Alpini morti sul Gran Sasso. L'esperto: montagne abruzzesi troppo spesso sottovalutate

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«Le montagne abruzzesi spesso sono sottovalutate, anche da chi viene dal nord ed è abituato alle Alpi. Anche la via più facile può diventare fatale». Lo ha detto l'alpinista abruzzese Italo Fasciani che lo scorso 3 ottobre ha raggiunto la vetta himalayana del Cho Oyu (8.201 metri), sesta montagna più alta del mondo e che sul Corno Grande del Gran Sasso, proprio dove è avvenuta la tragica escursione in cui sono morti due alpinisti, ha svolto parte dell'allenamento per la sua impresa.

«Uno scivolone sul ghiaccio su un pendio di 40 gradi, quindi non così ripido e su cui si può ancora sciare - spiega l'esperto - fa prendere una tale velocità che è come saltare nel vuoto. Andare giù per 20, 50 o 100 metri e poi scontrarsi con le rocce produce danni inevitabili». La via 'Normalè è una delle tre vie escursionistiche per arrivare in vetta al Corno Grande, riferisce Fasciani, ed è quella più facile. Poi c'è la via delle 'Crestè e la 'Direttissimà (questa sul versante
aquilano e più complessa). «Prima di affrontare qualunque via in montagna - avverte infine l'esperto - è necessario conoscerla e aver fatto apprendistato».