Manoppello

Tenta di uccidere la moglie con il gas, il pm: «Poteva far crollare tutta la casa»

Il tubo del gas fatto passare nella parete dal 75enne arrestato

28 Agosto 2025

Il 75enne arrestato non risponde alle domande del giudice, oggi la decisione sulla perizia psichiatrica. E spunta il biglietto della premeditazione: «L’avviso di ieri non ti è bastato? Avrai anche la tua parte»

MANOPPELLO. Ha scelto la strada del silenzio Raniero Di Costanzo, 75 anni, arrestato il 24 agosto scorso dai carabinieri di Manoppello con l’accusa di aver tentato di uccidere la moglie, di un anno più giovane di lui, con il gas. Davanti al gip Giovanni de Rensis, alla presenza del pm Gabriella De Lucia, consigliato dal suo legale, Valerio Argentieri, l’indagato ha preferito non rispondere alle domande del giudice che oggi dovrebbe sciogliere la riserva sulla convalida dell’arresto e anche e soprattutto sulla richiesta avanzata dal suo difensore di una perizia psichiatrica: richiesta che ha trovato concorde anche il pm.

La procura, nella sua richiesta di misura cautelare in carcere, ha sottolineato la gravità del fatto e in particolare che si tratterebbe della seconda volta: un analogo episodio si sarebbe verificato qualche tempo fa. Non è stato difficile per i carabinieri ricostruire i fatti. L'uomo avrebbe praticato un foro nel muro che separa la sua stanza da letto con quella della moglie e vi avrebbe infilato un tubo di gomma collegato a una bombola di gas Gpl da campeggio.

Rientrando in casa, la donna ha avvertito subito odore di gas, notando il foro da dove fuoriusciva il tubo di plastica. E andando nella stanza del marito ha avuto la riprova dei suoi sospetti. Di lì la denuncia, ma quando i militari sono andati a bussare alla porta di Di Costanzo, quest’ultimo ha impiegato molto tempo prima di aprire. Tempo che, secondo gli investigatori, avrebbe utilizzato per chiudere il buco della parete con dello stucco che i militari, già resi edotti dalla moglie, avevano subito individuato, constatando anche che lo stucco era ancora freschissimo.

Alla base del gesto, stando a quanto sarebbe emerso dall'ascolto di parenti e amici, ci sarebbe una questione di gelosia: Di Costanzo era convinto che da qualche tempo la moglie di 74 anni avesse una relazione extra coniugale. «Risulta palese», scrive il pm nella sua richiesta, «l’intento omicidiario da parte dell’indagato, attesa la micidialità del mezzo utilizzato, una bombola di gas avente la capacità di 2 kg, la cui dispersione, come chiarito nella relazione dei vigili del fuoco intervenuti, sarebbe stata in grado di cagionare una combustione o una esplosione». E infatti il pm, oltre al reato di tentato omicidio, aggravato dal rapporto coniugale, ha contestato all’uomo anche quello di crollo di costruzioni o altri disastri dolosi in quanto, «con le modalità utilizzate, commetteva un fatto diretto a cagionare il crollo dell’abitazione o comunque di parte di essa, ovvero un altro disastro con pericolo per la pubblica incolumità».

Ai carabinieri, la moglie dell’indagato aveva anche raccontato che circa due anni fa, sempre ritenendo che la donna lo tradisse, l’indagato aveva attuato una analoga condotta, praticando due fori nel muro divisorio delle rispettive camere da letto, rinvenendo nella camera del marito una bombola di gas dello stesso tipo. E il pm aggiunge nella richiesta che la bombola ritrovata dai vigili del fuoco era vuota, «talché il suo contenuto è stato utilizzato senza dubbio per saturare la camera della moglie. A nulla rileva la circostanza che, all’atto dell'intervento, gli operanti non abbiano riscontrato alcuna presenza di gas e ciò atteso l’ampio lasso di tempo intercorso tra l’arrivo dei vigili e il momento in cui la parte offesa ha arieggiato la stanza».

Confermata anche l’aggravante della premeditazione, anche in relazione «al biglietto scritto dal Di Costanzo nel quale si legge “l’avviso di ieri non è bastato? Se vuole la guerra l’avrà, quando saranno partiti avrai anche la tua parte”: biglietto che dimostra che l’indagato stesse unicamente aspettando il momento opportuno, ossia la partenza dei familiari, per attuare il proprio intento criminoso».

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