Masciangelo: «Io, il calcio e la pesca a Casalbordino» 

Il terzino: «Ho sangue abruzzese, mio nonno era di vicino Vasto e non potevo scegliere di meglio della maglia biancazzurra. Zauri? Mi è dispiaciuto molto»  

PESCARA. Esplosivo in campo, mite e tranquillo nella vita di tutti i giorni. Edoardo Masciangelo, 23 anni, terzino sinistro cresciuto nella Roma, è uno dei volti nuovi del Pescara 2019-2020. Sorridente, molto educato, quasi timido quando mette piede nella redazione del Centro. Il difensore romano si è raccontato tra presente e futuro, aprendo anche il ricchissimo album dei ricordi. Specie quelli legati alle sue origini abruzzesi e delle estati trascorse a Vasto.
Masciangelo, lei è arrivato a sorpresa a fine mercato estivo e si è subito preso la scena, giocando 14 partite. È soddisfatto?
«Sono contento di aver giocato parecchio e felicissimo per la scelta fatta. Il mio obiettivo è sempre lo stesso: dare il massimo per il Pescara. Tuttavia, posso fare di più e dobbiamo fare di più come squadra in questo girone di ritorno».
Ha soltanto 23 anni, ma ha già una carriera importante alle spalle.
«Ho fatto la gavetta, diciamo così. Dopo il settore giovanile tra Roma e Fiorentina, ho disputato tre campionati di C, poi una bellissima esperienza all’estero, nella serie A svizzera, con la maglia del Lugano, poi la Juve e adesso per la prima volta in B con il Pescara. Sono contento della strada fatta finora».
Come nasce Masciangelo calciatore?
«Ho iniziato giocando con mio fratello maggiore, Nicolò, che mi portava con lui ai campetti vicino casa. Ho fatto 10 anni alla Roma, con me c’era Daniele Verde, che ha giocato qui, ma anche i vari Pellegrini, Capradossi, Di Mariano e Calabresi. Nell’ultimo anno alla Roma ero il capitano della Primavera, poi sono passato alla Fiorentina, nell’ultimo anno di giovanili, per volontà di Vincenzo Montella, che mi aveva notato quando lavorava nella Roma».
L’esperienza in Svizzera come è stata?
«Fantastica. Mi ha fatto crescere tanto, perché il livello nella Super League è abbastanza elevato».
Nasce attaccante, vero?
«Sì, esterno offensivo o trequartista. Poi nei primi anni alla Roma mister Manfrè mi ha cambiato ruolo ed è stata una mossa vincente».
L’allenatore al quale è più legato?
«Sandro Tovalieri che ho avuto agli Allievi della Roma, ma anche Arnaldo Franzini al Piacenza».
Lei ha sangue abruzzese, vero?
«Sì, mio nonno aveva origini abruzzesi. Di Casalbordino, per l’esattezza, e ricordo benissimo da bambino quando mio padre mi portava al mare lì. Andavamo a pesca e ricordo con piacere quelle giornate al mare tra Vasto e Casalbordino. Era destino che io tornassi qui in Abruzzo e mi piacerebbe restarci. Questa terra è fantastica. C’è tutto: mare e montagna. Poi a Pescara si vive alla grande. Sono di proprietà della Juve e non so quello che accadrà, però mi piacerebbe restare qui».
Zauri si è dimesso, ora in panchina c’è Legrottaglie. Come avete vissuto il cambio?
«Ci tengo a ringraziare Zauri e mi è dispiaciuto molto per il suo addio. Mi ha lasciato molto a livello umano. Con Legrottaglie ottimo impatto, ha parlato con noi in maniera molto bella ed entusiasmante. Ci ha detto di tenere la testa alta e di guardare avanti. Ci sono tutti i presupposti per ripartire alla grande».
Cosa non ha funzionato con Zauri?
«Sinceramente non saprei, però qualcosa non è andata bene. Ora tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. È stata una sconfitta personale, anche se ha pagato l’allenatore. Adesso dobbiamo ripartire bene».
Pescara da play off o no?
«Pensiamo a partita dopo partita. La classifica è corta e non bisogna abbassare la guardia. Abbiamo le potenzialità per centrare i play off e ci proveremo».
Il suo sogno è quello di giocare in serie A?
«Sì, mi piacerebbe molto. Il mio sogno è quello e spero di realizzarlo».
Lei è un calciatore, ma con tanta pallamano in famiglia. Vero?
«Sì, mio padre è un ex giocatore di pallamano e ha vestito la maglia della Nazionale».
Senza calcio cosa avrebbe fatto?
«Forse avrei studiato psicologia o economia».
Profilo basso e mai sopra le righe. Masciangelo è così sempre o solo davanti a microfoni e taccuini?
«Sono così, lo sono sempre stato. Umile e alla mano, non sono uno che, siccome fa il calciatore, si monta la testa».
Quanti tatuaggi ha?
«Nessuno, non mi piacciono».
Nel tempo libero cosa fa?
«Mi piace molto vivere la città. Abito a due passi dal mare e mi piace molto passeggiare lungo la riviera».
Sabato gara trappola contro la vice capolista Pordenone, che in casa non ha mai perso.
«Un motivo in più per provare a vincere, l’obiettivo è quello».
©RIPRODUZIONE RISERVATA