Calcio

Galeone, il discepolo Giampaolo e l’ultima telefonata: «L’ho sentito un mese fa. È stato un precursore»

3 Novembre 2025

L’allenatore giuliese ha iniziato con il Profeta, tra la fine degli anni ’90 e il 2000, la carriera da tecnico che l’ha portato sulle maggiori panchine di serie A 

PESCARA. «Per anni siamo stati sempre in contatto. Mi sono divertito. Ci siamo divertiti. Un personaggio che, al di là della visione tecnica e calcistica diversa, con cui è stato un precursore del calcio italiano, è stato brillante, fantastico, anche fuori dal campo. L’ho sentito l’ultima volta un mese fa, sapevo che non stava bene. Poi, in tarda mattinata, è arrivata la brutta notizia...». Marco Giampaolo, allenatore di Giulianova e discepolo di Galeone, con cui ha iniziato tra la fine degli anni ’90 e il 2000 la carriera da tecnico - partendo dal ruolo di osservatore - che l’ha portato sulle maggiori panchine di serie A (Siena, Catania, Cagliari, Empoli, Samp, Toro, Milan e Lecce dopo il brillante inizio ad Ascoli con la vittoria della serie B nel 2005), ricorda con il sorriso il suo maestro.

Di calcio, ma non solo. Giampaolo e Galeone sono diventati amici fuori dal campo. Frequenti le cene in terra abruzzese, con l’ex direttore sportivo del Pescara Andrea Iaconi e, a volte, anche Max Allegri, oltre al giornalista Pierpaolo Marchetti. «L’ultima rimpatriata pochi anni fa, a casa di Iaconi. C’era anche Allegri. Galeone era un fuoriclasse. E un esteta, anche fuori dal campo», ribadisce Giampaolo.

«Ricordo delle esercitazioni per il possesso palla durante la settimana: richiamava continuamente i palleggiatori, voleva che la squadra dominasse il gioco e facesse la partita. Amava l’estetica, la bellezza. Un calcio diverso da quello che ai suoi tempi si usava fare. Il suo calcio rispecchiava la sua persona, che cercava continuamente il bello, aveva gusto per l’estetica».

E in ritiro, poi, se si beveva un bicchiere di vino non era un reato. «Si trattava bene e trattava bene gli altri. Una persona splendida». Nell’idea di calcio di Giampaolo c’è tanto di Galeone: «Per me è stato un modello. Ricordo che facemmo anche un viaggio a Barcellona per studiare un calcio diverso dal nostro. E con le sue squadre vinceva dando spettacolo».

«Allegri? È stato il suo delfino, dopo gli ultimi anni da calciatore a Pescara. Io invece ero team manager e poi collaboratore. Trascorrevo tanto tempo con lui. Facevamo le trasferte in macchina, non in aereo con la squadra. Una volta, per arrivare a Torino, mi fece fare una sosta a Bologna per bere insieme un calice di buon vino. Non è mai stato un tipo convenzionale».

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