Renzi a Pescara, intervista esclusiva: "Ecco la mia agenda per l’Abruzzo"

Il premier in città con una priorità: "Far ripartire l'economia: nel Patto di maggio previsti 80 interventi per 1,5 miliardi di investimenti, tra infrastrutture, banda larga, piste ciclabili e ambiente"

PESCARA. Ottimista sull’esito del referendum. «Finalmente la discussione è entrata nel merito del cambiamento che il Sì porterà al Paese». Grande attenzione per le sofferenze delle zone terremotate, al centro dell’azione dell’esecutivo, impegnato ad individuare le risorse per la ricostruzione. Idee chiare sulle priorità dell’Abruzzo, che oggi (giovedì 10 novembre) torna a visitare: «Sono le stesse di tutto il Paese. Far ripartire l’economia ridando fiducia ai cittadini». Con una certezza: «La vostra regione ce la farà». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi arriva a Pescara in un’atmosfera di grande fermento. Con il Pd in piena mobilitazione per la campagna referendaria. Un appuntamento cruciale, la consultazione del 4 dicembre, per il governo e il Paese. Ed è proprio dalle tematiche della riforma che inizia la nostra intervista. Il premier ha infatti accettato di rispondere alle domande de il Centro. Consentendoci di fare il punto sui principali problemi che riguardano l’Abruzzo

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Presidente, in queste settimane sta girando molto per l’Italia, anche in vista del Referendum del 4 dicembre. Oggi arriva in Abruzzo, dove è già stato diverse volte durante il suo mandato. Quali sono le sue sensazioni? Si sente ottimista?

«Sono ottimista perché finalmente la discussione è entrata nel merito del cambiamento che il Sì al Referendum porterà al nostro Paese: riduzione del numero dei parlamentari, semplificazione della burocrazia, taglio ai costi della politica, maggiore ordine nella distinzione dei poteri tra Stato e Regioni. Sono riforme attese da trent’anni. Se si discute e si vota sul merito, è difficile che i cittadini possano dire di No. Per questo chiedo agli italiani di informarsi direttamente, di leggere il quesito, di approfondire i contenuti della Riforma. Il 4 dicembre non si vota sul governo o sulla legge elettorale, ma sulla semplificazione del nostro Paese, sulla riduzione dei costi e dei posti della politica. Chi vuole cambiare, vota Sì. Chi vuole tenersi le cose come stanno, vota No».

Il terremoto ci colpisce ancora, certo meno che in Umbria e nelle Marche, ma lo stesso con grandi danni. Eppure sorprende  ancora un’altra cosa: la mancata prevenzione. Abbiamo edifici pubblici a rischio, comuni, scuole, ospedali mai messi in sicurezza, come se il terremoto del 2009 non ci fosse mai stato. Com’è possibile?

«Il nostro è un Paese fragile, ma la politica non ha mai preso seriamente la questione della sua messa in sicurezza. Noi stiamo lavorando fin dall’inizio del mandato per invertire la rotta in maniera netta. Uno dei miei primi atti, da presidente del Consiglio, è stato quello di creare una struttura ad hoc a Palazzo Chigi per la prevenzione contro il dissesto idrogeologico. Ora stiamo mettendo in campo il grande progetto di “Casa Italia”, una prospettiva di lungo periodo con i consigli di Renzo Piano e la competenza del rettore del Politecnico di Milano, prof. Azzone. Mettere in sicurezza le scuole dei nostri figli, le case e le città degli italiani, grandi e piccole, dovrà essere la nostra priorità per i prossimi 10-20 anni. E su questo, l’abbiamo detto chiaramente, non ci sono vincoli europei che tengano».

Cosa ha in programma il governo su questo fronte per stimolare la pubblica amministrazione a fare di più e meglio per garantire la sicurezza dei cittadini?

«Il Governo metterà tutti i soldi che servono. Ai sindaci abbiamo detto: tornate subito a progettare. Non possono esserci vincoli di bilancio sulla ricostruzione delle case crollate, sulla messa in sicurezza dei comuni colpiti, sulla vita dei nostri figli. La scorsa settimana, nell’ultimo decreto approvato dal Governo dopo il sisma, abbiamo inserito delle misure proprio per accelerare le procedure di ripristino delle aree terremotate, sia per la Protezione civile, sia per i Comuni».

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Lei ha lanciato il piano Casa Italia, un programma miliardario per mettere in sicurezza il Paese. Eppure in questi giorni migliaia di cittadini non riescono neanche ad avere le famose verifiche di agibilità sulle proprie abitazioni per mancanza di tecnici.

