Fuggito in Brasile, il processo non parte 

Martinsicuro, irreperibile l’uomo accusato di aver investito e ucciso un ciclista in una corsa clandestina

MARTINSICURO. L’unico imputato è fuggito in Brasile. Per questo il processo non può ancora partire, a tre anni e mezzo da quel terribile incidente a Villa Rosa di Martinsicuro in cui perse la vita a 60 anni Carino Strozzieri, detto Tonino, residente in città ma originario di Controguerra.
L’imputato, un brasiliano di 39 anni, alle 6 del mattino del 2 settembre 2017 era alla guida della Bmw che, gareggiando a folle velocità lungo via Roma con un’Alfa 159 il cui conducente non è stato mai identificato, ha urtato violentemente il ciclista, scaraventandolo a 35 metri di distanza, uccidendolo. Le due auto non si fermarono per prestare soccorso alla vittima. L’imputato sarebbe anche implicato nel furto successivo a casa di Strozzieri. L’auto dell’impatto, fortemente danneggiata, fu nascosta.
Le indagini, condotte dal pm Greta Aloisi, coinvolsero i carabinieri di Alba Adriatica, i Ris di Roma e la questura di Prato. Nonostante l’ordine di custodia cautelare, però, secondo quanto ricostruito, il brasiliano riuscì a fuggire prima in Toscana. Poi, dopo aver toccato anche Roma e Napoli, a una settimana dall’incidente riuscì a prendere un aereo per il suo paese di origine, facendo così perdere totalmente le proprie tracce. Il gup Marco Procaccini ha disposto un rinvio lungo, di oltre un anno, per consentire di perfezionare la notifica dell’udienza preliminare a suo carico. Non è bastato. Il processo sarebbe dovuto partire ieri mattina. Il timore è che l’imputato per il reato di omicidio stradale non si farà mai più vedere. «Chiediamo giustizia per una morte tanto assurda, non potremo mai accettare che chi ci ha portato via il nostro amato Carino, in un modo tanto tragico, possa ora anche passarla liscia grazie al fatto che è fuggito all’estero», commenta con amarezza la sorella della vittima, Domenica Strozzieri, a nome dei familiari di Carino, che si sono rivolti alla società Giesse per avanzare anche richiesta di risarcimento danni. Continua la sorella della vittima: «Lanciamo un appello alle autorità e anche al Governo: quest’uomo deve pagare per quello che ha commesso, non sarebbe dovuto poter fuggire all’estero. Chiediamo che venga estradato e riportato qui in Italia a scontare l’intera pena a cui verrà condannato». (l.t.)
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