Tennis

Darderi, la nuova stella del tennis a Pescara: «Speravo di giocare la Coppa Davis»

7 Novembre 2025

Il tennista italo-argentino ospite a “Barbuscia auto” per la consegna della “Sportequipe 8 Gt”, accompagnato dai manager pescaresi Luca e Andrea del Federico. Per lui un 2025 da incorniciare: tre titoli Atp in bacheca e una scalata in classifica che l’ha catapultato dal 128° posto al 26° nel ranking internazionale

PESCARA. Un 2025 da incorniciare, con tre titoli Atp in bacheca ed una scalata in classifica che, in meno di due anni, l’ha catapultato dal 128° posto al 26° nel ranking internazionale. Il tennista italo-argentino Luciano Darderi ieri è arrivato a Pescara nella sede di Barbuscia auto per la consegna della Sportequipe 8 Gt, il nuovo modello che il suo sponsor ha riservato al campione azzurro. Tra i sorrisi e le strette di mano con tanti fan che in punta di piedi gli hanno chiesto autografi e foto. E Darderi si è prestato con un sorriso raggiante e l’umiltà di chi, nonostante tutto, ama condividere momenti speciali con gli appassionati del tennis. Accompagnato dal padre, nonché tecnico Gino e dai manager abruzzesi Luca e Andrea Del Federico.

Poche ore fa ha concluso la stagione in Grecia, nell’Atp 250 di Atene, uscendo al secondo turno contro il serbo Kecmanovic, eppure le soddisfazioni non sono mancate.

«È stato un anno indubbiamente positivo, non me l’aspettavo. Ho avuto qualche malanno subito dopo l’Australia oltre ad un infortunio al piede, eppure sono riuscito a portare a casa tre titoli a Marrakech, Bastad e Umago. Per come era iniziato, non posso che essere contento della strada fatta. Peccato per come sia finita ad Atene, ma Kecmanovic è un avversario molto forte ed io ho avuto ancora qualche fastidio al piede che mi ha limitato».

Sinner ha dichiarato che l’Italia può permettersi il lusso di lasciare a casa un numero 26, ovvero lei, anziché convocarlo alla Coppa Davis. È più lusingato o amareggiato da questa situazione?

«Ha ragione, siamo un team molto forte. Avrei voluto esserci, inutile negarlo, ma vuol dire che non sia ancora arrivato il mio momento. Lavorerò ancora di più per farmi trovare pronto». Ha fatto discutere molto la decisione del numero due di non rispondere alla convocazione. «La capisco. Comprendo che Sinner abbia deciso di rinunciare a questo torneo per focalizzarsi sulla sua carriera, a partire dalle Finals fino ai titoli Slam. Anche perché ha già vinto la Davis, dando dimostrazione del suo talento. Eppure, nonostante la sua assenza, l’Italia è davvero molto competitiva e può puntare alla vittoria ancora una volta».

Vive in un periodo storico davvero florido per il tennis. Ma secondo lei chi è davvero il numero uno tra Sinner e Alcaraz?

«Sono due tennisti davvero formidabili e con caratteristiche diverse. Forse Jannik al momento è insuperabile nei tornei indoor, Alcaraz ha qualcosa in più sulla terra rossa. Sono come Federer e Nadal, difficile scegliere. Personalmente ho affrontato Carlos pochi mesi fa e non c’è stata partita. Non ho ancora incontrato Sinner da avversario, ma è un altro osso duro».

Invece, allargando lo sguardo alla storia, il più forte di tutti chi è per lei?

«Facile: Djokovic. Per il numero di titoli vinti è il più forte. Possiamo discutere di classe, eleganza, potenza o altro, ma alla fine quello che conta è quanto vinci e lui non ha eguali».

Adesso qualche giorno di riposo e poi riprenderà la preparazione per il 2026. Ha un sogno in particolare?

«Sì, devo recuperare dall’infortunio al piede, poi da dicembre sarò a Dubai per la preparazione in vista dell’esordio sul cemento in Australia a gennaio. Il mio sogno più grande è quello di vincere gli Internazionali d’Italia a Roma, invece come obiettivo più vicino punto ad entrare nella top 20. Ma vedremo mano a mano come giocherò i prossimi tornei».

In chiusura, il legame con l’Abruzzo affonda le radici sin da quando era bambino. Se le dico L’Aquila?

«Che ricordi (sorride, ndr). Ho iniziato a giocare in Argentina perché mio padre era un tennista e mio nonno mi comprò la prima racchetta quando avevo quattro anni. Poi, arrivato in Italia, disputai e vinsi il mio primo torneo Under 10 proprio all’Aquila. Da lì mi sono qualificato per un mondiale in Croazia. Pian piano ho capito che quello sport potesse diventare il mio lavoro. In generale sono molto legato a questa regione, anche perché il mio manager Luca è di qui ed ho partecipato a diversi tornei organizzati da lui tra Roseto, Pescara e Francavilla. Era un po’ di tempo che non tornavo, ma è sempre un piacere».

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