Claudio Mazzaufo con Andrew Howe

TERAMO

Mazzaufo, una vita nello sport inseguendo il mito di Smith 

Il teramano preparatore atletico che ha allenato Andrew Howe: «Oggi i giovani vogliono tutto e subito, ma i traguardi si raggiungono con il tempo e i sacrifici» 

TERAMO. Il ragazzo cresciuto a Giulianova con la foto di Tommie Smith e il suo pugno alzato sotto le stelle di Città del Messico di strada ne ha fatta tanta. Girando l’Italia e il mondo nel nome di un sport sognato, amato, rispettato, praticato, vissuto come una seconda pelle.

Qui con Tommie Smith, l'ex velocista che salì sul podio di Città del Messico nel 1968

Perché per Claudio Mazzaufo, 60 anni, di cui più 40 trascorsi nell’atletica tra salti e lanci, «la vita va inseguita». Sempre e comunque. E c’è qualcosa di magico in una chiacchierata che ferma il tempo, materializza luoghi e persone in una carrellata che sa di storia. Come la collaborazione con Sara Simeoni, l’amicizia con Pietro Mennea, gli incontri con Smith e Carl Lewis, le sfide vinte con Andrew Howe (di cui è stato preparatore atletico), le Olimpiadi di Pechino del 2008, e ancora Alberto Cova, Stefano Baldini.

Mazzaufo con Carl Lewis

Un elenco che potrebbe continuare all’infinito. Ma per il professor Mazzaufo, come lo chiamano i suoi ragazzi, nel cuore restano anche e soprattutto i sorrisi e le lacrime di un indimenticato Teramo basket di serie A, i sogni dei suoi allievi sparsi in tutta Italia (nella federazione nazionale di atletica è coordinatore responsabile di salti, lanci e prove multiple per coloro che vanno a mondiali e olimpiadi) e nella sua Teramo («teramano d’adozione perché io sono nato e cresciuto a Giulianova») dove dal 1984 insegna educazione fisica nelle scuole. Con la passione di quel ragazzino cresciuto inseguendo il sogno di Smith e che in un lontano 1984, davanti ad una convocazione svanita, promise a se stesso: «Non ci sono andato come atleta ma ci andrò come tecnico». E nel 1990 era già un tecnico delle Nazionali.
Quale vittoria, quale momento, ricorda con più emozione?
«Difficile comunicare a parole delle emozioni. Sono state davvero tante e tutte bellissime. Ricordo la telefonata di Mennea a Howe, ma anche le olimpiadi di Pechino, la stretta di mano con Smith ai mondiali di Osaka. Nel cuore porterò per sempre l’incontro con Robert Emmijan, l’ex lunghista armeno, con cui ho condiviso delle esperienze di vita indimenticabili. Perché lo sport è rigore, sacrificio, ma anche e soprattutto amicizie indissolubili, vite che si incrociano e restano unite nel nome di una passione comune che diventa rispetto degli altri, condivisione, libertà. Tutte le vittorie, nel momento in cui si vivono, ti regalano delle emozioni fortissime. Ti sembra di stare in cima al mondo. Ma nello sport chi si sente arrivato è finito. Il tempo di gioire di una vittoria e poi bisogna subito mettersi al lavoro per inseguire l’obiettivo successivo».
Lei vive di sport e per lo sport. A scuola e come preparatore atletico. Come è cambiato negli anni il rapporto tra i giovani e lo sport?
«Lo sport è motivazione, passione e impegno. Oggi viviamo in una società in cui si ottiene tutto subito e troppo facilmente. Le motivazioni nei ragazzi restano, ma spesso viene meno la passione e l’impegno a 360 gradi. E non è un caso che oggi lo sport racconti soprattutto storie di atleti che provengono da realtà in cui tutto è più difficile rispetto alle nostre realtà. Perché lo sport agonistico è soprattutto sacrificio, rinuncia, attesa e non sempre la nostra società riesce a far prevalere il senso del sacrificio, di conquiste che si ottengono nel tempo, di traguardi che non si raggiungono subito. Credo che oggi questo sia un grosso handicap per i ragazzi che si avvicinano allo sport agonistico con la volontà del “tutto e subito”. Nello sport agonistico il “tutto e subito” non esiste. Servono rigore, impegno e sacrifici nel tempo per ottenere risultati».

Mazzaufo dopo una vittoria del Teramo basket

Parliamo di Teramo e sport, della situazione degli impianti sportivi e di una gestione sempre più difficile. Cosa fare?
«Io non credo che a Teramo ci siano pochi impianti sportivi. Credo che siano pochi in rapporto al numero delle tantissime società che fanno attività sportive e che ogni giorno garantiscono a migliaia di persone di poter fare attività sportiva. Un altro discorso è la gestione degli impianti sportivi che è sempre più complessa ed onerosa, soprattutto in tempi di ristrettezze economiche come quelli che stiamo vivendo in questi ultimi periodi. Ma Teramo è una realtà che deve continuare a vivere di sport perchè lo sport resta uno dei pochi baluardi della società civile. Ci vuole una politica complessiva che capisca il valore dello sport perchè una sana attività motoria garantisce benessere alla persona, a cominciare da quello fisico. Teramo ha una tradizione sportiva che deve conservare e cerca di farlo. Manifestazioni sportive come quella della “Città sotto le stelle” dimostrano il grosso interesse anche se da sole non bastano. Ma devo dire che l’impegno è davvero tanto su tutti i fronti e che c’è una realtà locale molto sensibile alle problematiche che riguardano lo sport e le tante attività che si vivono sul territorio».
L’atleta e il tecnico Mazzaufo ha rimpianti?
«Se guardo indietro dico di aver vissuto come volevo vivere. Ho trasformato in realtà i sogni di un ragazzo che d’inverno studiava e d’estate faceva il cameriere da Beccaceci per pagarsi il viaggio a Londra. Tranne che in India sono stato in tutto il mondo e ho conosciuto quelli che sono stati i miei idoli. No, non ho rimpianti. Una vita piena nel nome dello sport, dei grandi valori che lo sport continuerà a trasmettere. Ma devo dire che ho potuto fare quello che ho fatto e oggi sono quello che sono grazie alla mia famiglia, grazie a mia moglie Paola (Paola Marcone, insegnante di educazione fisica (ndr) che ha cresciuto i nostri figli Lorenzo e Giorgia, che si è sacrificata sempre visto i miei impegni continui in giro per il mondo».
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