Una via o una sezione alpini, così Turrivalignani ricorderà il caporale Williams Tracanna

Tante iniziative in cantiere per il 28enne alpino morto sulle Dolomiti. Il Comune sta pensando di intitolargli l’aula consiliare

TURRIVALIGNANI. A Williams Tracanna potrebbe essere intitolato il gruppo turrese dell'Ana, l'Associazione nazionale alpini, o una strada. O forse l'aula consiliare del municipio, che tra venerdì e sabato è stata allestita come camera ardente per ospitare il feretro giunto da Belluno fino ai funerali alla chiesa di Santo Stefano celebrati sabato mattina con la partecipazione di alti ufficiali del corpo specializzato dell'Esercito, decine di commilitoni e amici d'infanzia e di adolescenza che Williams aveva frequentato assiduamente fino al 2006, quando partì per il Veneto e il Settimo reggimento alpini di stanza a Belluno.

Delle iniziative per perpetuare la memoria del 28enne primo caporalmaggiore delle penne nere si occuperà l'amministrazione comunale retta dal sindaco Luigi Canzano. «Williams è diventato purtroppo», osserva con tristezza Domenico D'Angelo, padre di un amico stretto di Williams e lui stesso amico della vittima dell'incidente allo Spiz de Vedana, «il nostro più illustre concittadino, ed è nostro dovere legare il suo nome a qualcosa che lo ricorderà per sempre». A giugno Williams sarebbe stato testimone di nozze designato dal figlio di Domenico. «L'avremmo rivisto ancora una volta, lui che era così fiero di far parte degli alpini, una carriera in cui aveva riversato tutte le sue forze per raggiungerla. Eravamo certi che saremmo poi stati noi a fare da testimoni delle sue nozze». Il giovane alpino è morto durante un'escursione di addestramento allo Spiz, dove Williams era caduto in un precipizio di 150 metri perdendo la vita sul colpo mentre la sua compagnia nel percorso di discesa transitava lungo uno stretto passaggio a 900 metri di quota. In via Belvedere, a casa della mamma Anna Ciccone, si alternano ancora gli assistenti psicologici col compito di dare sostegno alla famiglia. «Il dolore che segue la perdita per cause di servizio di un familiare in divisa non potrà mai essere cancellato», spiega il tenente colonnello Diego Zazzaro, coordinatore dell'unità socioassistenziale dell'Esercito di stanza nelle Marche e competente per territorio. «Una speciale unità con cellule dislocate sul territorio nazionale entra in azione in casi come quello di Williams. A porgere la ferale notizia ai Ciccone, giovedì, è stato proprio il tenente colonnello Zazzaro nel quadro di un'operazione socio-assistenziale che proseguirà nel sostegno alla famiglia fino a quando sarà necessario. «Abbiamo istituzionalizzato questa forma di assistenza», racconta l'ufficiale dell'Esercito, «quando, dopo la strage di Nassiriya, ci si rese conto che le famiglie avrebbero beneficiato di un sostegno programmato in modo organico. Si tratta di una serie di azioni mirate a far sentire intorno ai familiari una presenza fattiva della forza armata, per accompagnarli lungo un decorso che eviti difficoltà e traumi normalmente legati a un lutto. Qui siamo stati aiutati dal contesto, una comunità che si è stretta attorno alle persone colpite da questa grave perdita».

©RIPRODUZIONE RISERVATA