Scontro sull’impianto di rifiuti «A Piano di Sacco non c’è posto»

Cinquanta residenti mandano una diffida a Comune, Ambiente e Regione per fermare il biogas Oggi l’assemblea con Perazzetti, Papa e i tecnici per spiegare i dettagli del progetto da 30 milioni
CITTÀ SANT’ANGELO . Seconda assemblea pubblica oggi a Città Sant’Angelo per parlare insieme ad amministratori, tecnici e cittadini del biodigestore, vale a dire dell’impianto per il trattamento dei rifiuti organici con produzione di biogas che dovrebbe sorgere a Piano di Sacco. Un’assemblea alla quale parteciperanno, oltre al sindaco angolano Matteo Perazzetti e al presidente di Ambiente Massimo Papa, anche gli ingegneri Marco Sciarra, Marco Di Zio (per parlare di economia circolare), Eleonora Ballerini, Lorenzo Giansante, nonché Giovanna Brandelli, presidente di Aca, e Ugo Della Rovere, con la moderazione di Mirella Lelli. L’obiettivo è quello di spiegare alla cittadinanza quelli che sono i motivi che hanno portato al progetto da 30 milioni di euro complessivi, che dovrebbe arrivare a trattare oltre 60mila tonnellate di rifiuti l’anno provenienti da tutti i centri in cui opera Ambiente, tra cui Pescara, Montesilvano e Spoltore.
Proprio per questo è attesa la presenza di un ricostituito comitato civico di cittadini, che alla vigilia dell’incontro si dice pronto a iniziare una nuova battaglia per bloccare i lavori di costruzione dell’impianto, come in occasione della Turbogas, ormai quasi vent’anni fa. Alla vigilia dell’incontro di questo pomeriggio è stata redatta una diffida da inviare a tutte le autorità presenti nella partita, dal presidente della Regione Marco Marsilio ai sindaci dei Comuni coinvolti, passando per il prefetto di Pescara, Giancarlo Di Vincenzo, deputati e senatori. «Ancora una volta si sta cercando di compromettere un’area, quella di Piano di Sacco, che grazie alla mobilitazione popolare è rimasta miracolosamente integra», si legge nel documento. «L’area in oggetto si caratterizza per un assetto inadeguato della viabilità, reso oltremodo critico dalle conseguenze collegate, in via diretta e indiretta, al noto dissesto idro-geologico che ne marca il territorio, con una rete stradale secondaria strutturalmente inadatta a sopportare l’andirivieni quotidiano di decine di mezzi pesanti impattanti della prevedibile portata di decine di tonnellate di rifiuti». E ancora: «Le emergenze energetiche invocate per giustificare l’operazione andrebbero risolte in altri siti e con altri strumenti più idonei e produttivi nell’ambito di un più articolato Piano energetico nazionale. Inoltre, lo smaltimento dei rifiuti della cosiddetta Nuova Pescara (che rappresenta oltre i due terzi dell’intera produzione provinciale), va risolto in siti già impattati e già nelle disponibilità del gestore». Alla luce di quanto esposto, i comitati cittadini, che a oggi contano circa cinquanta adesioni «proclamano la mobilitazione generale per la salvaguardia ambientale della Valfino Vestina, comunicando che intraprenderanno, come nel passato, ogni azione utile e necessaria per la tutela del territorio». Annunciano poi che ricorreranno a ogni mezzo lecito per scongiurare l’iniziativa costituendosi legittimi portatori d’interesse.