Villa Basile, il ricorso arriva dopo un anno

Il Comune impugna in appello la sentenza del marzo 2015 che riassegna il parco agli eredi del barone

PESCARA. Risale al 26 marzo 2015 la sentenza del tribunale di Pescara che riassegna agli eredi del barone Vincenzo Basile l’area trasformata in parco dal Comune. Ora, dopo quasi un anno, l’amministrazione ha deciso di fare ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila per contestare la decisione dei giudici di primo grado che hanno riconosciuto a Ludovico Basile, figlio del barone, il diritto di usucapione da lui rivendicato sulla proprietà donata da Vincenzo al Comune nel febbraio del 1975.

Martedì scorso la giunta comunale ha approvato una delibera con cui si autorizza l’avvocato esterno dell’ente Carlo Montanino a proporre appello al tribunale dell’Aquila per ottenere la riforma e l’annullamento della sentenza. Montanino è il legale che ha già patrocinato il Comune nel precedente grado di giudizio.

Si tratta dell’ennesimo capitolo di un lungo contenzioso tra Comune e gli eredi del barone Basile. Il 22 luglio del 2003, con un atto di citazione Ludovico Basile chiese al tribunale civile di Pescara di far accertare il diritto di usucapione ventennale su un appezzamento di terreno vicino a Villa Basile. L’erede sostenne che il terreno donato dal padre al Comune era stato affidato con la specifica clausola che il terreno venisse destinato a parco pubblico attrezzato con il nome Parco Basile. L’erede del barone sostenne di aver continuato ad esercitare, successivamente a suo padre, il possesso del terreno, sul quale il Comune donatario non avrebbe compiuto nessuna attività, se non nell’ottobre 2002 con lavori di taglio e rimozione di canne e arbusti. Seguirono un ricorso degli eredi al tribunale civile e poi alla Corte d’Appello, ma per ben due volte le istanze di Basile vennero rigettate.

Ma, colpo di scena, il tribunale, il 26 marzo 2015, ha riconosciuto il diritto di usucapione riassegnando la proprietà a Ludovico Basile e condannando il Comune al pagamento delle spese processuali, pari a circa 9mila euro. Subito dopo quella sentenza, l’amministrazione comunale ha dichiarato di voler andare in appello per restituire quell’area alla città. Appello che partirà solo ora. (a.ben.)

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