Ragazzina morta in mare, al via la raccolta fondi per riportarla nella sua Guinea

Eseguita l’autopsia: la dodicenne Fatime è deceduta per annegamento. Ora l’ultimo viaggio verso l’Africa. Ed è già partita la gara di solidarietà, anche su Gofundme, per sostenere la famiglia
PESCARA. Il sogno di Fatoumata, il nome africano di Fatime, era di tornare in Guinea, dov’era nata 12 anni fa. Ora che non c’è più niente da fare per lei, annegata mentre faceva il bagno con amici e sorelle davanti alla spiaggia affollata tra Plinius e Jambo, e dopo che ieri è stata eseguita l’autopsia, è solo questo che vogliono i genitori: accontentarla nel suo ultimo desiderio. Un viaggio costoso, nel quale la famiglia è pronta a mettere tutto quello che ha, ma che lo stesso non basta per affrontare le spese di trasporto della bara e dei biglietti aerei di tutti i familiari.
È nata così l’idea dell’avvocato Federica Liberatore che assiste il papà Denis Lassou (affiancata dai colleghi Stefano Sassano per la mamma Macire e Cristina Celentano per la sorella Josephine) di aprire una raccolta fondi tramite la piattaforma online “Gofundme”. L’obiettivo è di arrivare a dieci-15mila euro, anche se è di circa ventimila la somma necessaria per coprire tutte le spese. Ma papà Denis, da 33 anni in Italia, dipendente di una ditta di Chieti Scalo, l’ha già detto: vuole mettere tutto quello che ha per riportare la sua bambina in Africa, «a casa». E anche per questa grande compostezza e dignità che è iniziata la gara di solidarietà, con le prime donazioni arrivate sul fondo già ieri sera e con la mobilitazione di tutti coloro che direttamente o indirettamente sono rimasti colpiti da questa tragedia.
È così che una raccolta fondi l’ha avviata la Guardia costiera che giovedì della scorsa settimana era in prima linea nelle ricerche in mare della dodicenne, e lo stesso sta avvenendo in Questura, tra i poliziotti che erano lì in servizio quel maledetto pomeriggio. Una solidarietà che non si ferma (un connazionale si è offerto di pagare la bara e la stessa agenzia funebre non chiede le spese) e che diventa abbraccio nei confronti di una famiglia allargata ma unita e compatta, integrata nel tessuto cittadino: il papà Denis, arrivato in Italia come rifugiato politico, lavora come operaio, la mamma Macire fa l’aiuto cuoca, la sorella Josephine, nata dalla prima moglie di Denis, ha un negozio di parrucchiera. E Fatime, che come tanti bambini stava frequentando il campus dello “Sport non va in vacanza” di Comune e Coni, e che a settembre, finite le elementari alla Flaiano, avrebbe iniziato le scuole medie.
Ma è arrivata la tragedia, su cui adesso è aperta un’inchiesta con una indagata per omicidio colposo: la ventenne, compagna di un familiare di Fatime, alla quale il pomeriggio del 24 luglio erano stati affidati i bambini (sette più la sua piccolina che teneva in braccio) sulla spiaggia libera all’altezza di via Muzii. E ieri, su disposizione del pm Rosangela Di Stefano, il medico legale Ildo Polidoro ha eseguito l’autopsia per capire le cause e i tempi che hanno portato alla morte la ragazzina, e per accertare se poteva essere salvata. Dalle prime risultanze, sembrerebbe che Fatime sia morta per annegamento, e che sia da escludere il malore, anche se ci vorranno altri 90 giorni per l’esito completo di tutti gli accertamenti. E sempre per l’inchiesta, ieri pomeriggio è stata ascoltata in audizione protetta, in Questura, una delle ragazzine che stava facendo il bagno quel pomeriggio con Fatime, prima che lei sparisse nell’acqua.
La dodicenne avrebbe riferito agli inquirenti quello che è emerso sin dall’inizio, e cioè che si sono accorti che Fatime non c’era più quando sono usciti dall’acqua e subito hanno iniziato a gridare e indicare il punto del mare in cui stavano facendo il bagno tutti insieme. Dettagli importanti per gli investigatori chiamati a ricostruire anche i tempi dei soccorsi per capire, come chiede la famiglia di Fatime, se la bambina poteva essere salvata. «È passato troppo tempo dall’allarme dato dai bambini e dall’avvio delle ricerche in mare», ripetono Denis e l’altra figlia Josephine, «l’hanno prima cercata in spiaggia, si è perso troppo tempo». Ma queste sono le indagini. Ora, per la famiglia Lassou che stava progettando proprio in queste settimane di aprire un ristorante etnico, è il tempo del dolore. E del ritorno a casa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA