Verratti, mercoledì 33 candeline: «La nuova vita in Qatar: qui il calcio non è ossessione»

Il centrocampista di Manoppello il 5 novembre festeggerà il compleanno: ha ancora voglia di divertirsi in campo e, chissà, magari provando a chiudere la carriera in Italia in serie A o nel suo Pescara
PESCARA. Da Pescara al Qatar, passando per Parigi, una favola che vede sempre protagonista lui, Marco Verratti. Il mare dell’Abruzzo gli manca, ma non se la passa male: dopo 11 anni vissuti nella Ville Lumière, nel 2023 ha deciso di cambiare la sua vita, andando a giocare in Qatar dove lo hanno inondato di dollari. Due stagioni all’Al-Arabi e da quest’anno l’ Al-Duhail. Mercoledì compirà 33 anni, ma ha ancora voglia di divertirsi in campo e, chissà, magari provando a chiudere la carriera in Italia in serie A o nel suo Pescara, club del quale da maggio è diventato maggiore azionista insieme al presidente Sebastiani. Il folletto di Manoppello si è raccontato in una intervista rilasciata a Flashscore mentre è nella sua sontuosa dimora a Doha. Esploso nel Pescara, ha conquistato l'interesse dei grandi club, nel 2012 la spuntò il Psg per 12 milioni di euro dove ha costruito una splendida carriera che, però, non è mai passata dalla Serie A italiana, almeno per adesso.
La nostalgia. «Nel calcio non si sa mai, per adesso ho un contratto qui (60 milioni di dollari in due anni, ndr). Alla fine sono ancora un po' giovane per il calcio, ho ancora un po' di anni - dice Verratti -, non ho avuto mai infortuni grazie a Dio quindi mi sento ancora bene e vediamo in futuro se c'è la possibilità».
Il Pescara ci spera e anche i tifosi biancazzurri, ma ora la sua vita è nella città che si affaccia sul Golfo Persico. «Qui c'è sicuramente un altro tipo di calcio però alla fine il calcio è sempre quello, in mezzo al campo ti diverti, a me basta una palla e dei compagni di squadra e sono felice. Mi trovo molto bene. Differenze forse più nella cultura, poi il calcio qui è più tranquillo mentre in Europa è più vita o morte, se perdi la domenica in settimana sei morto mentre qui non è così».
Azzurro addio. Non vede la Nazionale dal 2023. «E' stata un po' una decisione mia quando sono venuto in Qatar. I miei figli sono rimasti a vivere a Parigi quindi il periodo Nazionale è l'unico in cui posso vederli. Per adesso penso che continuerò così», spiega il centrocampista pescarese, uno dei campioni d'Europa con l'Italia di Mancini nel 2021. «Per me è stata forse la soddisfazione e l'emozione più grandi che ho provato nel calcio. Vincere per la Nazionale penso sia qualcosa di unico, perché comunque l'Europeo è d'estate e sai che la tua famiglia, i figli e gli amici sono tutti insieme nella piazza del paese guardandoti. Vincere a Wembley contro l'Inghilterra è stato fantastico».
Grande tra i grandi. Il Psg ha avuto grandi campioni, lui è una delle leggende del club, è il terzo per numero di presenze. «Ho passato 11 anni lì. Sono diventato uomo, ho conosciuto persone che mi hanno fatto comprendere che la vita bisogna viverla bene, con rispetto e con educazione. Oltre ai trofei è stata la mia vita, dove mi sono formato e dove sono diventato più uomo, i miei figli sono nati là, vivono ancora là. È stata una città e un club che mi ha dato tutto, per me il Psg è un insieme di ricordi bellissimi». Ha diviso lo spogliatoio con stelle del calibro di Messi, Neymar e Mbappé. «Ognuno era diverso dall'altro, Messi è una persona semplicissima, non sentivi questa cosa che 'giochi con il più forte del mondo', per me è il più forte della storia e ha un carattere semplice, è sempre il primo a uscire a fare l'allenamento, uno che ha ancora piacere a fare il torello, a fare tattica, è una persona stupenda e ho avuto un bellissimo rapporto con lui e ce l'ho ancora. Neymar è uno che vive la vita piena, sempre col sorriso quindi è uno che ti contagia».
Il maestro e il Delfino. L'incontro con Zeman gli ha cambiato la vita, era la mente di quello splendido Pescara che nel 2012 centrò la promozione in serie A. «È stato il migliore allenatore che ho avuto. Penso che anche per un giovane passare sotto Zeman è una benedizione. È un allenatore preparatissimo che ti fa capire tutte le cose che ci vogliono nel calcio. La corsa, la tattica, la tecnica: è una persona che mi ha dato tanto e penso che se ho potuto compiere tante cose nel calcio è molto merito suo. Quando c'è il compleanno o a Natale cerco di scrivergli un messaggio, poi nel calcio delle volte ti allontani ed è difficile stare in contatto, però è un allenatore a cui voglio molto bene e di cui ho tantissimi ricordi».
Intanto ha riallacciato il legame con il Pescara, la squadra che lo ha lanciato, il club nel quale è arrivato dopo la scuola calcio a Manoppello. «Per me è stato un rendere qualcosa indietro al club che mi ha dato tutto. Comunque è un club piccolino che ha fatto anche sacrifici per me, mi è sempre stato dietro e mi ha sempre fatto crescere in una maniera perfetta. Hanno le strutture, c'è di tutto per diventare un grande giocatore a Pescara. È stata una dimostrazione per ringraziare per tutto quello che hanno fatto per me e voglio continuare a far crescere il Pescara».
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