Processo a Chiodi: Venturoni teste

28 Ottobre 2011

Discarica La Torre crollata cinque anni fa, parla l'ex presidente della Team

TERAMO. Al processo per il crollo della discarica La Torre entrano in scena i testi chiamati dalla difesa di Gianni Chiodi, all'epoca sindaco di Teramo: il più eccellente dei tanti imputati eccellenti accusati, a vario titolo, del disastro ambientale avvenuto nel febbraio del 2006. Davanti al giudice Domenico Canosa ieri sono comparsi l'allora presidente della società Teramo Ambiente Lanfranco Venturoni, ex assessore regionale alla sanità; il dirigente della stessa società partecipata del Comune Pierangelo Stirpe; i dirigenti del Comune Osvaldo Mattei e Lucio Di Timoteo.  Se l'obiettivo dei difensori di Chiodi era quello di dimostrare che l'allora sindaco non si occupava direttamente della questione discarica, dall'udienza di ieri è emerso esattamente il contrario. Venturoni ha detto semplicemente che la Team non gestiva la discarica, ma nel 2005 ebbe dal Comune l'incarico di mettere un trituratore di rifiuti e di gestire la raccolta del biogas. Stirpe non ha potuto che confermare. Le testimonianze di Mattei e Di Timoteo hanno sottolineato la sostanziale contiguità tra il profilo gestionale dell'impianto (affidato a tecnici e dirigenti comunali) e il profilo politico-decisionale (all'epoca rappresentato, in giunta, in primis da Chiodi e dal suo vice Berardo Rabbuffo, delegato all'ambiente). Di Timoteo, che divenne dirigente dell'ufficio ambiente nel giugno 2005, ha detto anche un paio di cose che certo non vanno a vantaggio di Chiodi. Una, che quando assunse l'incarico nessuno gli disse che a La Torre era appena avvenuto (in aprile) uno smottamento, con conseguenti controlli delle forze dell'ordine. Due, che i fax inviati al Comune dagli organi superiori sul tema discarica arrivavano nell'ufficio del sindaco, non nel suo.  Il processo riprenderà il 24 novembre con l'audizione dei testi della difesa di Rabbuffo.

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