Nuove aziende, straniera una su 5

E' record nel Teramano, quasi raddoppiate rispetto a un anno fa
TERAMO. L'artigianato, colonna portante del sistema produttivo teramano, boccheggia. In un panorama con una sfilza di segni negativi, spicca un numero in controtendenza: il 21% delle nuove imprese, nel Teramano, è di stranieri. E' un dato che sottolinea ancor di più la crisi delle piccole imprese italiane.
I DATI. «Gli imprenditori teramani sono in grande difficoltà in questa situazione congiunturale difficilissima», spiega Gloriano Lanciotti, direttore provinciale della Cna, «i dati sui nuovi iscritti alla Camera di commercio, da gennaio a giugno, sono addirittura più preoccupanti di quelli di fine 2009, quando l'artigianato in provincia aveva avuto per la prima volta un crollo, con un saldo negativo di 164 ditte». Nel primo semestre 2010 la tendenza è ancora in negativo con -46 ditte artigiane, fra iscrizioni (466) e cancellazioni (492). Spicca invece l'incremento di aziende "straniere" che diventano il 21% del totale. «E' una percentuale di sei punti superiore rispetto a quella del 2009. Ci sono Comuni come Martinsicuro col 67% dei nuovi iscritti che sono stranieri, Nereto col 61%, Ancarano col 33%%, Alba con il 31%, Sant'Omero con il 30%, Torano con il 33% in cui, soprattutto nel tessile-abbigliamento, il titolare immigrato sta sostituendo la filiera autoctona».
CINESI E NON SOLO. Indubbiamente 96 aziende straniere su un totale di 458 aziende iscritte fino a giugno di quest'anno non sono poche. «In alcuni casi sono ex dipendenti di imprese italiane che si mettono in proprio, in altri si tratta dell'"ultima spiaggia": gli stranieri sperano di essere concorrenziali anche con il mancato rispetto delle regole e delle leggi», osserva Lanciotti. Più della metà delle nuove imprese straniere sono cinesi - ma anche albanesi e marocchine - che operano nel campo delle confezioni (28 imprese) e borsettifici (12).
IL LAVORO NERO. E sono soprattutto le imprese cinesi il regno del lavoro nero e del mancato rispetto delle regole. «La questione della concorrenza sleale che molti stranieri fanno alle imprese italiane», continua il direttore della Cna, «ad esempio ignorando i costi della sicurezza o i contributi, va risolta. La nostra provincia sta subendo un profondo processo di cambiamento nella sua articolazione economica e imprenditoriale, non possiamo ignorarlo. Tutti gli attori dello sviluppo devono concordare una strategia comune di rilancio, superando vecchie concezioni di sviluppo».
GLI OPUSCOLI. Non a caso la Cna ha preso coscienza che una larga fetta del tessuto imprenditoriale teramano è straniera e ha stampato opuscoli in cinque lingue - arabo, cinese, francese, romeno e albanese - in cui si spiegano le regole e le scadenze basilari per "fare impresa". «E' un modo per far emergere questi imprenditori e spiegar loro quali sono le regole, così non potranno dire di essere all'oscuro di tutto», dice Lanciotti.
L'APPELLO. A parte tutto, la Cna sollecita più attenzione all'artigianato. «I piccoli imprenditori che vivono tutti i giorni i cambiamenti economici e sociali che la globalizzazione impone non vogliono gettare la spugna. Ma sono molto preoccupati. La piccola impresa sta pagando i prezzi più elevati alla crisi. Si riducono i fatturati, si riducono i tempi medi degli ordinativi, calano gli investimenti. Sono raddoppiati i termini di pagamento e si sono chiusi i rubinetti del credito. A una situazione straordinaria come quella che viviamo occorrono risposte straordinarie, "misure d'urto" dedicate all'imprenditoria. E' necessario che la classe politica si renda conto dei rischi che stiamo correndo».
I DATI. «Gli imprenditori teramani sono in grande difficoltà in questa situazione congiunturale difficilissima», spiega Gloriano Lanciotti, direttore provinciale della Cna, «i dati sui nuovi iscritti alla Camera di commercio, da gennaio a giugno, sono addirittura più preoccupanti di quelli di fine 2009, quando l'artigianato in provincia aveva avuto per la prima volta un crollo, con un saldo negativo di 164 ditte». Nel primo semestre 2010 la tendenza è ancora in negativo con -46 ditte artigiane, fra iscrizioni (466) e cancellazioni (492). Spicca invece l'incremento di aziende "straniere" che diventano il 21% del totale. «E' una percentuale di sei punti superiore rispetto a quella del 2009. Ci sono Comuni come Martinsicuro col 67% dei nuovi iscritti che sono stranieri, Nereto col 61%, Ancarano col 33%%, Alba con il 31%, Sant'Omero con il 30%, Torano con il 33% in cui, soprattutto nel tessile-abbigliamento, il titolare immigrato sta sostituendo la filiera autoctona».
CINESI E NON SOLO. Indubbiamente 96 aziende straniere su un totale di 458 aziende iscritte fino a giugno di quest'anno non sono poche. «In alcuni casi sono ex dipendenti di imprese italiane che si mettono in proprio, in altri si tratta dell'"ultima spiaggia": gli stranieri sperano di essere concorrenziali anche con il mancato rispetto delle regole e delle leggi», osserva Lanciotti. Più della metà delle nuove imprese straniere sono cinesi - ma anche albanesi e marocchine - che operano nel campo delle confezioni (28 imprese) e borsettifici (12).
IL LAVORO NERO. E sono soprattutto le imprese cinesi il regno del lavoro nero e del mancato rispetto delle regole. «La questione della concorrenza sleale che molti stranieri fanno alle imprese italiane», continua il direttore della Cna, «ad esempio ignorando i costi della sicurezza o i contributi, va risolta. La nostra provincia sta subendo un profondo processo di cambiamento nella sua articolazione economica e imprenditoriale, non possiamo ignorarlo. Tutti gli attori dello sviluppo devono concordare una strategia comune di rilancio, superando vecchie concezioni di sviluppo».
GLI OPUSCOLI. Non a caso la Cna ha preso coscienza che una larga fetta del tessuto imprenditoriale teramano è straniera e ha stampato opuscoli in cinque lingue - arabo, cinese, francese, romeno e albanese - in cui si spiegano le regole e le scadenze basilari per "fare impresa". «E' un modo per far emergere questi imprenditori e spiegar loro quali sono le regole, così non potranno dire di essere all'oscuro di tutto», dice Lanciotti.
L'APPELLO. A parte tutto, la Cna sollecita più attenzione all'artigianato. «I piccoli imprenditori che vivono tutti i giorni i cambiamenti economici e sociali che la globalizzazione impone non vogliono gettare la spugna. Ma sono molto preoccupati. La piccola impresa sta pagando i prezzi più elevati alla crisi. Si riducono i fatturati, si riducono i tempi medi degli ordinativi, calano gli investimenti. Sono raddoppiati i termini di pagamento e si sono chiusi i rubinetti del credito. A una situazione straordinaria come quella che viviamo occorrono risposte straordinarie, "misure d'urto" dedicate all'imprenditoria. E' necessario che la classe politica si renda conto dei rischi che stiamo correndo».
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