Processo ciclone, Ferretti in aula "Mai dato soldi a Cantagallo"

Il costruttore in aula: nessuna tangente per l'appalto delle fogne in via Adige

PESCARA. «Non ho mai eseguito i lavori in via Adige e tra me e il Comune c'è stata una risoluzione consensuale in cui non ho preteso nulla». Respinge le accuse, Vincenzo Duilio Ferretti, l'imprenditore imputato nel processo Ciclone che, ieri, ha deciso di rilasciare una dichiarazione ricordando: «Ho fatto tanti doni, tanti progetti per Montesilvano e avrei meritato una medaglia non di finire in questa vicenda».

Nella maxi aula 1 retta dal presidente del collegio Carmelo De Santis si torna ai blocchi di partenza dell'inchiesta Ciclone, all'appalto per le fogne di via Adige, un lavoro da un milione di euro che per il pm Gennaro Varone sarebbe stato assegnato a tavolino all'impresa di Vincenzo Duilio Ferretti legata al Comune da una convenzione stipulata nel 1991. Quel lavoro, sempre secondo l'accusa, sarebbe stato affidato a Ferretti dietro il pagamento di tangenti: 32 mila euro è la somma che sarebbe stata ricevuta dall'ex sindaco Enzo Cantagallo e altri 32 mila all'ex vicesindaco e assessore Paolo Di Blasio «in corrispettivo del compimento di atti contrari ai doveri d'ufficio e in particolare», sempre secondo il pm, «dell'affidamento di appalti in trattativa diretta senza alcuna procedura di selezione». E' la corruzione il reato che la procura contesta all'ex sindaco, al suo vice, a Duilio Ferretti e al figlio Gianni difesi dall'avvocato Dante Angiolelli. Un'accusa da cui l'imprenditore si è discolpato ricordando la vicenda dell'appalto di via Adige, le indagini in corso all'epoca, il Comune commissariato e l'esigenza da parte dell'amministrazione di arrivare a una risoluzione consensuale con l'imprenditore: «Non ho dato e preteso nulla», ha aggiunto Ferretti.

Il processo Ciclone conta 32 imputati, tra cui l'ex sindaco Cantagallo, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione, abuso, falso e concussione: un intreccio tra politica e mattone, una presunta associazione per delinquere finalizzata ad attribuire «illeciti vantaggi patrimoniali» alle imprese «che avessero trovato in almeno uno degli amministratori o funzionari un referente». Quella di ieri, è stata anche la giornata dedicata alla lista dei testimoni chiamati dall'avvocato Canio Salese che assiste l'ex dirigente Vincenzo Cirone accusato di corruzione. Tra questi, c'è stata la testimonianza dell'ex dirigente dei Lavori pubblici Gianfranco Niccolò il cui atteggiamento con qualche amnesia non è piaciuto al presidente del collegio che l'ha richiamato. Niccolò, interrogato dai legali, ha raccontato la vicenda dell'appalto di via Adige «assegnato ma non eseguito da Ferretti» e ha terminato facendo riferimento a Palazzo Baldoni - il palazzo dei servizi del Comune - per cui ha detto che avrebbe nominato tre collaudatori ma che l'opera «non è stata collaudata».

© RIPRODUZIONE RISERVATA