Trulli e il futuro: "Tornerei in F1 ma solo al top"  

Intervista al pilota pescarese: "Continuo ad allenarmi per rientrare in pista. Guidare la Ferrari resta il sogno nel cassetto"

PESCARA. C’è poco da sorprendersi se uno che non teme la jella e si permette di fare il compleanno di venerdì 13, uscito dalla Formula 1 si è reinventato una vita che non aveva, in fondo, mai abbandonato. Venerdì scorso il pilota abruzzese Jarno Trulli ha compiuto 38 anni, un’età sufficiente per essere ancora giovane e avere tante cose da fare e nel contempo avere l'esperienza giusta per apprezzare le cose della vita.

Dopo aver esordito in F.1 nel 1997 con la Minardi, a inizio stagione Trulli stava per partire per il terzo anno di fila, diciassettesima stagione consecutiva, con la Catheram, la ex Lotus del magnate malese Tony Fernandez. Dopo 16 stagioni di F1 con quale spirito si sarebbe rimesso al volante di una macchina poco competitiva? Poco da decidere, poco da fare, dopo la sessione di prove di Barcellona, Jarno capì subito che aria tirava, ma ci pensò il russo Vitaly Petrov con i suoi 15 milioni di euro a mettere tutti d'accordo. Portò i soldi in dote al team e chiese un posto a scapito di uno dei due piloti, Kovalainen o Trulli. Jarno prese la palla al balzo, intascò il soldo e disse «grazie e arrivederci». Era febbraio, e sembra sia passato un secolo, tanto questa F.1 corre veloce.

Chi credeva che smessa la F1 Jarno Trulli stesse a casa a girarsi le dita ha sbagliato di grosso.

«Mi godo la famiglia, vedo crescere i miei figli, sto coi miei genitori quando faccio un salto a Pescara, mi divido fra i vari impegni di lavoro e mi alleno ancora, intensamente».

Che anche dopo il ritiro Jarno si alleni ancora non è un mistero. Quando a inizio stagione la Ferrari era delusa dalle prestazioni di Felipe Massa il primo nome che si fece in sostituzione fu proprio quello di Jarno Trulli

«Intanto diciamo che la Ferrari non è una squadra che dopo poche gare scarica un pilota col quale lavora da una decina d'anni, quindi chi sosteneva un licenziamento in tronco non aveva capito niente. Certi giochi si fanno solo se ci sono situazioni estreme e con la Ferrari che non era competitiva a inizio stagione, non potevi prendertela col pilota. Detto questo, io sono sempre allenato, perché lasciando la Catheram non ho detto che mi ritiravo dalla F1, solo che per quest'anno non avrei partecipato al mondiale. E non è detto che in futuro non succeda ancora. Dopo tanti anni di F1 se devi giocarti una carta te la giochi con una squadra competitiva, non con una che parte nelle ultime file. Cosa mi darebbe ritornare o restare nel circo iridato e partire sempre in fondo? Non serviva a niente e questo vale anche per il futuro.

E la Ferrari?

A chi non farebbe piacere parlare di Ferrari? Io sono sempre pronto, perché se arriva una offerta o una situazione interessante, mica posso dire di non essere in forma. Ma non credo che accadrà nulla di particolare, il mercato dei top team è sempre molto chiuso e ora che Webber ha rinnovato si chiudono altri spazi. Restano le squadre di secondo piano ma torniamo al punto di prima: quelli vogliono soldi per correre e io non sono certo un pilota pagante, come ho sempre dimostrato nella mia carriera, il mio unico sponsor è stato il talento».

Dopo un inizio di stagione con 7 vincitori diversi in 7 gare, che idea si è fatto del mondiale? Ne sente la mancanza?

«Diciamo che ogni tanto in televisione mi diverto a guardare le corse, c'è più equilibrio anche se molto dipende da come vengono sfruttate le gomme. Io sinceramente non mi sono pentito di aver mollato il team e i risultati mi stanno dando ragione. Rispetto all'anno scorso sulla macchina c'era solo il kers di nuovo, quindi due decimi al giro più veloce, ma oltre non si sarebbe andati. Quindi sono contento della scelta fatta, non mi rimprovero niente. Anzi, adesso sento che Petrov si lamenta che la squadra non è competitiva. Io devo solo ringraziarlo, sotto un certo aspetto, perché l'anno scorso non avevamo preso tutti gli stipendi previsti, c'erano fornitori da pagare e i soldi degli sponsor di Petrov ci hanno permesso di pagarli e di prendere lo stipendio previsto. La squadra ha bisogno di soldi, ma non è l'unica, è una situazione abbastanza comune ad esclusione di alcune formazioni, ora è più evidente a causa della crisi economica».

Durante lo scorso GP del Canada era a Montreal, subito si è pensato che fosse lì per sostituire qualche pilota. C’era qualcosa di vero dietro ai sospetti?

«No, ero a Montreal perché è una piazza importantissima per l'esportazioni dei miei vini, che stanno avendo molto successo. Ho partecipato a una manifestazione vinicola, una delle più importanti del mercato americano, ma mi sono tenuto alla larga dai box, dovevo rientrare prima in Europa per altri impegni».

Sul suo futuro agonistico si è parlato anche di F1 ma non solo. La Toyota ha fatto partire il programma Le Mans con la vettura ibrida e lei è rimasto molto legato alla squadra giapponese. Ma per restare alla Toyota ha perso una grossa occasion e che si chiama Ferrari

«Mi aveva chiamato Jean Todt alla Ferrari. Sono lusingato per l'offerta, ma Toyota aveva fatto un grosso investimento e non me la sono sentita di voltare loro la faccia».

L'anno scorso è stato negli Usa a vedere una gara Nascar, una categoria che corre negli ovali e che è molto popolare, tanto che circolano stipendi per i piloti che sono di tutto rispetto. Non per niente ci sono assi della F1 come Montoya che ancora frequentano quei circuiti e lo fa anche Villeneuve, Papis e tanti altri ancora. Ci sta pensando?

«L'ambiente mi era piaciuto molto, le gare sono molto combattute. Se proprio dovessi provare a fare qualcosa, direi che mi intriga maggiormente questo genere di competizioni piuttosto di un impegno tipo Le Mans, ma io sono ancora un pilota professionista, quindi valuto tutto».

A questo punto, chiusa la parentesi agonistica, cosa resta di Trulli imprenditore?

«I vini del Podere Castorani stanno prendendo sempre più mercato, dal Canada all'Australia gli ordini sono in caumento, d'altronde i prodotti abruzzesi piacciono molto. Non riesco a star dietro alla produzione in base agli ordini, facciamo un prodotto di altissima qualità che ha vinto premi in varie manifestazioni internazionali, quindi sono molto contento di questa scelta».

Anche con l'albergo aperto in Svizzera, vicino a Sainkt Moritz Trulli pare aver fatto centro. E poi i due figli e la famiglia, i genitori e la sua terra. Un uomo completo, Jarno, che ha mostrato come anche dalla provincia si può diventare un esempio a livello mondiale.

Paolo Ciccarone

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