Prostitute prigioniere e torturate scattano sei arresti

Cinquanta poliziotti impegnati in un'operazione (foto) contro lo sfruttamento di ragazze nigeriane: con torture e riti voodoo, le giovani donne venivano portate in Italia e costrette a prostituirsi a Montesilvano

PESCARA. La squadra mobile di Pescara ha arrestato sei persone accusate di fare parte di una banda di nigeriani che riduceva ragazze in schiavitù, con torture e riti voodoo, per farle prostituire lungo le strade della città.

All’alba di questa mattina l'indagine contro lo sfruttamento della prostituzione, condotta dalla squadra mobile sotto la direzione della procura distrettuale e coordinata dal Servizio centrale operativo di Roma, è giunta alla fase finale: l'operazione è ancora in corso con l’impiego di cinquanta agenti delle questure di Pescara e Bari, del reparto Prevenzione crimine di Pescara e del reparto Mobile di Senigallia.

Erano sottoposte anche a riti voodoo e torture le donne nigeriane fatte venire in Italia perché si prostituissero: i riti venivano esercitati al momento del reclutamento, secondo quanto accertato dalla polizia, per ottenere l'omertà delle vittime. In questo modo i trafficanti e le madame si preservavano da eventuali denunce e insolvenze per il debito che le ragazze avevano nei loro confronti per le spese sostenute dall'organizzazione. Le ragazze, diventate così schiave, erano anche sottoposte a violenze fisiche e pressioni psicologiche, ed erano minacciate di gravi ritorsioni su di loro e sui loro familiari. Gli arrestati sono: Eric Osawemwenze, 43 anni; Steffina Owaeghianye, 34 anni; Nowe Happy Odia, 29 anni; Augustine Efe Ogbonmwan, 43 anni; Maro Opiah Ogbonmwan, 28 anni. Un sesto componente è ancora ricercato. Fondamentale l'apporto di tre ragazze, attualmente inserite in un programma di protezione e reinserimento sociale che hanno rivelato dei soprusi subìti.

Il gruppo era articolato in vere e proprie cellule, ognuna delle quali operava in un proprio ambito. Almeno tre quelle individuate dagli inquirenti, una delle quali era formata da due coniugi, finiti oggi in manette. Secondo quanto riferito dal dirigente della squadra mobile, Pierfrancesco Muriana, l'organizzazione gestiva l'intera "filiera" criminale dal reclutamento in Nigeria delle ragazze, all'organizzazione del viaggio, effettuato spesso in barconi e comunque in condizioni precarie per le donne, al loro trasferimento in Italia sino allo sfruttamento sessuale. Le ragazze, per lo più tra i 20 ed i 30 anni, venivano fatte prostituire per lo più a Montesilvano e controllate sempre a vista. Allogiavano nelle stesse case degli sfruttatori, nella zona del lungomare, tra via Italica e via Cavallotti.

Muriana ha spiegato che venivano fatte entrare in Italia o attraverso viaggi clandestini o con visti turistici ottenuti in modo fraudolento oppure con passaporti falsi. Nel loro paese d'origine venivano letteralmente "comprate" per somme variabili tra 50 mila e 60 mila euro.

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