La procura Antidoping: 2 anni di stop a Di Luca

Chiesta la squalifica per i valori ormonali atipici dopo la tappa sullo Zoncolan
PESCARA. Non c’è pace per Danilo Di Luca. La procura Antidoping del Coni ha deferito nuovamente il ciclista di Spoltore al Gui, il giudice di ultima istanza, dopo la squalifica di tre mesi per le “frequentazioni” col medico Carlo Santuccione. Capo di imputazione: a Di Luca si contestano valori ormonali atipici nelle urine in un controllo a sorpresa la sera della tappa dello Zoncolan, al Giro d’Italia 2007.
Il procuratore Ettore Torri ha chiesto il deferimento e la squalifica di due anni per violazione dell’articolo 2.2 del codice Wada. Valori “atipici”, strani per un uomo di 31 anni, soprattutto dopo una fatica come lo Zoncolan. Di Luca, vincitore del Giro d’Italia, è sempre stato sereno e i suoi periti di parte, il nefrologo di fama nazionale, Giuseppe Ramazzi, e gli endocrinologi Costanzo Moretti e Roberto Salerno, in una perizia hanno smontato le accuse della Procura Antidoping che si è avvalsa dell’endocrinologo Marco Cappa e dai medici Paolo Borone e Anita Greco.
«Per avere nelle urine dei valori come quelli di Di Luca la sera dello Zoncolan, basta e avanza bere abbondantemente», scrive il professor Giuseppe Ramazzi. La Procura Antidoping contesta a Di Luca di essersi sottoposto a una flebo tra il controllo antidoping dell’Uci e quello a sorpresa della Procura la sera della tappa dello Zoncolan. A suo carico, nessuna positività riscontrata (non c’è doping), ma i valori anomali hanno insospettito il laboratorio di Roma diretto dal dottor Franco Botrà.
La Procura vuole vederci chiaro, ma, non trovandosi di fronte all’uso di sostanza illecita, raffronta campioni diversi. Per questo Di Luca viene sottoposto ad altri controlli, uno il giorno in cui è chiamato a comparire davanti alla Procura del Coni per il presunto coinvolgimento nell’inchiesta “Oil for drug”. Ma è stato il campione di un altro test fatto lo stesso giorno dello Zoncolan dall’Uci a rivelare divergenze “incompatibili” in un tempo così limitato.
E per avere quel campione il Coni ha dovuto lottare contro la resistenza dell’Uci, fino a quando (26 settembre 2007) è stato lo stesso Di Luca ad autorizzare la consegna al Coni del flacone dell’Uci. I dati a confronto avrebbero rilevato un grafico con parabole ascendenti e discendenti sui valori ormonali: per gli esperti di laboratorio non c’è altra spiegazione scientifica.
Di Luca si è “infuso” acqua o altro; al di là della sostanza la Wada proibisce il metodo. La controperizia della difesa di Di Luca ha escluso qualsiasi manipolazione (soffermandosi soprattutto su Ph e peso specifico), secondo la Procura del Coni non ha spiegato il perché di quella situazione. Il Gui dovrebbe giungere al verdetto entro due mesi per evitare a Di Luca di saltare il Giro.
Il procuratore Ettore Torri ha chiesto il deferimento e la squalifica di due anni per violazione dell’articolo 2.2 del codice Wada. Valori “atipici”, strani per un uomo di 31 anni, soprattutto dopo una fatica come lo Zoncolan. Di Luca, vincitore del Giro d’Italia, è sempre stato sereno e i suoi periti di parte, il nefrologo di fama nazionale, Giuseppe Ramazzi, e gli endocrinologi Costanzo Moretti e Roberto Salerno, in una perizia hanno smontato le accuse della Procura Antidoping che si è avvalsa dell’endocrinologo Marco Cappa e dai medici Paolo Borone e Anita Greco.
«Per avere nelle urine dei valori come quelli di Di Luca la sera dello Zoncolan, basta e avanza bere abbondantemente», scrive il professor Giuseppe Ramazzi. La Procura Antidoping contesta a Di Luca di essersi sottoposto a una flebo tra il controllo antidoping dell’Uci e quello a sorpresa della Procura la sera della tappa dello Zoncolan. A suo carico, nessuna positività riscontrata (non c’è doping), ma i valori anomali hanno insospettito il laboratorio di Roma diretto dal dottor Franco Botrà.
La Procura vuole vederci chiaro, ma, non trovandosi di fronte all’uso di sostanza illecita, raffronta campioni diversi. Per questo Di Luca viene sottoposto ad altri controlli, uno il giorno in cui è chiamato a comparire davanti alla Procura del Coni per il presunto coinvolgimento nell’inchiesta “Oil for drug”. Ma è stato il campione di un altro test fatto lo stesso giorno dello Zoncolan dall’Uci a rivelare divergenze “incompatibili” in un tempo così limitato.
E per avere quel campione il Coni ha dovuto lottare contro la resistenza dell’Uci, fino a quando (26 settembre 2007) è stato lo stesso Di Luca ad autorizzare la consegna al Coni del flacone dell’Uci. I dati a confronto avrebbero rilevato un grafico con parabole ascendenti e discendenti sui valori ormonali: per gli esperti di laboratorio non c’è altra spiegazione scientifica.
Di Luca si è “infuso” acqua o altro; al di là della sostanza la Wada proibisce il metodo. La controperizia della difesa di Di Luca ha escluso qualsiasi manipolazione (soffermandosi soprattutto su Ph e peso specifico), secondo la Procura del Coni non ha spiegato il perché di quella situazione. Il Gui dovrebbe giungere al verdetto entro due mesi per evitare a Di Luca di saltare il Giro.