Porto, dragaggio di nuovo bloccato

Di Properzio: 30 autocisterne al giorno per trasportare carburante

PESCARA. Ogni giorno 30 autocisterne partono da Falconara per trasportare a Pescara il carburante che, fino alla settimana scorsa, arrivava in porto con una petroliera a carico ridotto. E' la soluzione adottata da Sabatino Di Properzio.

L'imprenditore, titolare dell'azienda di petroli Abruzzo costiero, ha deciso di ricorrere al trasporto su gomma per evitare la chiusura e il licenziamento di 55 dipendenti, a causa del porto insabbiato. Da una settimana, navi e petroliere non possono più entrare per i fondali troppo bassi. E la situazione non migliora. La draga si è di nuovo fermata: mancano le nuove autorizzazioni e un deposito di recupero in cui scaricare il materiale dragato. La ditta Nicolaj ha pensato di farsi aiutare dal cementificio.

OGNI MESE 1.800 VIAGGI
E' spaventoso il numero dei viaggi che le autocisterne saranno costrette a fare per trasportare una parte del carburante consegnato con le petroliere. Ogni camion riesce a portare 30 tonnellate, per un totale di 900 tonnellate al giorno, cioè poco meno della metà della quantità trasportata da una petroliera a carico ridotto in una volta sola. Ogni mese, si dovranno fare almeno 1.800 viaggi.

Una cifra spropositata che farà lievitare notevolmente i costi della società Abruzzo costiero. «Abbiamo adottato questa soluzione», ha detto Sabatino Di Properzio, «in attesa di vedere che cosa accadrà con il porto, se riaprirà o no». L'imprenditore ha rivelato di aver già trasferito una parte dell'attività a Falconara, mentre i dipendenti continuano ad essere in ferie forzate. «Qui non c'è un politico che prenda posizione per cercare di sbloccare la situazione», ha affermato, «se vogliono il porto di Pescara chiuso lo dicano apertamente».

DRAGA A ORTONA
Il dragaggio, ripreso da alcuni giorni, si è fermato di nuovo e la draga della ditta Nicolaj è stata inviata ieri ad Ortona per recuperare i massi di alcune scogliere. Sembra l'ennesima beffa per gli operatori e la marineria, bloccati da mesi per le drammatiche condizioni del porto. «Non possiamo lavorare», ha spiegato Luca Nicolaj, titolare dell'impresa, «siamo ancora in attesa dell'autorizzazione per l'escavo di altri 10mila metri cubi di sabbia. Ma la Regione non può rilasciarla, fino a quando non arriveranno le analisi dei fanghi effettuate dall'Arta».

Inoltre, manca il deposito di recupero dei fanghi. Quello di Moscufo, utilizzato dalla ditta fino alla settimana scorsa, è ancora sotto sequestro. L'impresa sta studiando la possibilità di trasportare il materiale a Mantova, uno dei pochi posti in Italia dove c'è un impianto simile a quello di Moscufo. Ma c'è anche un'altra ipotesi in ballo. Ieri pomeriggio, Nicolaj ha inviato una lettera al direttore del cementificio per chiedere se è interessato ad utilizzare i fanghi prelevati dal porto. Ma, anche in questo caso, l'ultima parola spetta alla Regione.

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