«Nel decreto di venerdì scorso abbiamo inserito una norma proprio per accelerare le verifiche di agibilità per gli edifici che hanno subito danni lievi. I sindaci dei territori colpiti, intanto, stanno facendo moltissimo. Lo Stato, con la Protezione Civile, il commissario alla Ricostruzione e tutte le sue strutture, è al loro fianco e lo resterà finché ci sarà bisogno. Non è facile superare la durezza del sisma degli ultimi mesi, ma la macchina dell’assistenza è intervenuta con prontezza subito dopo l’emergenza e sta continuando il proprio lavoro con una generosità senza pari».

Niente New town, ha detto dopo le ultime scosse e le ultime distruzioni. Chiaro riferimento all’esperienza aquilana. E’ una bocciatura del modello di ricostruzione messo in campo nel capoluogo abruzzese?

«Che qualcosa non abbia funzionato soprattutto nella prima fase nella ricostruzione a L’Aquila non è un mistero. Penso ai ritardi, ma non solo. Il nostro Governo ha impresso il massimo di accelerazione sui fondi e sulla ricostruzione, come hanno riconosciuto da subito le istituzioni locali, arrivando a stanziare 6 miliardi di euro e una straordinaria dedizione amministrativa. Il messaggio che ho voluto dare alle popolazioni colpite è semplice: ricostruiremo tutto. Vogliamo che i cittadini possano tornare nelle proprie case e vogliamo che lo possano fare nel più breve tempo possibile. Niente paesi ricostruiti a chilometri e chilometri di distanza».

Come e forse più di altre regioni, in Abruzzo scontiamo le conseguenze della crisi. Molta disoccupazione, continue chiusure di aziende. Quali secondo lei le priorità per la nostra regione?

«Alcune priorità le abbiamo fissate nel Patto per l’Abruzzo, che abbiamo firmato a maggio con il presidente D’Alfonso: quasi 80 interventi per un totale di 1,5 miliardi di investimenti, dalle infrastrutture alla banda larga, dalle piste ciclabili agli interventi sull’ambiente, dai luoghi simbolo della cultura al turismo. Impegni chiari, messi neri su bianco, verificabili da tutti i cittadini, con tempistiche precise. Le priorità dell’Abruzzo, però, sono le stesse di tutto il Paese: far ripartire l’economia restituendo, innanzitutto, fiducia agli italiani. Sono certo che la vostra regione ce la farà, così come ce l’ha fatta a conseguire quello straordinario risultato che è l’uscita dal commissariamento della sanità. L’Italia, finalmente, va meglio degli anni scorsi, nell’economia è tornato il segno più, come anche sui posti di lavoro. Non basta, non ci possiamo accontentare, continueremo a ridurre le tasse come abbiamo fatto in questi tre anni. Ma finalmente la tendenza si è invertita».

C’è qualcosa di specifico nei programmi del suo esecutivo per aiutare la ripresa in Abruzzo?

«L’Abruzzo è una regione chiave d’Italia, sia da un punto di vista industriale che turistico-ambientale. Il Patto affronta finalmente alcuni nodi cruciali in alcuni settori vitali per lo sviluppo della regione: la rete infrastrutturale, la tutela dell’ambiente, la promozione turistica e il recupero del patrimonio artistico e culturale. Il Presidente D’Alfonso ci ha chiesto di puntare con forza su alcune misure: il completamento della Fondo Valle Sangro per 190 milioni, la difesa dal rischio idrogeologico per 215 milioni, la depurazione delle acque per 85,4 milioni, il potenziamento delle reti idriche per 65 milioni, la funzionalizzazione dei porti di Ortona (50 milioni), Pescara (15 milioni) e Vasto (15 milioni), il potenziamento del turismo invernale a Roccaraso (28,5 milioni), Passolanciano (21,5 milioni) e Ovindoli (10 milioni). Alla base del patto c’è però una consapevolezza, condivisa con il Presidente D’Alfonso e con i Sindaci: dobbiamo far presto, spendere bene e subito le risorse che abbiamo messo a disposizione della Regione perché la ripresa ha bisogno di essere sostenuta nei prossimi mesi».

In Abruzzo, presidente, abbiamo una autentica emergenza nel settore trasporti. Ferrovie: ci vogliono quasi quattro ore per fare i 200 Km tra Pescara e Roma, a fronte delle quasi tre ore per percorrere i 600 tra la capitale e Milano. Inutile parlare di sviluppo senza una grande opera per modernizzare questa linea ottocentesca. Perché il governo non riesce a trovare le risorse necessarie?

