Un'isola di fango in mezzo al porto

Le barche ormeggiate restano in secca, ma il dragaggio ancora non parte
PESCARA. Ieri mattina, le barche ormeggiate lungo le banchine tra il ponte Risorgimento e i piloni dell'Asse attrezzato si sono arenate. E' nata un'isola di fango e sabbia in mezzo al porto canale, ormai diventato inaccessibile. Intanto, il dragaggio ancora non è partito.
Ieri, c'è stata la consegna dei lavori all'impresa Nicolaj, da parte del responsabile del procedimento Luigi Minenza. Ma nessuno sa dire con precisione quando potranno ripartire i lavori di escavo. Si spera lunedì prossimo. Il sindaco Luigi Albore Mascia ieri ha minacciato la ditta: «Non ha più scuse. Se non fa partire subito l'intervento, la denuncio alla procura per interruzione di pubblico servizio».
La situazione appare esplosiva. I pescatori si sentono presi in giro per l'ennesima promessa non rispettata. Il provveditorato alle Opere pubbliche aveva assicurato la ripresa dei lavori da lunedì scorso, ma poi si è saputo che l'appalto non era stato nemmeno consegnato e che la ditta incaricata ha persino inviato i suoi operai in Belgio. Più passano i giorni e più si temono nuove proteste della marineria.
I segnali non sono di certo positivi. «Erano state annunciate nuove analisi dei fanghi, prima dell'avvio del dragaggio e non si sa se siano state fatte», ha osservato Enzo Del Vecchio (Pd). Doveva essere richiesta una nuova Valutazione di impatto ambientale, perché l'autorizzazione precedente consente l'escavo di soli 7mila metri cubi di sabbia, ma non è stata ancora avanzata. Erano stati preannunciati poteri speciali al commissario Adriano Goio, ma il governo non ha ancora deciso nulla. A questo punto, aumenta il rischio che possa saltare anche il collegamento marittimo con Spalato della Snav, previsto dal 23 luglio.
Nel frattempo, operatori marittimi e pescatori stanno finendo sul lastrico. «La situazione si fa sempre più difficile», ha commentato un armatore che ha preferito rimanere anonimo, «qualche tempo fa una nave da rifornimento è rimasta incastrata nel fango. E' assurdo lavorare in queste condizioni».
(hanno collaborato Maria Cristina Nanni e Francesca Rapposelli)
Ieri, c'è stata la consegna dei lavori all'impresa Nicolaj, da parte del responsabile del procedimento Luigi Minenza. Ma nessuno sa dire con precisione quando potranno ripartire i lavori di escavo. Si spera lunedì prossimo. Il sindaco Luigi Albore Mascia ieri ha minacciato la ditta: «Non ha più scuse. Se non fa partire subito l'intervento, la denuncio alla procura per interruzione di pubblico servizio».
La situazione appare esplosiva. I pescatori si sentono presi in giro per l'ennesima promessa non rispettata. Il provveditorato alle Opere pubbliche aveva assicurato la ripresa dei lavori da lunedì scorso, ma poi si è saputo che l'appalto non era stato nemmeno consegnato e che la ditta incaricata ha persino inviato i suoi operai in Belgio. Più passano i giorni e più si temono nuove proteste della marineria.
I segnali non sono di certo positivi. «Erano state annunciate nuove analisi dei fanghi, prima dell'avvio del dragaggio e non si sa se siano state fatte», ha osservato Enzo Del Vecchio (Pd). Doveva essere richiesta una nuova Valutazione di impatto ambientale, perché l'autorizzazione precedente consente l'escavo di soli 7mila metri cubi di sabbia, ma non è stata ancora avanzata. Erano stati preannunciati poteri speciali al commissario Adriano Goio, ma il governo non ha ancora deciso nulla. A questo punto, aumenta il rischio che possa saltare anche il collegamento marittimo con Spalato della Snav, previsto dal 23 luglio.
Nel frattempo, operatori marittimi e pescatori stanno finendo sul lastrico. «La situazione si fa sempre più difficile», ha commentato un armatore che ha preferito rimanere anonimo, «qualche tempo fa una nave da rifornimento è rimasta incastrata nel fango. E' assurdo lavorare in queste condizioni».
(hanno collaborato Maria Cristina Nanni e Francesca Rapposelli)
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