Pronto soccorso, emergenza finita Liberati i posti letto nei reparti 

Bloccati gli accessi per 48 ore perché a Medicina e Geriatria non c’era più spazio, ieri sera il via libera Il primario Albani: «Ma rivolgetevi a noi solo se c’è davvero bisogno, ci sono le strutture del territorio» 

PESCARA. La situazione torna alla normalità, all’ospedale di Pescara, dove giovedì è stato bloccato l’accesso al pronto soccorso per i pazienti destinati all’area medica. C’erano troppi anziani in attesa di essere ricoverati in Medicina e Geriatria, 35 in tutto, ed erano sistemati al pronto soccorso perché nei reparti non c’era posto. In più, il pronto soccorso era pieno fino all’inverosimile.
Dal momento in cui è stato imposto l’alt a questo tipo di ricoveri (gli altri accessi sono proseguiti, ad esempio per le urgenze), le ambulanze del 118 hanno dirottato oltre 30 pazienti negli ospedali di Penne e Popoli, che si sono riempiti, e poi Chieti e Atri. Un blocco di 48 ore, quello deciso dall’Unità di crisi, che è servito per far rientrare un po’ per volta il caos al pronto soccorso. Nei reparti si sono liberati posti letto, con le dimissioni, e sono stati assegnati ai pazienti in attesa al pronto soccorso e quest’ultimo si è un po’ per volta svuotato. Ieri, alle 20, l’emergenza è rientrata. Non durerà molto, lo sa benissimo il primario del dipartimento di Emergenza Urgenza Alberto Albani, che nel tempo ha assistito chissà quante volte a situazioni di queste genere, da sempre cicliche e ora aggravate dalla pandemia.
Nei giorni scorsi è stato chiesto a tutti di accedere al pronto soccorso «nei casi veramente indispensabili» e ora Albani rilancia lo stesso concetto. «Aiutateci ad aiutarvi», dice. «È opportuno rivolgersi al pronto soccorso solo se c’è davvero bisogno. E d’altronde si può fare ricorso a canali alternativi sul territorio, primi tra tutti i medici di famiglia».
La decisione della Asl di tagliare gli accessi al pronto soccorso, dirottando una parte dei nuovi ingressi su altri ospedali e accogliendo solo le patologie tempo dipendenti o relative a aree diverse dalla Medicina e dalla Chirurgia, ha sollevato la riflessione dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia, guidato da Irene Rosini.
«Serve una riorganizzazione della rete assistenziale territoriale, da parte della Regione», e una soluzione può essere quella degli «infermieri di famiglia, come avvenuto in Toscana e Emilia. Il ricorso a questa figura, consentirebbe di seguire i malati cronici evitando il ricorso al pronto soccorso. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza», prosegue Rosini, «ha investito tutto sul domicilio per cui bisogna pensare ai pazienti da gestire a casa, prevedendo altre figure. Ma prima ancora serve un studio del territorio e delle patologie prevalenti. Le criticità degli anziani vanno gestite per non farle arrivare in ospedale» e questa riflessione vale soprattutto «in una regione vecchia come l’Abruzzo».