L’Imu anche sulle case lesionate

Beffa per gli sfollati del Lotto zero: «Abbiamo perso gli immobili ma dobbiamo pagare l’imposta»

TERAMO. Era maggio del 2002 quando gli abitanti dell’elegante condominio di vico del Pero vennero sgomberati. I loro appartamenti, come quelli degli adiacenti stabili, erano stati lesionati dagli scavi del Lotto zero. Da allora tanto tempo è passato, i capelli di quegli abitanti si sono spruzzati di grigio, alcuni non ci sono più. Restano però i disagi di chi una casa ce l’aveva e da 12 anni è in affitto o, in pochi casi fortunati, si è comprato un’altra abitazione. E ora devono subire un controsenso tutto italiano: devono pagare l’Imu sulla casa in cui non possono abitare.

«Io non pagherò nemmeno un euro», esordisce esasperato Fabrizio Ammassari, «da 12 anni sono fuori da quella casa certamente non per mia responsabilità. Non sono io che ho progettato la costruzione di gallerie a pochi metri dalle fondamenta di case antiche. Ora lo stabile di vico del Pero è da abbattere: le lesioni sono tali che sarebbe antieconomico rimetterlo in sicurezza. Ho il verbale di un sopralluogo di un anno fa in cui il Comune ha confermato l’ordinanza di sgombero, pur non dando l’inagibilità. Comunque sia, lo stesso Comune che ha approvato il progetto dello svincolo in galleria adesso ci dice che dobbiamo pagare l’Imu sulla casa gravemente lesionata a causa di quegli scavi. E’ un accanimento terapeutico».

Il Comune ha previsto che per le abitazioni inagibili o inabitabili «con gravi lesioni che possano costituire pericolo a cose o persone e che di fatto rendono i fabbricati assolutamente incompatibili con l’uso al quale erano destinati» i proprietari paghino un’Imu al 50%. «E’ ingiusto», rincara la dose un altro proprietario, Franco Tudini, «il Comune non ha fatto niente per alleviare i nostri disagi e ora, anche se in forma ridotta, ci fa pagare l’Imu. E’ l’ennesimo capitolo di una storia assurda. E’ una cosa che indigna, ammesso che ci si possa indignare ancora dopo tutto quel che è accaduto». Anche Tudini osserva che lo stabile è da abbattere: «ripararlo è antieconomico: le strutture si sono talmente deformate che non si aprono nè si chiudono porte e finestre, il solaio si è abbassato di 5 centimetri e l’ascensore è bloccato perchè la tromba è deformata». E la situazione pare sia in peggioramento. «Il marciapiede all’angolo fra vico del Pero e corso Porta Romana», aggiunge Ammassari, si è rotto di nuovo, sintomo del fatto che i movimenti sotto le nostre case continuano».

Sono almeno una decina i proprietari che dovranno pagare l’Imu, pur non potendo utilizzare l’immobile. «E magari c’è anche chi nel frattempo è riuscito a comprarsi un’altra abitazione e dovrà pure pagare con la maggiorazione della seconda casa», fa notare Tudini. I proprietari di vico del Pero hanno in corso cause in Appello contro l’Anas. In media il valore delle case lesionate si aggira sui 4-500mila euro. Altri proprietari hanno fatto delle transazioni sugli importi dei risarcimenti. In definitiva gli ex residenti si chiedono quanto sia determinante il gettito proveniente dalle case lesionate di Porta Romana per le casse del Comune, tanto da non poterne fare a meno.

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