«Sanità, tagli e risanamento»

1 Novembre 2009

Chiodi: ecco il nuovo piano, un commissario per ricostruire gli ospedali

CAPRI. E’ stato forse l’ascoltatore più attento e interessato. Gianni Chiodi presidente della giunta regionale d’Abruzzo era d’altra parte l’unico governatore presente in sala mentre Giulio Tremonti spiegava ai Giovani di Confindustria riuniti al Quisisana di Capri per la 24esima assemblea nazionale, che il fattore di arretramento del Mezzogiorno è stata la creazione delle Regioni che oltre 30 anni fa si sono sostituite in gran parte allo Stato.

Chiodi, conversando con i Giovani imprenditori abruzzesi sul prato assolato del grande albergo, ha detto di condividere «quasi integralmente» la tesi del ministro.
Lo ha detto anche perché è convinto di superare lo scoglio più grosso, a parte il terremoto, del suo mandato: il risanamento della sanità.

Se infatti è vero che, come ha detto Tremonti, il commissariamento della sanità è diventata la regola nelle regioni del Mezzogiorno, Chiodi è convinto che «L’Abruzzo sarà l’unica Regione che potrà uscire dal piano di risanamento. Le altre, Calabria, Campania, Lazio, Sicilia, non ce la faranno. L’Abruzzo», ha ribadito Chiodi, «sarà un esempio per il governo nazionale».
Lo strumento che la Regione metterà in campo è il nuovo Piano sanitario regionale.
«Il Piano è già pronto e lo presenteremo presto assieme ai rappresentanti del governo che saranno lì con noi proprio per garantire le risorse».
Il nuovo piano, ha detto il governatore «porterà a una forte contrazione della rete ospedaliera in termini numerici con un corrispondente guadagno in termini di qualità».
La riduzione degli ospedali («con la forte riduzione del numero dei primari») non ha lo scopo di abbattere i costi («che comunque si manifesterà negli anni a venire»), ma «di razionalizzare il sistema».

«La prima fase del progetto arriverà a regime entro il 2012» ha spiegato ancora Chiodi, «successivamente ci sarà una ulteriore propaggine del piano che porterà alla riduzione di ulteriori due ospedali a seguito di una serie di investimenti».
Il governatore si riferisce alla costruzione di «quattro o cinque» nuovi ospedali, «che realisticamente siamo in grado di fare abbastanza velocemente, perché utilizzeremo i poteri commissariali».

Chiodi non ha fornito dettagli, ma il piano è quello già in parte anticipato dall’assessore regionale alla Sanità Lanfranco Venturoni: chiusura di 5 piccoli ospedali (Guardiagrele, Tagliacozzo, Pescina, Gissi, Casoli), costruzione di altri 5 (Lanciano, Vasto, Sulmona, Avezzano, Giulianova) e successivamente appena entreranno in funzione i nuovi ospedali di Lanciano e Vasto, chiusura con ristrutturazione degli ospedali di Ortona e Atessa.

Un percorso non facile e pieno che rischia di innescare tensioni e localismi. Chiodi, infatti, si aspetta naturalmente molta resistenza, «per esempio da quei dipendenti che dovranno spostarsi di 20 chilometri» ma anche dalla sua maggioranza (in particolari da alcuni settori della componente di An), «ma credo che il consenso a questo piano», ha detto ai Giovani imprenditori, «sarà superiore tra la gente rispetto a quello che si vedrà in piazza».

Sul rapporto con il privato Chiodi è stato cauto: «Non possiamo disegnare un modello come se non fossimo condizionati dalle scelte passate. Abbiamo ridotto la dinamica della spesa, ma do bbiamo registrarla meglio». Naturalmente Chiodi non esclude modifiche su alcuni dettagli, ma l’impianto complessivo sarà rispettato. «Ora», ha detto, «mi aspetto un’assunzione di responsabilità anche dagli abruzzesi. Non voglio fare le cose contro il mondo».

Un aspetto ancora non chiarito dal piano è il destino delle aziende ospedaliere-universitarie. Il decreto Abruzzo le ha sospese.L’assessore alla sanità Venturoni ritiene che gli ospedali di Chieti e di L’aquila che dovrebbero trasformarsi in aziende non abbiano ancora i numeri per farlo.

«Il decisore pubblico vuole capirci di più e negoziare di più», ha detto Chiodi, che ha aggiunto di non considerare la ricerca universitaria un fatto a priori positivo, perché «il sistema universitario non è scevro da responsabilità e la qualità della ricerca non è scontata né autoreferenziale, occorre invece il riconoscimento della comunità scientifica internazionale e quello del mercato. Noi siamo determinati a valorizzare le realtà che meritano di essere valorizzate. Oggi» ha ricordato Chiodi, «c’è una politica che chiede e che non subisce».