Caso Vicentini, protesta davanti alla Asl

4 Luglio 2013

Lunedì un sit-in contro la cacciata del primario di urologia. Intanto l’università blocca il via libera alla convenzione

TERAMO. Caso Vicentini, colpo di scena. L’università dell’Aquila fa un passo indietro rispetto alla convenzione con la Asl di Teramo (ma anche suquella con la Asl dell’Aquila) che ha visto il taglio del reparto di urologia. Il dipartimento di medicina ha chiesto martedì di rivedere entrambe le convenzioni perchè ci sono una serie di errori tecnici e ieri il rettore Ferdinando di Orio ha ritirato dalla discussione del senato accademico le due convenzioni. Una marcia indietro che potrebbe avere effetti sul taglio della convenzione per il reparto di urologia del Mazzini, a direzione universitaria ormai dal lontano 1976.

Ma visto che la Asl potrebbe anche continuare sulla strada inboccata e mandare via il primario-docente Carlo Vicentini, i pazienti del reparto, le associazioni e i partiti che non condividono la decisione si stanno organizzando. Lunedì alle 10 davanti alla sede della Asl in circonvallazione Ragusa si terrà un sit in per manifestare il dissenso sulla cacciata di Vicentini. «E’ una manifestazione», spiega Valdo Di Bonaventura, consigliere comunale di Città di virtù, «che nasce dalle tante sollecitazioni arrivate dai cittadini. Riceviamo tante telefonate di persone indignate per questa soluzione: il reparto è un modello di funzionalità, efficienza e umanità. Quel tipo di organizzazione dovrebbe essere un modello da seguire, invece di essere soppressa togliendo il vertice. Peraltro si tratta di un professionista stimato e apprezzato. Non a caso l'iniziativa di protesta nasce dall'indignazione di tanti cittadini che hanno usufruito, loro o i parenti, di quel reparto. Le istituzioni politiche saranno vicine alla loro iniziativa, senza strumentalizzarla ma solo appoggiando le loro richieste». Di Bonaventura parla anche della motivazione con cui il direttore generale Giustino Varrassi ha spiegato il taglio: l’alta mobilità passiva del reparto, per cui più del 50% dei pazienti teramani va a farsi curare fuori. «La mobilità passiva c'è perchè il reparto, per le richieste che ha, è sottodimensionato: le sedute operatorie sono poche e c'è una lunga lista d'attesa. Quindi la mobilità passiva nasce dall'impossibilità di far fronte alle tante richieste. Questo è l'ennesima scelta scellerata che non va a favore dei cittadini ma va a penalizzare l'ospedale di Teramo».

Sulla mobilità passiva torna anche il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio, il quale chiede che la Asl (o la Regione, con un appello a Chiodi) pubblichi tutti i dati riguardo la mobilità, attiva e passiva. Intervengono anche “Il Popolo di Teramo”, “Teramo 3.0” e “Teramo Cambia”. In una nota fanno rilevare che la popolazione non è d'accordo con la decisione. E chiedono a Varrassi di rendere pubblica la documentazione su cui si basa il taglio. «Perché non sono un mistero la reputazione e la fama che accompagnano il professor Vicentini. E sentir solo ventilare ipotesi di idiosincrasie fra lo stesso Vicentini e l'urologo-politico Robimarga, di polemiche fra Vicentini e Varrassi, di "vendette" che si consumerebbero alle spalle dei cittadini e ai danni dei pazienti urologici, ripugna al comune buon senso. Il comunicato diramato dalla Asl nel becero tentativo di arginare una protesta popolare che - lungi dal sorgere per biechi motivi di lucro politico - si solleva dal passaparola, dalla stima e dal rispetto che Vicentini si è guadagnato sul campo, è una difesa inaccettabile e come sempre omissiva». Le tre associazioni vorrebbero sapere qual è la mobilità passiva relativa a Teramo e quale ad Atri o Giulianova, dove ci sono unità operative ormai svuotate, e ancheil grado di soddisfazione dei pazienti per gli interventi eseguiti a Teramo.(a.f.)

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