Foggia: «Grande vittoria, ad agosto era una follia»

Il direttore sportivo: «Nessuno lo immaginava, ma già in ritiro gettate le basi. Dopo l’espulsione e gli infortuni ero affranto, Plizzari mi ha detto: ci penso io»
PESCARA. Maglietta numero 10 indossata come qualche anno fa, quando in campo era un folletto che faceva impazzire tutti, quel sorriso tante volte tenuto nascosto forse perché aspettava un momento come questo per mostrarlo. Pasquale Foggia, subito dopo la vittoria ai rigori contro la Ternana con il Pescara riportato in serie B, per un attimo in cuor suo torna calciatore e indossa i panni che per molti anni sono stati la sua quotidianità. Maglietta e pantaloncini e finalmente quel sorriso che poche volte si era visto. Ma il racconto di un’annata incredibile è un mix di lucidità e di ricordi che fai fatica a immaginare dopo una serata così. Prima la festa con la squadra in campo, il trofeo alzato al cielo ancora con i vestiti da direttore, una maglietta nera elegante che il buon Pasquale incornicerà con il sapore di quello champagne stappato e che aveva etichetta rigorosamente biancazzurra. Poi i ricordi di Foggia calciatore, la corsa nello spogliatoio, ancora champagne e i nuovi vestiti per festeggiare. La maglia da gioco, simbolicamente numero 10 per ricordare a tutti chi era Pasquale Foggia. E siamo certi che il Davide Merola non si sia arrabbiato. Da quel giorno di Palena a oggi sono passati tanti mesi, Pasquale Foggia ha saputo farsi apprezzare con i fatti. A novembre a Pesaro uno sfogo duro in diretta tv contro l'arbitro di quella gara, un mese prima a Chiavari il pugno duro con Tunjov per far capire che il gruppo conta più di ogni altra cosa. Poi è arrivato gennaio, un mese difficilissimo perché le critiche se lo sono mangiato. Critiche mixate da quell'ironia che Foggia ha saputo digerire. Ma che non ha dimenticato. Il ds biancazzurro ha saputo aspettare, ha fatto parlare i fatti. Perché oggi vi immaginate come sarebbe andata senza Letizia, Lancini, Kraja o Tonin voluto ad agosto? Foggia, partiamo da lontano.
Partiamo dalla telefonata di Sebastiani. E passato quasi un anno.
«Se qualcuno mi avesse detto mentre stavo venendo a Pescara, in quel giorno di luglio, che a giugno la squadra sarebbe stata in serie B gli avrei detto che era un folle. Chi poteva immaginare tutto questo? Ma con il lavoro costruito da Palena abbiamo messo le basi. Quando si parla di progetti…Noi ci siamo riusciti subito».
Foggia, lei ha fatto una carriera importante da calciatore e da dirigente. Ma questo successo ha un sapore speciale?
«È una delle vittorie più importanti della mia carriera. La seconda da direttore dopo quella di Benevento. Ma quel ciclo non si era concluso benissimo e io avevo voglia di rimettermi in discussione. A prescindere dalla categoria. Come dice Baldini qui c’è magia, qui ci sono 20mila persone allo stadio che neanche in serie A si vedono».
Pescara e Foggia, un binomio che lei definisce come?
«È un binomio bello. Perché vado oltre questa stagione lavorativa. Venivo spesso a trovare Sebastiani anche solo per una cena o per un pranzo. Mi è sempre piaciuta la città, Pescara è stupenda. E quando si vince diventa spettacolare».
In questa stagione, soprattutto all'inizio ha ricevuto tante critiche. Dispiaciuto?
«Sono un uomo che preferisce guardare negli occhi le persone. Non ho apprezzato addetti ai lavori che all’inizio facevano propaganda per chi ha preso Foggia, chi ha preso Baldini o chi ha preso Delli Carri. Ricordo a tutti che poi i giocatori vanno anche gestiti. E forse in questo il nostro gruppo è stato più bravo degli altri».
Anche a gennaio però hanno attaccato il suo operato. Eppure nei play off Letizia, Tonin (arrivato ad agosto), Lancini e Kraja sono stati determinanti.
«Io amo tutti i miei calciatori. Non faccio distinzione se li ho portati io o erano già qui. Letizia? Sono felice per lui. Questo è un mondo dove spesso vieni etichettato per quello che non sei. Ha vinto nei tribunali, ha vinto sul campo, è un grande giocatore, un grande uomo e lo ha dimostrato qui a Pescara».
Riuscirà a riportare a Pescara Plizzari?
«Io lo porterei a casa mia Plizzari. Ora però è un giocatore del Venezia, Io gli auguro ogni bene. Se poi questo bene sarà a Pescara che dire, saremo tutti felici».
Foggia e la finale. Come la ha vissuta?
«Infortuni ed espulsioni, sono sincero ero un po’ affranto. Poi dopo l’ennesimo infortunio di Plizzari per un attimo mi sono incrociato con lui e Alessandro mi ha detto: direttore non ti preoccupare ci penso io. Li mi sono tranquillizzato e ho capito che andavamo in B».
A gennaio ci rispondeva sempre che era impossibile prendere alcuni giocatori perché volevano solo la B. Ora cambia tutto?
«Adesso quei giocatori chiameranno noi. Ma il telefono sarà spento».
Pescara è una città in festa, se ne rende conto?
«Oggi festeggiano tutti. Ma sul carro dei vincitori in tanti con noi non salgono. Io ricordo tutto di questa annata. Sappiano noi come siamo partiti a Palena. Leggerò tanti commenti positivi di chi invece non vedeva l’ora di darci contro».
Silvio Baldini è stato fantastico. C’è da convincerlo a restare. A caldo ha detto che ora non pensa al futuro ma pensa alla sua famiglia.
«E noi siamo una famiglia…».
E c'è da rinnovare il contratto di Pasquale Foggia.
«Anche io sono in scadenza. Mi siederò con il presidente e valuteremo tutto. Se continuerò qui? Non dovete chiederlo a me».
Abbiamo saputo che Tare la vorrebbe al Milan per il nuovo progetto rossonero.
«È vero, ci sono state chiamate ma alla luce del sole. Le mie priorità sono Pescara e Sebastiani».
Qualche giocatore che vorrebbe portare a Pescara?
«Magari se me lo suggerisce qualcuno lo vado a prendere».
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