«Nel contratto di programma quinquennale 2016/2021 tra Rete Ferroviaria Italiana e Ministero delle Infrastrutture ci sono 1.556 milioni per la velocizzazione della tratta Pescara-Roma, con una riduzione dei tempi di percorrenza di un’ora. Nella Legge di Bilancio 2017 abbiamo messo 10 miliardi per la valorizzazione di Ferrovie e Anas, oltre al Piano su porti e aeroporti. A questo proposito, continueremo a sostenere la connettività aerea dell’aeroporto d’Abruzzo come abbiamo fatto con Ryanair e con i soldi immessi sullo sviluppo dell’aeroporto (29,4 milioni). Le infrastrutture hanno bisogno di fondi e il nostro Governo, dopo anni di tagli, è il primo che ha fatto di nuovo tornare a crescere il totale degli investimenti. Ancora non basta, dobbiamo recuperare anni di posizioni perdute, continuiamo a lavorare».

C’è poi la questione del trasporto su gomma. Abbiamo un’autostrada Roma-Teramo-Pescara con viadotti e ponti malandati e ad alto rischio sismico. C’è un problema di sicurezza per gli utenti. Perché non si riesce a mettere a norma l’infrastruttura?

«L’errore più grave dei governi dell’austerity, che ci hanno preceduto, è stato proprio quello di considerare gli investimenti un costo da tagliare e non uno straordinario moltiplicatore economico. Lo scorso anno abbiamo inaugurato prima di Natale la Variante di Valico sotto l’Appennino che si attendeva da decenni. Quest’anno, sempre prima delle feste natalizie, sarà la volta della Salerno-Reggio Calabria. E’ chiaro che non possiamo fermarci solo agli assi viari con maggiore utenza. Sulla A24 e A25 alcune strutture che hanno subito il degrado delle intemperie vanno sostituite, anche per evitare il rischio sismico. Su questo è necessario accelerare, ma dobbiamo progettare anche la razionalizzazione della sicurezza viaria sulla statale Pescara-L’Aquila, condividendo tracciato e progetto con i territori».

Il gestore dell’Autostrada dei Parchi ha ipotizzato anche una soluzione radicale del problema attraverso un piano che, per tagliare i tempi di percorrenza, prevede nuovi tunnel e un nuovo tracciato. La politica e la società abruzzese sono divise sul tema. Qual è la sua posizione?

«Il ministero delle Infrastrutture sta valutando, nella proposta ci sono varianti invasive per il territorio. Intanto si proceda per l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza dell’attuale tracciato avendo riguardo che i cantieri in esercizio per la manutenzione consentano l’utilizzo dell’infrastruttura nella piena sicurezza della circolazione e rendendo certo che l’eventuale aumento tariffario sia sostenibile per l’utenza quotidiana in particolare per i pendolari».

Abbiamo poi un’autentica emergenza ambientale: la bomba chimica nella discarica di Bussi. Servono tanti milioni per la bonifica. Ci sono stati numerosi sopralluoghi, anche della commissione Ambiente della Camera. Il governo pensa di fare qualcosa visti anche i rischi di inquinamento delle falde acquifere dell’acquedotto di Pescara?

«Con il Patto per l’Abruzzo firmato a maggio abbiamo inserito nuove risorse per Bussi, nell’ambito dei 477 milioni previsti per l’ambiente. Con il ritorno alle competenze ordinarie del Ministero per l’intera area, potranno essere messi a sistema i fondi ordinari e quelli della ex gestione commissariale: oltre 45 milioni per la bonifica e reindustrializzazione del sito. Il nostro obiettivo è fare, fare presto, fare in piena trasparenza e fare bene. A Bussi, che risente dei tanti ritardi accumulati negli anni, come in tutte le altre aree storicamente inquinate che vanno risanate e restituite agli usi civili e produttivi».

Ancora referendum, presidente. La sua riforma costituzionale taglia molte delle competenze delle Regioni. Lei ne ha visitate molte, avrà notato lo scontento delle classi politiche locali, compresi larghi settori del Pd, delusi per la perdita di poteri. Come giudica il grado di efficienza della Regione Abruzzo?

«Con il Presidente D’Alfonso siamo sulla stessa lunghezza d’onda: il tema non è la guerra di competenza tra Stato e Regioni, piuttosto chiarire una volta per tutte chi fa cosa. Non è più possibile che ogni legge nazionale o regionale si trasformi in materia per la Corte Costituzionale, come è successo in questi anni. Chi vuole cambiare, chi vuole rendere finalmente più semplice l’Italia, ha un’opportunità unica: votare Sì al referendum. Chi vota No, vota per tenersi le cose come stanno, vota per salvare gli stipendi dei consiglieri regionali, che la Riforma riduce, e i loro rimborsi, che la Riforma azzera».