Pescara, colpo da play off: Lanciano livido di rabbia

Decide Bjarnason, rossoneri contro l’arbitro Pairetto: gol viziato da un fallo
LANCIANO Il massimo risultato con il minimo sforzo: il derby d’Abruzzo ha i colori biancazzurri, quelli del Pescara che, vincendo al Biondi, è salito al sesto posto in classifica, a quota 54, con Spezia ed Avellino. In piena zona play off. E’ finita come nella passata stagione: 1-0 e tante polemiche per la direzione di gara dell’arbitro, Pairetto (figlio d’arte), particolarmente contestata dalla Virtus Lanciano. Che, vale la pena sottolinearlo, anche nel derby di ritorno ha raccolto meno di quanto ha dimostrato di meritare sul campo. Era già accaduto all’andata (1-1) e ieri è andato in scena il replay.
Più calci che calcio al Biondi. Di spettacolare c’è stata la cornice di pubblico.
Il Pescara ha vinto capitalizzando l’unico tiro nello specchio della porta, quello di Bjarnason, al 30’ della ripresa. Una conclusione di destro che ha gonfiato la rete, mandando in visibilio i circa 1.100 tifosi biancazzurri al seguito e gelando il resto del Biondi. Che, al contrario, ha inveito contro il direttore di gara reo di non aver fischiato un fallo di Rossi su Conti nell’azione finalizzata dall’islandese. Un’azione nata con un altro sospetto: un tocco di mano di Memushaj. Quanto basta per infiammare un pomeriggio vissuto sul filo del nervosismo. A tratti esagerato.
La Virtus ha fatto la partita e alla fine si è ritrovata con un pugno di mosche in mano. Possesso palla, supremazia territoriale e occasioni da rete: tutto faceva presagire a un derby a tinte rossonere. E, invece, nell’unica occasione in cui non è andata in rete, in questa stagione, la Virtus Lanciano ha fatto registrare il passo falso letale nella rincorsa alla zona play off. Ma la rabbia dei frentani è tutta indirizzata verso l’arbitro Pairetto, preso di mira sin dalle battute iniziali. Il “fischietto” di Nichelino ha diretto molto all’inglese, lasciando giocare anche in alcune occasioni quando, invece, doveva interrompere il gioco. Di tutte le recriminazioni della Virtus – da verificare alla moviola – probabilmente, quella più ragionevole riguarda l’azione del gol viziata da un contrasto falloso tra Rossi e Conti non sanzionato. Rossoneri furibondi, durante e dopo la partita. Tutti contro Pairetto, anche i Maio. Tifosi inviperiti convinti di aver subito un torto nella partita dell’anno. Derby tattico, nervoso e combattuto con il coltello tra i denti. Tanto agonismo in uno stadio trasformato in un catino bollente di tifo e passione.
Sul piano del gioco si è visto poco. E quel poco l’ha costruito il Lanciano. Il Pescara ha badato a contenere, cercando di ripartire, il più delle volte senza successo. Il derby ha premiato la pazienza e il cinismo dei biancazzurri che all’inizio sono stati salvati da Fiorillo, all’8’, sulla doppia conclusione di Piccolo. Ancora frentani nella ripresa: hanno sfiorato il vantaggio dapprima, all’8’, con il colpo di testa di Cerri, terminato di poco alto, e poi con Vastola che, al 17’, ha regalato l’illusione ottica del gol con la palla di poco fuori. La Virtus ha giocato con un’idea di gioco e ha cercato di svilupparla, senza costrutto; il Pescara, invece, ha ripetuto la partita difensiva dell’anno scorso. All’epoca c’era Marino sulla panchina biancazzurra, questa volta l’ex Baroni che deve aver fatto tesoro di quello 0-1 del dicembre 2013 e ieri è passato all’incasso. Insulti e fischi per il tecnico fiorentino, accolto con livore al Biondi. Alla fine, però, il risultato ha premiato la sua strategia. Ha retto il pacchetto arretrato, ben protetto dai mediani. Gli attaccanti, Pettinari e Melchiorri, invece, non sono riusciti a tenere palla e a far salire la squadra. Da qui la partita di contenimento. Comunque vincente.
@roccocoletti1
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