Pillola abortiva con il ricovero in ospedale

10 Marzo 2010

Ma il primario dello Spirito Santo lancia l’allarme: «I posti letto non bastano»

Le donne abruzzesi che decideranno di abortire con la Ru486 dovranno farlo ricoverandosi in ospedale per qualche giorno. E’ la decisione della Regione, che ha scelto di seguire le linee guida del Consiglio superiore di sanità per l’utilizzo della pillola abortiva. Ma il direttore dell’unità operativa di ginecologia di Pescara lancia l’allarme: «Non abbiamo letti a sufficienza».

Intanto, in un rimpallo generale di responsabilità e nella confusione creata dalle ultime polemiche politiche sull’utilizzo della pillola abortiva, nessuno ha ordinato la Ru486 per la farmacia dell’ospedale di Pescara, l’unica dove la pillola potrebbe servire dato che lo Spirito Santo è il solo centro in tutta la provincia dove si può effettuare una interruzione volontaria di gravidanza.

«No, non abbiamo ancora acquistato la Ru486, siamo fermi e aspettiamo le direttive che devono venire dalla Regione e che l’assessorato alla Sanità non ha ancora dato» spiegava ieri mattina il direttore sanitario della Asl Fernando Guarino.
Il problema, che non si sta ponendo solo in Abruzzo ma in tutte le regioni italiane e che in questi giorni è al centro di una accesa polemica politica, è se la donna che decide di abortire con la Ru486 possa prendere la pillola e andare a casa il giorno stesso, cioè usarla in day hospital come succede per l’aborto chirurgico, oppure se debba restare in ospedale per qualche giorno, finchè non ha espulso il feto. La decisione, visto che questo aspetto non è previsto dalla legge sull’aborto, è in capo alle regioni, che possono stabilire quale regime applicare.

L’assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni, però, a sentir parlare di decisioni da prendere e linee guida da emanare cade dalle nuvole: «Noi abbiamo già fatto tutto quello che dovevamo per consentire agli ospedali di ordinare e utilizzare la Ru486. Già a febbraio abbiamo inserito il farmaco nel prontuario regionale, un passaggio necessario per consentire agli ospedali di averlo. Poco dopo abbiamo anche comunicato alle Asl che la pillola abortiva non solo va somministrata in ospedale ma che la donna deve restare ricoverata fino all’espulsione del feto».

«Il 25 febbraio» conferma la dirigente del servizio farmaceutico della Regione, Stefania Melena, «abbiamo inserito la pillola Ru486 nel prontuario regionale, un atto propedeutico per l’acquisto del farmaco da parte degli ospedali. A marzo, poi, il Consiglio superiore di sanità ha emanato un parere con cui consigliava il ricovero ospedaliero ed escludeva il day hospital. Appena la circolare ci è arrivata l’abbiamo mandata per fax alle Asl».

La Regione, quindi, ha deciso di attenersi al parere consultivo del Consiglio superiore di Sanità.
Il direttore sanitario della Asl di Pescara Fernando Guarino, una volta saputo della decisione della Regione, corregge il tiro: «Dalle notizie che avevo avuto» spiega «sembrava che ci dovessero essere delle direttive regionali ma ho scoperto che non è così. E’ che su questo argomento c’è stata una scarsa informazione generale e non c’è stata pubblicità. A questo punto dopo Pasqua ne parlerò con i miei direttori sanitari e se un ginecologo chiederà di comprare la Ru486 la compreremo senza nessun problema».

Ad aspettare di poter comprare e somministrare a chi la chiede la Ru486 c’è Quirino Di Nisio, il direttore dell’unità operativa di ginecologia di Pescara. Ma il primario dell’unica struttura che in provincia dà alle donne la possibilità di interrompere volontariamente una gravidanza lancia l’allarme strutture.

«Allo Spirito Santo abbiamo già grandi difficoltà per garantire la possibilità di interrompere una gravidanza», spiega. «Ci sono solo un medico e tre infermiere per 650-700 interruzioni all’anno da fare. E anche gli spazi non sono adeguati. Proprio per questo sei mesi fa sono andato a sollecitare la dirigenza per prepararci logisticamente all’arrivo della Ru486. Abbiamo ottenuto una stanza in più, ma non basta. Se la legge si applica con l’obbbligo del ricovero, i letti che abbiamo non sono sufficienti: l’interruzione volontaria chirurgica viene fatta in day hospital, cioè la donna fa tutto in giornata e poi va a casa. Sia il personale che le strutture sono organizzati per dare questo servizio, ma se le donne che abortiscono devono restare in ospedale allora ci vogliono più letti e più personale, altrimenti non si potrà garantire la possibilità alle donne di abortire con la pillola».

Intanto, sul fronte del no alla Ru486, arriva la presa di posizione della presidente dell’asssociazione regionale Donne in libertà Anna Paola Sabatini che, pur non mettendo in discussione l’introduzione della pillola Ru486, sollecita «un’applicazione corretta e nel rispetto dei protocolli che non sia l’anticamera della legalizzazione prossima di un aborto domiciliare e che soprattutto sia accompagnata da una grande e approfondita attività informativa e di supporto alle donne che si accompagni all’implementazione delle attività di prevenzione».

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