Autovelox, tocca al giudice di pace

Oggi la prima udienza, ma sarà rinviata. Oltre mille i ricorsi.

TERAMO. Comincia oggi la battaglia giudiziaria dei multati dell’autovelox di Canzano. È infatti fissata la prima udienza davanti al giudice di pace per discutere l’eventuale annullamento di una delle oltre 10mila multe inflitte agli automobilisti che percorrono la statale 150 a Piano di Corte. L’udienza di oggi, però, sarà rinviata all’11 dicembre per indisponibilità del giudice Maria Gabriella Merlini. All’inizio della prossima settimana sarà reso noto il calendario delle altre udienze sul caso.

Oggi, comunque, il promotore del comitato dei multati e l’estensore della maggior parte dei ricorsi, Michele Petrosino, presenterà all’ufficio del giudice di pace delle memorie per integrare i ricorsi già inviati. Petrosino, in particolare, porterà a conoscenza del giudice tutto il carteggio intercorso nei mesi di febbraio e marzo tra la prefettura e il Comune di Canzano.

Danno erariale. Tra queste comunicazioni spicca quella firmata dal prefetto Francesco Camerino lo scorso 16 marzo. Di fronte alla resistenza del Comune a fornire l’elenco dei verbali, il prefetto scrive: «Avendo questa prefettura iniziato ad archiviare i verbali, si è rilevato che i costi diretti, sinora quantificati per ogni procedimento di cui trattasi, ammontano a euro 94,20. Trattandosi di aggravi di spesa che si potevano evitare mentre possono ancora prevenirsi quelli ulteriori per le altre istanze, si torna a chiedere - fermi gli atti dovuti per i profili di danno erariale già verificatisi - di voler trasmettere quanto chiesto». Calcolando mille ricorsi alla prefettura (ma Petrosino assicura: «Ne sono di più»), il Comune potrebbe essere chiamato a rispondere di un danno erariale di quasi 100mila euro. Ci sono, poi, i 900 ricorsi al giudice di pace: ogni sentenza costa 90 euro all’erario. Chi paga, visto che quelle cause si potevano evitare?

La resistenza. Il Comune di Canzano, però, non si arrende. Intanto continua a inviare le notifiche dei verbali («Ne restano 1.443», sostiene Petrosino), e poi resiste sulle sue posizioni. Ovvero: punta ad incassare almeno i soldi di chi ha pagato le multe. La prefettura sostiene che quei soldi il Comune dovrebbe restituirli, l’amministrazione - confortata da un parere legale fornito da un noto studio di Roma - sostiene di no. Finora il Comune ha incassato per oblazioni spontanee la somma di 180mila euro. Soldi che a questo punto ritiene preziosi, evidentemente, per evitare di andare in rosso a causa dell’ondata di ricorsi.