Porto di Pescara, stop al dragaggioIl pm: non si può far morire la gente

Il procuratore aquilano: "Le indagini vengono fatte solo dalle forze di polizia e noi andiamo avanti con le analisi dei carabinieri del Noe". Gli operatori commerciali: "Fate in fretta"

PESCARA. «Non possiamo far morire la gente per un movimento che piace a qualcuno. Sul dragaggio del porto di Pescara noi andiamo avanti con le analisi a nostra disposizione. Se poi qualcuno trova elementi nuovi o migliori ce li fornisca e li valuteremo. Quanto alle indagini, a farle sono le forze di polizia e nessun altro. E se c'è una struttura valida quella è il Noe». È netto il procuratore dell'Aquila Alfredo Rossini nel confermare la bontà dell'operato dei carabinieri e nello spiegare le ragioni dell'inchiesta che lunedì ha portato al sequestro della nave che stava per iniziare lo sversamento in mare della sabbia dragata in porto, un atto che ha di fatto bloccato la pulizia dell'area portuale di Pescara.

Il gip aquilano Marco Billi, che ha firmato il provvedimento di sequestro della draga Gino Cucco, ha infatti deciso di bloccare il dragaggio alla luce di una serie di analisi fatte fare per conto dell'Antimafia aquilana dal Noe di Pescara, analisi che hanno rilevato nei sedimenti del porto «allarmanti livelli di contaminazione da Ddt».

I nuovi dati sono però in contrasto con quelli rilevati all'inizio dall'estate dall'Arta, grazie ai quali era arrivato il via libera per scaricare a largo i materiali dragati in porto. E proprio ieri l'Arta ha ribadito con una conferenza stampa (vedi a lato) che a suo avviso le analisi fatte dall'istituto sono corrette. Dubbi sulle analisi svolte invece per conto dell'Antimafia aquilana e fatte fare dai carabinieri del Noe sono stati sollevati ieri dal consigliere comunale del Pd Enzo Del Vecchio.

«Se le analisi dell'Arta possono essere messe in discussione, questo dovrebbe valere anche per quelle svolte da altri soggetti, anche se per conto della Procura», ha detto Del Vecchio. Ma per Rossini la questione non si pone. «Le indagini le fanno le forze di polizia, sono loro a darci i dati su cui ci basiamo. E se c'è una struttura tecnica valida quella è il Noe. Se poi ci sono elementi nuovi o migliori chi ce li ha li fornisca e noi li valute remo», spiega il Procuratore.

Il sequestro della draga ha anche sollevato le reazioni preoccupate degli operatori portuali. Ieri i rappresentanti del Forum per l'emergenza porto, Bruno Santori, Sabatino Di Properzio e Francesco Scordella hanno rimarcato «il dovuto rispetto per le indagini della procura aquilana», ma hanno chiesto di chiarire presto la vicenda per rispetto della «drammatica situazione che stanno vivendo i lavoratori portuali».

«Noi non siamo contrari al porto», spiega Rossini, «siamo contrari a che vengano distribuite in mare le sostanze nocive che stanno nell'area da dragare, sostanze che portano malattie alle persone. La situazione dell'area portuale non si può mettere a posto liberando in mare le porcherie che ci sono in porto. Per noi quelli sono rifiuti pericolosi, altrimenti non saremmo intervenuti. Non possiamo far morire la gente per un movimento che piace a qualcuno. La soluzione della questione porto arriverà quando faranno i lavori per bene. Siamo tutti in attesa».

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