Il calcio dilettantistico vale tre miliardi di euro

Secondo i dati della Federcalcio questo è l’impatto del movimento sul Pil nazionale, dal campionato di serie D agli eSports
Il mondo del calcio dilettantistico italiano, nei giorni scorsi, si è dato appuntamento a Ferrara per la seconda edizione di “Quarto Tempo - L’innovazione del calcio dilettantistico”. Un viaggio all’interno del calcio di base italiano, dalla serie D ai campionati giovanili, senza mai perdere di vista temi cruciali come sostenibilità, formazione, innovazione e responsabilità sociale dello sport.
Un movimento, quello del calcio dilettantistico, che conta più di 11mila società affiliate a livello nazionale, oltre un milione di tesserati (circa 50mila sono le calciatrici), 64mila squadre e 41mila allenatori. Come amano dire in molti, la Lega nazionale dilettanti rappresenta la base della piramide del calcio nazionale che ha il suo vertice, quello più visibile e luccicante, nella massima serie.
Nei piani inferiori che reggono l’intero sistema, una miriade di campionati: dalla serie D alla terza categoria, passando per l’Eccellenza, la massima competizione regionale. Poi, tanti altri livelli con il calcio a 5, il calcio femminile, il beach soccer, fino ad arrivare agli eSports, le competizioni virtuali.
Funzione sociale dello sport, senza dubbio, ma durante la convention nazionale di Ferrara i vertici del calcio nazionale e delle diverse leghe, hanno provato anche a calcolare il peso economico del comparto. Tra produzione diretta ed indotto (cibo, bevande, abbigliamento, attrezzature) il riflesso del calcio dilettantistico nazionale sul Pil si può stimare in circa tre miliardi di euro, così come recita l’edizione 2025 del report diffuso dalla Figc. E il capo della Federazione italiana, Gabriele Gravina, conosce i rapporti di forza del mondo del pallone: «il nostro mondo viene rappresentato come una piramide, ma il vertice può essere forte solo se la base sarà solida e capace di generare energie e nuove idee», ha spiegato Gravina. Giancarlo Abete, dal 2022 al vertice della Lega dilettanti, ha voluto sottolineare le novità introdotte dal decreto legislativo n. 36 del 2021 con cui è stata avviata la riforma del lavoro sportivo. La norma ha riordinato le disposizioni relative agli enti sportivi professionistici e dilettantistici, introducendo, tra l’altro, l'abolizione del vincolo sportivo ed i contratti di lavoro subordinato anche a livello dilettantistico.
«Nei dilettanti abbiamo 45mila contratti autonomi, in tutto il calcio professionistico i contratti sono 8mila», ha spiegato con un certo orgoglio il presidente della Lndm Abete: «Il calcio dilettantistico va visto come strumento di crescita sociale, di inclusione e benessere». Una riforma importante ma ancora parziale, che avrà bisogno di essere corretta e migliorata nei prossimi anni per non gravare troppo sulle società più piccole come, ad esempio, la proroga oltre il 2027 del taglio del 50% del contributo previdenziale. «Quarto Tempo ha rappresentato un’occasione straordinaria per condividere esperienze, buone pratiche e prospettive di crescita di un mondo che non è solo agonismo, ma anche comunità, educazione, coesione sociale e inclusione», ha raccontato il presidente Lnd Abruzzo, Concezio Memmo. «Da Ferrara portiamo a casa un patrimonio di idee e relazioni per scommettere ancora sui giovani e sulla formazione». Un focus della rassegna estense, è stato riservato anche al calcio femminile, settore in continua espansione, con l’intervento di Laura Tinari, presidente della Divisione serie B femminile e responsabile del calcio in rosa abruzzese.
A margine dell’evento che si è svolto nella città emiliana, la presentazione del restyling dei loghi della Lega nazionale dilettanti, realizzati in collaborazione con l’Università europea del design di Pescara.

