Ecco l'atto che annulla 5mila firme

E' del ministro Maroni, il Pd: «Ma il referendum si può ancora fare»
TERAMO. Un documento di 21 righe per dire che il referendum non si può fare senza regolamento. E' il parere, firmato dal direttore centrale del Dipartimento affari interni e territoriali del ministero dell'Interno, che blocca la consultazione popolare per salvare dall'abbattimento il vecchio stadio.
Il Pd, però, non lo considera un atto "tombale" per la procedura avviata con la raccolta di 5mila firme da parte degli ultrà del Teramo. Nel primo consiglio comunale utile il partito presenterà una proposta di regolamento da approvare insieme alla nomina della commissione di esperti che dovrà valutare l'ammissibilità del quesito. «La volontà dei cittadini di utilizzare uno strumento di così ampio respiro democratico», afferma il Pd, «non può essere accantonata a seguito di un parere espresso addirittura dal ministro dell'Interno Roberto Maroni su una tematica comunale in periodo di federalismo».
Il parere ministeriale, inviato il 9 giugno al prefetto Eugenio Soldà, si fonda su "fattispecie analgoghe" a quella esposta dall'amministrazione cittadina. «Si ritiene che il regolamento», spiega la nota, «costituisce presupposto essenziale per l'attivazione della consultazione referendaria, nella considerazione che le norme di dettaglio hanno una funzione complementare e integrativa delle previsioni statutarie».
Secondo il ministero questa tesi sarebbe sostenuta anche da quanto stabilito nelle norme comunali già in vigore. «In tal senso depone», continua il parere, «la stessa formulazione contenuta nello statuto dell'ente che all'articolo 44 "riconosce" l'istituto del referendum tra gli strumenti di partecipazione del cittadino, mentre all'articolo 4, collocato tra i "Principi generali", fa espresso riferimento al regolamento del referendum».
Nell'atto viene citata anche la "costante giurisprudenza amministrativa", secondo cui la disciplina regolamentare deve «prevedere le varie fasi nelle quali si articola la consultazione, dall'iniziativa sino alla proclamazione dei risultati, inclusi i sistemi con cui sindacare l'ammissibilità della consultazione».
Per il Pd, comunque, questo pronunciamento non vuol dire che il referendum sull'abbattimento dello stadio per far posto al teatro sia cancellato. «Ribadiamo la necessità di realizzare celermente il regolamento attuativo previsto dallo statuto», conclude il partito, «siamo per un'urbanistica partecipata e non per eccessi di prepotenza che rischiano di trasformare la città senza un'adeguata informazione sui progetti in atto e la reale comprensione del loro contenuto, certamente difforme rispetto agli annunci».
Il Pd, però, non lo considera un atto "tombale" per la procedura avviata con la raccolta di 5mila firme da parte degli ultrà del Teramo. Nel primo consiglio comunale utile il partito presenterà una proposta di regolamento da approvare insieme alla nomina della commissione di esperti che dovrà valutare l'ammissibilità del quesito. «La volontà dei cittadini di utilizzare uno strumento di così ampio respiro democratico», afferma il Pd, «non può essere accantonata a seguito di un parere espresso addirittura dal ministro dell'Interno Roberto Maroni su una tematica comunale in periodo di federalismo».
Il parere ministeriale, inviato il 9 giugno al prefetto Eugenio Soldà, si fonda su "fattispecie analgoghe" a quella esposta dall'amministrazione cittadina. «Si ritiene che il regolamento», spiega la nota, «costituisce presupposto essenziale per l'attivazione della consultazione referendaria, nella considerazione che le norme di dettaglio hanno una funzione complementare e integrativa delle previsioni statutarie».
Secondo il ministero questa tesi sarebbe sostenuta anche da quanto stabilito nelle norme comunali già in vigore. «In tal senso depone», continua il parere, «la stessa formulazione contenuta nello statuto dell'ente che all'articolo 44 "riconosce" l'istituto del referendum tra gli strumenti di partecipazione del cittadino, mentre all'articolo 4, collocato tra i "Principi generali", fa espresso riferimento al regolamento del referendum».
Nell'atto viene citata anche la "costante giurisprudenza amministrativa", secondo cui la disciplina regolamentare deve «prevedere le varie fasi nelle quali si articola la consultazione, dall'iniziativa sino alla proclamazione dei risultati, inclusi i sistemi con cui sindacare l'ammissibilità della consultazione».
Per il Pd, comunque, questo pronunciamento non vuol dire che il referendum sull'abbattimento dello stadio per far posto al teatro sia cancellato. «Ribadiamo la necessità di realizzare celermente il regolamento attuativo previsto dallo statuto», conclude il partito, «siamo per un'urbanistica partecipata e non per eccessi di prepotenza che rischiano di trasformare la città senza un'adeguata informazione sui progetti in atto e la reale comprensione del loro contenuto, certamente difforme rispetto agli annunci».
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