Vasto, uccide l’investitore della moglie e poi si costituisce

2 Febbraio 2017

L'agguato davanti a un bar di via Perth con quattro colpi sparati a bruciapelo: Di Lello fredda D’Elisa e si fa arrestare: "Giustizia per Roberta"

VASTO. Quattro colpi in sequenza e a bruciapelo. Quattro colpi sparati con una pistola semiautomatica contro l'uomo che a luglio ha investito e ucciso la moglie. Poi la visita al cimitero, il dono dell'arma del delitto alla sua adorata Roberta e la telefonata un amico: «Ho ucciso D'Elisa, chiama i carabinieri». Così si compie la vendetta.

+++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ Una foto tratta dal suo profilo Facebook di Italo D'Elisa, ucciso oggi a Vasto a colpi di pistola da Fabio Di Lello. Il giovane l'estate scorso investì e uccise Roberta Smargiassi, moglie di Di Lello, che oggi a distanza di mesi si è vendicato, prima di costituirsi ai carabinieri. Roma, 1 febbraio 2017. ANSA/ WEB/ FACEBOOK

E' una storia di amore e dolore, è una tragedia nella tragedia, quella ha per protagonisti Fabio Di Lello, 33 anni panificatore vastese e allenatore di calcio e Italo D'Elisa, 22 anni, dipendente della Denso. Un amore così forte da annebbiare la mente e invocare solo vendetta. Di Lello ha ucciso il giovane che, in un serata d'estate, ha travolto ad un semaforo la moglie, Roberta Smargiassi che tornava a casa in sella allo scooter. Si è fatto giustizia da solo. Un gesto non del tutto inaspettato dagli amici della coppia. I residenti di viale Perth sono increduli e sconvolti. La tragedia è avvenuta alle 16,30 davanti al bar "Drink water". D'Elisa aveva parcheggiato poco prima la bicicletta da cross davanti al bar. Aveva appena fatto un giro per le campagne. Assetato era andato al bar. All'uscita la sorpresa. Di Lello, di ritorno da Cupello (aveva allenato dalle 2 alle 4 le giovanili del paese), vede D'Elisa. Decide di fermarsi. Si avvicina. I due scambiano qualche parola poi Di Lello si allontana e D'Elisa fa una telefonata. Sta parlando al cellulare quando vede arrivare nuovamente Di Lello. Ma non ha neppure il tempo di chiedersi perché. L'ex bomber della Pro Vasto alza il braccio, punta la pistola contro D'Elisa e spara quattro volte. Quattro bossoli restano sull'asfalto. Il ventiduenne si accascia su un fianco e pochi secondi dopo muore mentre un rigolo di sangue ridiscende il marciapiede. Qualcuno urla, altri fuggono. Altri ancora chiamano le forze dell'ordine. Sul posto arrivano carabinieri e polizia. La zona viene transennata da protezione civile e polizia municipale.

I carabinieri e la polizia riconoscono subito Italo D'Elisa e avvisano la famiglia. Il primo ad arrivare sul posto è lo zio Alessandro D'Elisa, consigliere comunale del centrodestra. «E' una tragedia», dice l'uomo sconvolto scuotendo la testa. Il magistrato di turno, il pm Gabriella De Lucia e il maggiore dei carabinieri, Giancarlo Vitiello cercano di tenere lontani i curiosi. La strada si riempie ugualmente di gente. La morte di Roberta ha commosso la città. E così pure il dolore del marito. Ma anche Italo era conosciuto. Per molti era un giovane fragile e sfortunato. Poco dopo le 17 arriva il padre del ragazzo, Angelo D'Elisa. L'uomo urla è disperato. «Maledetti, me lo avete ucciso», ripete imprecando contro quelli che ritiene i fomentatori di una campagna di odio.

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L'uomo è sconvolto, sta male. I medici del 118 devono dargli un calmante. Angelo D'Elisa viene portato via in ambulanza. Alle 18 arriva il procuratore capo della Repubblica, Giampiero Di Florio. E intanto mentre gli investigatori si occupano di ricostruire la scena del delitto in attesa del medico legale, Pietro Falco, Fabio Di Lello ha già raggiunto il cimitero. E' sceso dall'auto con un sacchetto di plastica. In quel sacchetto c'è la pistola con cui ha appena ucciso l'operaio ventiduenne. Fabio poggia la pistola sulla tomba di Roberta e si allontana. Quando il custode del cimitero fa per chiudere i cancelli, un uomo gli urla di fermarsi. Ha visto la pistola. Il custode chiama i carabinieri. Ma al 112 arriva anche la telefonata dell’amico di Di Lello. Fabio vuole costituirsi. L'uomo viene trovato dal maresciallo Castrignanò mentre cammina poco lontano dal cimitero. Fabio Di Lello si affida al militare e si fa portare in caserma. L'accusa nei suoi confronti per il momento è omicidio volontario ma l'uomo potrebbe essere accusato anche di aver premedito la vendetta. I suoi avvocati, Pierpaolo Andreoni e Giovanni Cerella lo hanno raggiunto in caserma. Fabio Di Lello è rimasto in silenzio. «Era molto confuso», sono le uniche parole rilasciate dai suoi legali. Alle 20 viene portato nel carcere di Contrada Sinello in attesa dell'interrogatorio di garanzia che sarà fissato a breve. Di Lello sarà guardato a vista. Il timore è che possa togliersi la vita.