Sciopero dei magistrati, salta il processo

Domani l’udienza per i Grandi eventi slitta per la protesta nazionale contro la riforma Cartabia
PESCARA. Lo sciopero della magistratura, programmato per domani su tutto il territorio nazionale da Anm per protestare contro la riforma del ministro Marta Cartabia, fa saltare l’udienza del processo sui grandi eventi. Quello sulle manifestazioni e concerti organizzati dal Comune di Pescara nel periodo dal 2014 al 2019, quando alla guida dell'assessorato al turismo c’era Giacomo Cuzzi che, secondo l’accusa, avrebbe favorito per motivi personali due impresari dello spettacolo che ebbero il monopolio di quegli eventi. Insieme a Cuzzi e agli impresari Andrea Cipolla e Cristian Summa, sul banco degli imputati siedono anche l’ex assessore Simona Di Carlo, l’ex segretario cittadino del Pd nonché dirigente della Asl, Moreno Di Pietrantonio, Alessandro Michetti, Gianfranco Berardinelli e la funzionaria Asl, Leila Colucci: accusati, a vario titolo, di corruzione, finanziamento illecito dei partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti.
Il processo era entrato nel vivo proprio la scorsa udienza con i primi testi citati dall’accusa, rappresentata dal pm Luca Sciarretta. Era stata il capitano della Finanza, Chiara Iale, che aveva condotto le complesse indagini, a fare la sua ricostruzione, disegnando il ruolo che ebbe in tutta la vicenda l’ex assessore Cuzzi, principale protagonista del processo. Come testi avevano iniziato a sfilare anche il tenore Piero Mazzocchetti, che aveva partecipato a uno degli eventi contestati, ma anche il ristoratore Gianluca Belmonte, proprietario del ristorante Bolsena di Montesilvano che aveva ospitato una cena elettorale di Cuzzi pagata, stando al teste, dall’impresario Cipolla. E quella di domani sarebbe stata un’altra udienza piena di testi di rilievo, iniziando dall’ex sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, che guidava la giunta con Cuzzi assessore. Ma erano attesi anche diversi dirigenti e funzionari comunali per spiegare quale era l’iter procedurale per la scelta degli impresari in quel periodo, e quello che invece fu la condotta della giunta di centrodestra subentrata alla guida della città dopo le elezioni del 2019. Tutto verrà rinviato, visto che uno dei giudici del collegio dovrebbe aderire allo sciopero, così come la pubblica accusa. E i magistrati hanno voluto spiegare con un documento, i motivi di questa protesta, per «denunciare pubblicamente che la riforma in discussione in Parlamento non accorcerà di un giorno la durata dei processi, ma cambierà radicalmente la figura del magistrato, in contrasto con quello che prevede la Costituzione». Non uno sciopero per protestare, sostiene Anm, ma per essere ascoltati e far comprendere di quali riforme della magistratura il Paese ha bisogno. E cioè di «magistrati che vengono valutati per la qualità del loro lavoro e non soltanto per la quantità; che ragionino come giudici, aperti al dubbio sull’innocenza dell’indagato, che valutino le prove con lo stesso atteggiamento di terzietà del giudice. Il Paese non ha bisogno di pubblici ministeri che sentono una condanna come una vittoria e un’assoluzione come una sconfitta, ma di pubblici ministeri che cercano la verità con fatica e umiltà insieme a tutti gli altri protagonisti del processo; magistrati che dialoghino con gli avvocati in modo sereno e costruttivo, non di categorie che si confrontino sulla base di rapporti di forza contrapposti». Insomma, per l’Associazione nazionale Magistrati la riforma, così come formulata, pone invece dei «concreti problemi di compatibilità con il quadro normativo di riferimento sovranazionale». Non solo, ma «crea una magistratura alta e una bassa e aumenterà quell'ansia di carriera che tanto danno ha già fatto e continuerà a fare».