L’Aquila, squadra senza identità: la società esonera Pochesci

La sconcertante prova dei rossoblù a Sora (4-1 il risultato) ha fatto precipitare la situazione. L’amarezza di Pochesci: «I nostri avversari sembravano il Real Madrid, chiedo scusa ai tifosi». Attesa per il nome del sostituto
L’AQUILA. Alle 20.48 di ieri l’annuncio dell’esonero sul sito ufficiale del club. «L’Aquila 1927 comunica di aver sollevato dal proprio incarico l’allenatore Sandro Pochesci. Al tecnico il ringraziamento per la professionalità profusa e l’augurio delle migliori fortune professionali». Poche righe per dare un segnale vivo ai tifosi e alla squadra dopo la debacle di Sora. Costata punti, faccia e identità ad una squadra smarrita dietro le sue ombre.
Quanto visto in campo in queste prime settimane di campionato non ha mai davvero lasciato il segno. Prestazioni altalenanti, gioco carente e poche certezze dai punti di riferimento dello spogliatoio. Ora, però, bisognerà trovare un sostituto di livello, che possa prendere in mano i resti della squadra slegata e senza pathos vista ieri al Tomei, e ridarle carattere. Sono ore caldissime per il toto nomi al vaglio della proprietà. Tra i papabili spunta il nome di Gianluca Colavitto, fresco di esonero dal Giugliano (serie C, girone C).
Per ora Pochesci non ha rilasciato dichiarazioni. Restano le parole spese ieri nell’immediato dopo gara. «Una partita indegna». E poi le scuse alla città e ai tifosi «per l’atteggiamento. Perché si può perdere. Ma non così». Non ha usato mezzi termini. L’analisi della sconfitta è fin troppo semplice: una squadra mai davvero scesa in campo. La cui prestazione è il sintomo evidente di un malessere più ampio. Lenta, prevedibile, senza idee e senza mordente. «Al confronto il Sora sembrava il Real Madrid», ha detto ancora Pochesci. Spiazzato, come ha ammesso lui stesso, per i valori messi in campo dai bianconeri. Superiori in tutto, specie per il rapporto qualità-prezzo di giornata. Né l’assenza di Tavcar, né quella dei tifosi al seguito possono fare da attenuanti. Il tecnico è rimasto fedele al 3-4-1-2, con Banegas a supporto di Sparacello e Di Renzo. Di fronte l’eroe di giornata, mister Giacomarro. Ribattezzato “l’uomo dei miracoli”. Ha letteralmente stravolto una squadra data per spacciata prima ancora di cominciare. Al cospetto di una corazzata come L’Aquila, ha rimesso in discussione qualsiasi convinzione di merito e regalato ai suoi tifosi la partita perfetta.
Il poker del Tomei va oltre i quattro gol e il passivo pesante. Il successo contro L’Aquila è un esercizio di stile. Squadra corta, col baricentro basso, spesso chiusa nella propria metà campo. Che aspetta l’avversaria per poi distendersi in contropiede, portando sette, otto giocatori a sostegno del portatore di palla. La linea difensiva è un meccanismo svizzero. L’Aquila, salvo un paio di occasioni, non è mai riuscita ad arrivare alla conclusione.
Poi c’è il fattore mentale. Giocatori scarichi, senza mordente. È mancata la grinta. E quindi tutto il resto. Il Sora l’ha sbloccata al quarto d’ora. Curatolo, tra i migliori in campo, approfitta di una disattenzione di Scognamiglio e a tu per tu con Michielin riesce a insaccare in rete, nonostante il tentativo di ostruzione di Tomas. Il raddoppio al 41’. Pecchia raccoglie una palla sporca in area di rigore, si coordina e calcia di collo mancino all’angolino dove il portiere non può arrivare. Appena due minuti e arriva anche il 3-0. Bolo - Mvp di giornata - crossa per Curatolo, defilato sul fondo. Il centravanti cerca e trova Lauria sul lato opposto dell’area piccola, che stoppa col petto e lascia partire il destro di forza che si stampa alle spalle di Michielin. Il poker porta la firma del neoentrato Trotta con un rasoterra di precisione dal limite che trafigge, per l’ultima volta, il portiere aquilano. È Di Renzo ad accorciare a due minuti dal novantesimo su un assist di Sparacello. Troppo poco. Ora la capolista Ostiamare è distante dieci punti. Distacco inaccettabile, che Pochesci ha pagato sulla sua pelle.

