Autovelox fuorilegge, oggi il processo

In tribunale il sindaco, due assessori e l'ex capo dei vigili di Canzano

TERAMO. Si apre oggi davanti ai giudici del tribunale di Teramo il processo per l'autovelox di Canzano, il caso che per mesi ha occupato le pagine dei giornali. Dall'agosto del 2008 al febbraio 2009 l'apparecchio rilevò 12 mila infrazioni, poi tutte annullate dal prefetto perchè quell'apparecchio non poteva funzionare senza la presenza dei vigili urbani.

E il caso ha voluto che solo qualche giorno fa l'apparecchio, che per mesi ha terrorizzato centinaia di automobilisti e che ormai da tempo era spento, sia sparito definitivamente dalla statale 150. Davanti ai giudici compariranno il sindaco di Canzano Francesco Di Marco, 47 anni; l'ex comandante della polizia municipale Roberto Piersanti, 63 anni; e gli assessori comunali Luciano Cioci, 37 anni, e Katia Pompetti, 34. I quattro sono tutti accusati di abuso d'ufficio, Piersanti (che firmò i verbali) anche di falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico.

Il gup Giovanni de Rensis, nel rinviare a giudizio i quattro, ha ammesso la costituzione come parte civile di sei multati, tra i quali Michele Petrosino, il politico di Castelnuovo che, a capo di un comitato, avviò la battaglia mediatica e legale contro quelle multe. Petrosino avrebbe voluto costituirsi anche per il comitato, ma il giudice ha respinto la richiesta. E' probabile che nell'udienza di oggi altri legali possano costituirsi parte civile per i propri clienti multati. Hanno annunciato l'intenzione di partecipare al processo, per ottenere un risarcimento, sia automobilisti che hanno pagato la multa e non si sono mai visti restituire i soldi, sia automobilisti che non hanno mai pagato, vincendo i ricorsi al prefetto e al giudice di pace. La tesi portante dell'accusa è che gli amministratori di Canzano avrebbero intenzionalmente procurato alla società Ser.Com. di Caserta - che nel 2008 incaricarono di installare e gestire l'autovelox fisso sulla statale 150 - un ingiusto vantaggio patrimoniale, determinando un danno al proprio Comune.

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