I familiari della vittime di Rigopiano

PESCARA

Processo Rigopiano, il ministero della Giustizia assicura: sì alla costituzione di parte civile

Il ministro Bonafede d'accordo con il Presidente del Consiglio: «Lo Stato non ha affatto abbandonato i familiari delle vittime del resort». Qualche giorno fa la lettera-appello dell'avvocato delle parti offese

ROMA. «Lo Stato non ha affatto abbandonato i familiari delle vittime della tragedia di Rigopiano. Nei giorni scorsi c'è stata un'interlocuzione fra gli uffici del ministero della Giustizia e quelli della Presidenza del Consiglio per tutte le valutazioni tecniche del caso. Il ministro Bonafede ha poi sentito il Presidente del Consiglio e hanno concordato la costituzione di parte civile nel processo per depistaggio sulla "strage" di Rigopiano». Dopo le denunce pubbliche e gli appelli il ministero della Giutizia rassicura i parenti delle vittime del resort travolto dalla valanga il 18 gennaio 2017. Un intervento che l'Ansa attribuisce a fonti di via Arenula proprio quando tre giorni fa in tribunale era stata ufficializzata la formazione del maxi procedimento sulla tragedia in cui morirono in 29 con l'unificazione del processo madre con 25 imputati, a quello sul depistaggio che riguarda i vertici della Prefettura guidata all'epoca da Francesco Provolo, e che conta altri sette imputati. Si profila quindi un processo ancora più corposo da portare avanti visto che adesso gli imputati saranno 24 più 7, con l'aggiunta della società Gran Sasso Resort che gestiva l'hotel.

Un procedimento che diventerà ancora più pesante e dove il primo passo della prossima udienza sarà quello relativo alla costituzione delle parti civili del procedimento accorpato, e cioè di quello sul depistaggio.

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In quella occasione  l'avvocato Romolo Reboa, che assiste un folto gruppo di parti offese, aveva puntato il dito ancora una volta sul ministero della Giustizia per il fatto che nessuno si fosse ancora costituito parte civile contro la Prefettura. «Ho scritto al ministro della Giustizia Bonafede», aveva spiegato il legale, «perché quello che mi aveva stupito la scorsa udienza era l'assenza in questo processo dello Stato che non si è costituito nei confronti di funzionari dello Stato accusati di depistaggio. Lo avrei sentito come un fatto obbligatorio soprattutto nei confronti di queste famiglie. Se questo processo non avesse avuto questo Comitato e queste famiglie sarebbe stato uno dei tanti processi, probabilmente per quello che potrebbe ritenersi una disgrazia territoriale, per un evento imperscrutabile, cosa che non è».