«Salvato dalla morte sul Grappa grazie alle preghiere di mia madre»
Il racconto del soldato aquilano Sandro Andreassi
Sandro Andreassi ha intitolato il suo diario “Pensieri e ricordi lontani e vicini”. Lo ha iniziato a scrivere a mano, su un quadernetto a righe, in un giorno particolare, un anniversario della Vittoria di tanti anni fa, quello del 1961. Il 4 novembre è “per noi, ex combattenti della guerra 1915-18, l’unica ricorrenza che ci commuove e ci trova tutti d’accordo”, ha scritto nelle prime righe del diario. E in sei mesi l’ha terminato, esattamente alle 18 del 4 aprile 1962, come ha annotato lui stesso. Il manoscritto di Andreassi è stato donato all'Archivio dei diari di Pieve Santo Stefano nel 1996.
LO SPECIALE La grande guerra, cent'anni dopo i diari raccontano
L’arrivo al fronte fu tristissimo. Arrivammo subito dopo il disastro di Caporetto. Sul Grappa (1750 metri sul livello del mare) c’era pur la neve ed il freddo era intenso. Noi Ragazzi del ‘99, di cui molti studenti universitari, eravamo gli interventisti per gli anziani che ci accolsero con sarcasmi e “sfottò” a non finire.
Anche il Comandante della Batteria (un Avvocato Toscano) ci mostrò tutta la sua antipatia ordinandoci i servizi più gravosi e più pericolosi. Alla vigilia dell’offensiva austriaca (15.6.1918) mi spedì di collegamento all’“Osteria del Lepre” a sinistra del Monte Grappa con altri colleghi ai piccoli posti di vedetta assieme ai Fanti.
Potevamo davvero considerarci “Aspiranti Cadaveri” perché si sapeva… che durante la notte del 15.6 sarebbe scoppiato l’inferno.
Forse mia madre, che tanto pregava per me, mi salvò dalla morte; avanti sera arrivò una pattuglia di uomini a sostituirci (pensare che eravamo arrivati solo da 2-3 giorni e la permanenza doveva essere almeno di 10-15!) e noi increduli dopo le rapide consegne quasi fuggimmo… verso le nostre lontane batterie (cannoni da 149).
Alle tre della notte il bombardamento delle artiglierie Austriache era così intenso che l’orizzonte verso il lontano altipiano di Asiago era rosso; il corso del Piave era punteggiato da mille fiammelle. Erano i pezzi d’artiglieria che vomitavano il fuoco da ambo le rive. Le nostre posizioni, per la prima volta, ricevettero l’onore di essere visitate… (che scossoni provocavano sui cannoni quelle granate austriache da 305 millimetri di diametro).. Quelle ore d’inferno sono ancora vive nella mia mente perché forse ogni cosa che ci terrorizza non si dimentica mai. Sapemmo, dopo qualche giorno, della fine atroce di quei giovani che ci avevano dato il cambio: tutti carbonizzati dall’azione spaventosa dei lancia fiamme.
La resistenza delle nostre truppe ebbe del miracoloso e ci permise di riorganizzarci per la vittoria finale che giunse dopo qualche mese. Una delle gioie veramente indescrivibili era nei volti di tutti i combattenti. Eravamo quasi impazziti e quasi increduli nell’ascoltare l’ultimo bollettino di guerra. Mille e mille falò illuminavano tutto l’arco Alpino ed il corso dei fiumi della pianura Veneta. Sono gioie collettive che serrano il cuore e fanno piangere di felicità. Finirono in bellezza gli ultimi giorni del 1918 accanto alla mia cara mamma felice di riavermi in quel Natale sereno e vittorioso.
Sandro Andreassi
(L’Aquila, 1899-1987, soldato del 3º Reggimento Artiglieria da Fortezza)