del taser e lo porta in questura, dove ha il malore che lo farà morire in ospedale di lì a poco. Secondo l’accusa, il titolare dell’officina Angelo De Luca (60 anni), il fratello Paolo De Luca (54) e il genero di Angelo, Daniele Giorgini (36), avrebbero aggredito Riccardo Zappone «con violenti calci e pugni sino a cagionargli un trauma toracico chiuso» dal quale è derivata l’emorragia che l’ha portato «in breve tempo» alla morte, presumibilmente per «un conflitto pregresso».

E il conflitto alla base del movente ruoterebbe intorno a due questioni: la droga e i soldi. Per quanto riguarda la droga è accertato, come ha evidenziato l’esame tossicologico eseguito nell’ambito dell’autopsia dal professor Cristian D’Ovidio, che Riccardo Zappone aveva assunto cocaina. Quanto ai soldi, invece, le indagini della squadra mobile hanno rilevato che Zappone, risultato positivo alla cocaina, nelle prime ore di quel martedì 3 giugno aveva prelevato 200 euro dal proprio conto. Ma, di quella cifra, al momento del suo arresto avvenuto di lì a poche ore, gli restano solo 30 euro. Probabile dunque, ipotizza la Procura, che Riccardo quella mattina avesse usato quei soldi per acquistare la droga.

Ma il punto da chiarire per individuare il movente che avrebbe portato i tre ad ucciderlo «intenzionalmente» è se quei soldi e quella droga, quella compravendita, sia legata ai tre indagati o anche a uno solo di loro, considerando anche i precedenti di Paolo De Luca, già noto alle forze dell’ordine. È per questo che sono stati sequestrati i telefonini di tutti: proprio per verificare se la memoria di quegli apparati contenga messaggi «pertinenti ai fatti», se ci sia eventuale presenza di stupefacenti e, anche, di appunti ricollegabili alla cessione e vendita di droga.

Le indagini sono ancora aperte e, se da una parte l’autopsia ha escluso perentoriamente il taser (utilizzato da uno dei quattro poliziotti intervenuti martedì mattina) come causa di quel malore mortale, dall’altra c’è da verificare con certezza se sia stata effettivamente l’aggressione dei tre ad aver causato a Riccardo quell’emorragia interna, oppure no. A fronte delle immagini delle telecamere pubbliche che registrano il pestaggio di Riccardo per mano dei tre dell’officina, ci sarebbe un altro video a raccontare quello che succede dopo. Quando cioè arrivano i poliziotti che con grande fatica (tanto da a usare per due volte le scariche elettriche del taser) riescono a bloccare, ad ammanettare e a caricare in macchina quel giovane evidentemente fuori controllo.

Nel primo filmato della lite con pestaggio, come ha scritto lo stesso pm nel primo capo di imputazione, Riccardo «poco prima del malore, sintomo di patologia che ne ha causato il decesso, è stato percosso con violenza, anche mediante uso di un bastone di legno, sino a subire ferite sanguinanti». Il bastone di legno è quello della scopa che avrebbe utilizzato il genero del meccanico, e che poi si sarebbe spezzato, mentre la ferita più importante rilevata, quella dietro alla testa, potrebbe essere stata causata dalla spinta che il meccanico dà a Riccardo, e di cui ha raccontato lui stesso al Centro, facendo crollare il giovane a terra «prima di sedere e poi all’indietro».

Ma, si era difeso Angelo De Luca raccontando quegli istanti, era una ferita incrostata, che c’era già (come il sangue secco sotto le narici del povero ragazzo) e che nella caduta si sarebbe riaperta. Ma ora, come si era riservato il pm nell’incarico conferito al medico legale per l’autopsia, nell’inchiesta entra anche questo secondo video custodito nel telefonino di uno degli indagati. Immagini in cui Riccardo sarebbe ripreso steso a terra, di pancia, mentre i poliziotti cercano di ammanettarlo per caricarlo in macchina. Intanto, altre importanti risposte sono attese dai contenuti dei telefonini: lunedì la nomina dell’esperto informatico Davide Ortolano.

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