Pineta, l'area della Rai esclusa dai vincoli

Regione e Comune salvano l'emittente, ma non Chiavaroli, Primavera e Caldora

PESCARA. Regione e Comune hanno deciso di salvare solo la Rai. Il terreno di 14mila metri quadrati che l'emittente pubblica possiede in via Pantini verrà estrapolato dalla riserva naturale. Tutte le altre aree, tra cui quelle dei costruttori Chiavaroli, Primavera e Caldora, rimarranno vincolate. E' questa la soluzione emersa dopo una serie di contatti e incontri, cominciati lunedì e andati avanti ieri, tra i due enti per cercare di superare alcuni problemi riscontrati con l'approvazione della legge regionale, che amplia di 29 ettari la riserva naturale intorno alla Pineta dannunziana.

Questa è la versione fornita dal sindaco Luigi Albore Mascia. Ma ce ne sono altre. L'assessore all'urbanistica Marcello Antonelli ha affermato che la legge verrà modificata in maniera sostanziale e si procederà a una nuova riperimetrazione dell'area vincolata. Il consigliere regionale del Pdl Lorenzo Sospiri ha asserito che il provvedimento «non sarà né abrogato, né modificato, ma in piccola parte chiarito». Il consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo, primo firmatario della legge ha avvertito: «La riserva per ora non si tocca. In futuro, se il Piano di assetto naturalistico dovesse tardare ad essere approvato, si potrà pensare di correggere la parte che riguarda la Rai. Ma la legge non si cambia. In caso contrario, presenterò 500 emendamenti per bloccare le modifiche».

SALVA SOLO LA RAI L'obiettivo dell'amministrazione comunale è quello di tirare fuori dall'area protetta il terreno della Rai di via Pantini. Un'operazione indispensabile per consentire la realizzazione del progetto della nuova sede dell'emittente pubblica. I terreni della Rai torneranno ad essere destinati ad attrezzature e servizi per consentire all'emittente di poterli scambiare con un'area di 11mila metri quadrati del Comune, a San Donato. La sede sorgerà a fianco dell'edificio Fater.

LETTERA DELL'UFFICIO LEGISLATIVO Ma dall'ufficio legislativo della Regione è arrivato un giudizio pesantissimo nei confronti della legge. Potrebbe essere dichiarata addirittura incostituzionale. Il giudizio è stato espresso in una nota, firmata dal dirigente Giovanni Giardino del Servizio legislativo della Direzione affari della presidenza, in risposta ad alcuni quesiti avanzati dal presidente del consiglio regionale Nazario Pagano. Pagano ha richiesto un parere sulle norme che ampliano la riserva naturale ed ecco la risposta. «Dall'esame del procedimento legislativo, nonché dalla lettura della relazione predisposta dalla commissione», ha scritto il dirigente, «non risulta che sia stata seguita la procedura descritta, all'articolo 4 della legge regionale numero 38 del 1996, o che siano stati formalmente sentiti gli enti locali». Questa tesi sembrerebbe dare ragione ad Antonelli, il quale ha accusato i consiglieri regionali di aver estromesso il Comune da una decisione così importante per la città. L'ufficio legislativo è andato oltre. «L'omessa partecipazione degli enti locali», ha fatto notare, «potrebbe determinare una lesione dell'autonomia riconosciuta a Comuni e Province dall'articolo 114 della Costituzione e dar luogo, altresì, a un potenziale contrasto con i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione delle funzioni amministrative affermati dall'articolo 118 della Costituzione, soprattutto in relazione agli impatti che la modifica territoriale produce su una serie di interessi dell'ente coinvolto».

SI PRONUNCIA IL CONSIGLIO Basterà un pronunciamento del consiglio comunale per sanare queste anomalie? Acerbo è convinto di sì, tanto è vero che ha raccolto le firme per la richiesta di una seduta per far esprimere l'assemblea civica.

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