Ultrà ucciso, il presunto assassinonon risponde alle domande dei pm

Massimo Ciarelli incastrato dai rifornimenti di cibo: familiari seguiti dai poliziotti anche al supermercato. Dopo l'omicidio il saluto a una ballerina romena in un night e la fuga
PESCARA. Per amore ha rischiato di essere catturato subito dopo l'omicidio, quando i poliziotti sono andati a cercarlo nel night dove lavora la romena di cui è innamorato. Ma Massimo Ciarelli era già passato a prenderla per l'ultimo saluto prima della fuga. «Sì l'ho visto, era nervoso e agitato, mi ha detto che doveva scappare», ha riferito la ragazza ai poliziotti che l'hanno aspettata fino al giorno dopo in albergo.
Ma è una fuga che è durata poco, appena quattro giorni quella di Massimo Ciarelli, costretto a consegnarsi dai poliziotti della sezione Omicidi di Guido Camerano che l'hanno messo alle strette seguendo i familiari, intercettandoli e andando a controllare perfino la spesa che questi facevano al supermercato.
I particolari delle indagini che hanno portato all'arresto del rom accusato di omicidio, di tentato omicidio, di porto abusivo di armi e di violazione di domicilio per l'assalto di via Polacchi del primo maggio (scaturito dall'assalto subìto la notte prima in via delle Caserme che lui era andato a denunciare in questura contro ignoti), li hanno illustrati in conferenza stampa il questore Paolo Passamonti, il dirigente della Mobile Pierfrancesco Muriana e il suo vice Dante Cosentino.
«Un'indagine immediata», attacca subito il questore, «in una commistione di indagini e pedinamenti di vecchio stampo e strumenti tecnici». È ascoltando le telefonate e seguendo i movimenti dei familiari più stretti del rom 29enne che gli investigatori sono finiti in Puglia, nel Foggiano e poi nella zona di Campobasso e lungo la costa tra Francavilla e Martinsicuro. Perchè, nonostante la famiglia ha appoggi potenti in tutta Italia, la sensazione degli investigatori è stata subito che il giovane non era andato lontano: «Ha capito subito che l'aveva fatta grossa, che doveva scappare», spiega Muriana, «ma non aveva preparato la fuga». È scappato così come stava, rifugiandosi probabilmente nalla zona di Montesilvano, senza vestiti di ricambio e senza scorte alimentari.
Ed è questo che alla fine gli è costato l'arresto. Un cerchio che si è stretto ora dopo ora, tra blitz e perquisizioni in cui è incappata anche una delle sue sorelle: venerdì la donna aveva in macchina dei vestiti taglia 60 che corrispondevano alla taglia di Massimo. I poliziotti l'hanno fermata, la famiglia ha mangiato la foglia. Poi al supermercato, gli stessi poliziotti sono andati a controllare quello che aveva comprato un altro famigliare di Massimo. Ci sono andati venerdì e poi sabato, constatando che oltre a vari generi alimentari avevano comprato anche delle grosse vaschette di alluminio per trasportare pietanze cucinate: il canale diretto era stato individuato.
Per questo, di lì a poco, il questore ha chiamato il legale dei Ciarelli, l'avvocato Antonio Valentini. «Nessuna trattativa, solo questa telefonata» spiega il questore, «per dirgli che al prossimo rifornimento l'avremmo preso». Sono le 14 di sabato, l'avvocato prende tempo, poi alle 16 richiama e dà appuntamento ai poliziotti nell'area di servizio della A14 di Francavilla, in direzione sud.
«È il mio ultimo giorno da uomo libero», dice a Muriana e agli altri della Mobile Massimo Ciarelli. Che però altro non dice. Nel carcere di Vasto, dove viene portato, ieri mattina non ha risposto neanche al pm Salvatore Campochiaro, riservandosi la facoltà di non rispondere. Una sola cosa ha chiesto e ottenuto di portarsi in cella: la foto della sua donna.
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