ALB ADRIATICA

Non prescrive esami al paziente: condannato medico di base 

Accusato di omicidio colposo dopo la morte dell’uomo a cui era stata amputata una gamba. Pena di otto mesi inflitta in primo grado. La Procura: «Con quegli accertamenti si poteva salvare»

ALBA ADRIATICA. È sicuramente una sentenza destinata a fare nuova giurisprudenza dopo che recenti pronunciamenti della Cassazione hanno già stabilito come la responsabilità del medico non si limiti alla sua specialità.
Un medico di base è stato condannato a otto mesi (pena sospesa) per omicidio colposo dopo la morte di un suo paziente deceduto nel 2018 dopo l’amputazione di una gamba. La sentenza di primo grado è stata pronunciata dalla giudice Claudia Di Valerio nei confronti del medico di base Antonio Giovannini, 70 anni, all’epoca dei fatti in servizio tra Tortoreto e Alba Adriatica.

La Pubblica accusa, rappresentata dal pm Enrica Medori (titolare del fascicolo), aveva chiesto la condanna a un anno: secondo la sua ricostruzione non avrebbe prescritto esami al paziente che avrebbero potuto salvarlo. Così si legge nel capo d’imputazione: "Le gravi omissioni del medico di base Giovannini che in sei anni ometteva di prescrivere esami diagnostici generici e specifici al suo paziente già cardiopatico, impedivano la tempestiva diagnosi e il trattamento sia dell’Aop, arteriopatia periferica, che dell’ischemia critica a carico dell’arto inferiore sinistro, ponendosi in nesso di causalità evidente con il decesso; di contro la tempestiva diagnosi di Aop e di ischemia critica avrebbe consentito al paziente di beneficiare di adeguata terapia medica e correzione dei fattori di rischio cadiovascolare, di un trattamento endovascolare, dell’arteriopatia evitando, così, la progressione del quadro clinico verso l’ischemia acuta d’arto, nonchè di un trattamento chirurgico della coronaropatia gravato da un rischio di mortalità, prevedibile secondo Euroscore II, intorno al 2%".

Secondo l’accusa pur avendo il paziente, si legge sempre nell’atto, "rappresentato al medico sin dal 2011 di essere affetto da patologia cardiocircolatoria trattata con cardioaspirina e farmaci per la pressione, ometteva per ben 6 anni di prescrivere allo stesso qualsivoglia esame clinico di controllo per monitorare l’evolversi della cardiopatia presente, peraltro in paziente fumatore con evidenti fattori di rischio".

La difesa del professionista, rappresentata dagli avvocati Tiziano Rossoli e Alfonso Di Giminiani, annuncia ricorso in appello. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile rappresentati dall’avvocato Lorenzo Di Antonio.
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