Morto Totò Iacovoni, colonna del comunismo teramano. Acerbo: “Abbiamo perso un maestro”

Lutto nel mondo della politica cittadina e regionale. Iacovoni aveva 92 anni. Il ricordo del presidente della Provincia, Camillo D’Angelo
TERAMO. «Per una sorte del destino oggi l'Abruzzo perde due grandi protagonisti della politica e dell'impegno civile: il teramano Totò Iacovoni e il chietino Mario Mazzocca. Accomunati dal pensiero democratico e antifascista, combattenti della democrazia e dell'ambiente. Alle famiglie le condoglianze dell'Amministrazione provinciale tutta e del presidente Camillo D'Angelo», con questo comunicato la Provincia di Teramo esprime cordoglio per la scomparsa di Antonio “Totò” Iacovoni.
La città di Teramo ha sempre considerato Totò Iacovoni un gentiluomo della politica. E’ stato uno dei principali protagonisti della fondazione di Rifondazione in città e fu presidente dell'assemblea congressuale del partito nel 2021. In precedenza era stato candidato in Consiglio comunale. Iacovoni, 92 anni, è morto questa notte all’ospedale Mazzini.
Possibile tributargli l’ultimo saluto nell'obitorio del Mazzini sino a quando verrà tumulato nel cimitero di Isola del Gran Sasso. Vedovo da tempo, Iacovoni lascia i nipoti Francesco e Caterina, Gianni e Giuliana, i loro figli Pierpaolo, Francesca, Mariachiara ed Edoardo.
La benedizione ci sarà domani 26 novembre nel cimitero di Isola alle 15.
Il ricordo di Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista: “Oggi ho perso un compagno, un amico, un maestro. Totò Iacovoni è stato per decenni un protagonista della storia politica e sociale di Teramo e della nostra regione. E’ stato un militante, un intellettuale, un maestro per molte generazioni. Il nostro Socrate che invitava a ragionare proponendo, anche quando le cose sembravano andar bene, interrogativi e dubbi. Non amava la retorica, la reiterazione delle frasi fatte o il trionfalismo. La sua granitica coerenza di principi e comportamenti si accompagnava sempre al rispetto e alla curiosità verso gli altri, soprattutto i giovani. Quando c’era da fare quadrato per il partito e nella lotta era quello che assunta la decisione si assumeva fino in fondo il dovere di portarla avanti con umiltà e determinazione. Toto’ era un dirigente recalcitrante, quando fece l’assessore regionale fu un esempio per rigore, competenza, disinteresse personale, generosità, come lo è stato per tutta la vita. Era l’incarnazione del rifiuto di ogni casta ma anche la critica vivente del qualunquismo. Totò ci teneva al partito e al sindacato ma metteva costantemente e ossessivamente in guardia sulla necessità che fossero non un burocratico fine ma uno strumento al servizio della classe lavoratrice e del movimento».

