Zeman non fa drammi dopo il pari«Solo il risultato non ci premia»

Il tecnico si dice soddisfatto della prova contro il Padova e promuove Verratti: "Al posto di Immobile ha fatto bene quello che gli chiedevo". L'allenatore biancazzurro punge Soddimo
PESCARA. Quei due cambi avevano logica tattica e tecnica, secondo Zeman, che non cambia certo idea per quella sfortunata deviazione di Balzano che ha trasformato un successo di prestigio in un pareggio pieno di rimpianti. «Verratti al posto di Immobile ha fatto bene quello che gli chiedevo» ribadisce il tecnico, «ha lanciato alcuni contropiede. Il Padova si sbilanciava, lasciava spazi dei quali potevamo approfittare. Di occasioni ne abbiamo create molte, purtroppo non abbiamo concretizzato. Loro invece hanno sfruttato una delle poche avute».
Su Soddimo, entrato per Sansovini, la valutazione è diversa, ma ribadisce che la sostituzione non è stata punitiva. «Lui è l'uomo più veloce che abbiamo, ha le qualità che servono per un certo tipo di gioco, ma ancora non riesce a dimostrarlo in campo. Il cambio? Aveva preso un colpo», assicura Zeman, «in quelle condizioni non serviva perciò l'ho cambiato. Su di lui ho sempre creduto, è il dodicesimo titolare. Ma deve convincersi di avere certe carateristiche e fare le cose che la squadra si aspetta. Perché non Maniero? Perché non è uomo da contropiede non ha caratteristiche per lanciare gli altri». Infatti è entrato Kone.
Chiusi in fretta i due teorici casi del giorno, restano le considerazioni generali sulla partita. Sicuramente positive, per Zeman. Il Padova si è confermato undici di grande spessore tecnico e agonistico, per cui l'averlo imbrigliato e costretto a lungo sulla difensiva resta un ottimo segnale sulla crescente solidità dei biancazzurri in difesa. Per questo, forse più soddisfatto di quanto ammetta, Zeman arriva perfino a giustificare l'arretramento dei suoi sulla linea dei sedici metri. Linea dalla quale è partito il tiro della beffa. «Dopo il gol è normale che la squadra tenti di conservare il vantaggio, com'è normale che gli altri aumentino la pressione. Sul gol ci sono stati errori ma senza deviazione la palla non sarebbe mai entrata». Per cui è soddisfatto della prestazione «anche se il risultato non ci premia».
E magari anche perché le altre grandi o presunte tali, non è che volino. Visti Toro e Samp parrebbe legittimo pensare di giocarsela alla pari. «Una partita non fa primavera», scherza Zeman, «di sicuro il campionato di B si conferma molto equilibrato. Certo anche noi abbiamo perso punti "brutti", a Modena e Castellamare, anche a Reggio Calabria. Altrimenti...».
Già ma le analisi si fanno sui fatti. E il fatto del giorno è l'esonero di Atzori. La Samp è la prima grande ad ammettere il fallimento. E con quei giocatori c'è molto da interrogarsi. «Io credo che quando si arriva a certe conclusioni il problema non la qualità ma che i giocatori non ti seguono più. Il primo compito dell'allenatore è motivare la squadra, quindi anche chi non gioca». In casa biancazzurra tutti seguono le indicazioni del tecnico? «No, ma si applicano e questo è buono».
Di sicuro a Gubbio sembra che tutti seguano Simoni con dedizione totale. Sabato sarà derby tra grandi vecchi della panchima. «Simoni è prima di tutto una buonissima persona», ribatte Zeman, manifestando quasi fisicamente grande rispetto per il prossimo avversario, «ha lavorato molto bene ovunque, domostrando di sapersi adattare a qualsiasi situazione, dall'Inter al Gubbio».
Restano le differenti mentalità, Simoni è italianista convinto. «Ma non fa solo contropiede, all'Inter non giocava così. Cerca di esaltare le doti dei giocatori che ha. Se ha Ronaldo cerca di creargli gli spazi, se ha altri sceglie soluzioni diverse». Adesso ha il Gubbio. E sabato tenterà di confermare a Zeman che la stima è ben riposta.
Su Soddimo, entrato per Sansovini, la valutazione è diversa, ma ribadisce che la sostituzione non è stata punitiva. «Lui è l'uomo più veloce che abbiamo, ha le qualità che servono per un certo tipo di gioco, ma ancora non riesce a dimostrarlo in campo. Il cambio? Aveva preso un colpo», assicura Zeman, «in quelle condizioni non serviva perciò l'ho cambiato. Su di lui ho sempre creduto, è il dodicesimo titolare. Ma deve convincersi di avere certe carateristiche e fare le cose che la squadra si aspetta. Perché non Maniero? Perché non è uomo da contropiede non ha caratteristiche per lanciare gli altri». Infatti è entrato Kone.
Chiusi in fretta i due teorici casi del giorno, restano le considerazioni generali sulla partita. Sicuramente positive, per Zeman. Il Padova si è confermato undici di grande spessore tecnico e agonistico, per cui l'averlo imbrigliato e costretto a lungo sulla difensiva resta un ottimo segnale sulla crescente solidità dei biancazzurri in difesa. Per questo, forse più soddisfatto di quanto ammetta, Zeman arriva perfino a giustificare l'arretramento dei suoi sulla linea dei sedici metri. Linea dalla quale è partito il tiro della beffa. «Dopo il gol è normale che la squadra tenti di conservare il vantaggio, com'è normale che gli altri aumentino la pressione. Sul gol ci sono stati errori ma senza deviazione la palla non sarebbe mai entrata». Per cui è soddisfatto della prestazione «anche se il risultato non ci premia».
E magari anche perché le altre grandi o presunte tali, non è che volino. Visti Toro e Samp parrebbe legittimo pensare di giocarsela alla pari. «Una partita non fa primavera», scherza Zeman, «di sicuro il campionato di B si conferma molto equilibrato. Certo anche noi abbiamo perso punti "brutti", a Modena e Castellamare, anche a Reggio Calabria. Altrimenti...».
Già ma le analisi si fanno sui fatti. E il fatto del giorno è l'esonero di Atzori. La Samp è la prima grande ad ammettere il fallimento. E con quei giocatori c'è molto da interrogarsi. «Io credo che quando si arriva a certe conclusioni il problema non la qualità ma che i giocatori non ti seguono più. Il primo compito dell'allenatore è motivare la squadra, quindi anche chi non gioca». In casa biancazzurra tutti seguono le indicazioni del tecnico? «No, ma si applicano e questo è buono».
Di sicuro a Gubbio sembra che tutti seguano Simoni con dedizione totale. Sabato sarà derby tra grandi vecchi della panchima. «Simoni è prima di tutto una buonissima persona», ribatte Zeman, manifestando quasi fisicamente grande rispetto per il prossimo avversario, «ha lavorato molto bene ovunque, domostrando di sapersi adattare a qualsiasi situazione, dall'Inter al Gubbio».
Restano le differenti mentalità, Simoni è italianista convinto. «Ma non fa solo contropiede, all'Inter non giocava così. Cerca di esaltare le doti dei giocatori che ha. Se ha Ronaldo cerca di creargli gli spazi, se ha altri sceglie soluzioni diverse». Adesso ha il Gubbio. E sabato tenterà di confermare a Zeman che la stima è ben riposta.
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