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Protesi sospetta all'anca, nominato super perito

Donna operata alle anche scopre nel sangue valori altissimi di cromo e cobalto, il giudice chiama un esperto

TERAMO. É con la nomina di un super perito che un giudice del tribunale civile mette un primo punto fermo nella complessa e annosa vicenda delle protesi all’anca. Caso che, dall’inchiesta penale del pm Raffaele Guariniello a Torino alle tante altre disseminate nelle varie procure italiane tra cui anche quella teramana, è ancora ben lontano dalla chiusura. All’esame del giudice civile Eloisa Angela Imbesi la storia di una sessantenne teramana che sostiene di essere stata intossicata dal cobalto e dal cromo di due protesi all’anca con cui convive da sette anni.

Le protesi sotto accusa sono quelle della società produttrice DePuy che fa capo alla multinazionale Johnson & Johnson, già finite alla ribalta della cronaca nazionale perchè nel 2010 sono state ritirate dal commercio dalla stessa società produttrice e già al centro di altre richieste di risarcimento. La donna (assistita dall’avvocato Giampietro Dell’Elce) ha citato in giudizio la Asl teramana chiedendo un risarcimento danni di 400mila euro. L’azienda sanitaria, davanti al giudice, ha chiamato in causa la DePuy International Spa e il ministero della salute. Il magistrato nell’ultima udienza ha nominato un perito, affidando l’incarico a Mariano Cingolani, medico legale e docente di medicina legale alla facoltà di giurispruedenza dell’università di Macerata. «E’ rilevata l’opportunità», scrive il giudice nell’ordinanza, «di effettuare una ctu (consulenza tecnica d’ufficio (ndr) allo scopo di verificare la scaturigine eziologica dei processi morbosi lamentati dall’attrice successivamente agli interventi per cui è causa e, dunque, allo scopo di verificare se siffatti processi morbosi siano diretta conseguenza delle protesi impiantate presso il presidio ospedaliero di Teramo». La donna nel 2006 è stata operata all’anca sinistra e nel 2007 a quella destra. Nel 2011, dopo il ritiro delle protesi in tutto il mondo, la Asl ha richiamato i pazienti operati per avviare i controlli.

Oltre ad una forma di zoppia, alla donna, così come avvenuto a molti altri operati, è stato riscontrato un aumento del valore del cromo e del cobalto che – sostiene l’accusa– hanno raggiunto una soglia di gran lunga superiore a quella normale tanto da provocare uno stato di intossicazione. Le protesi in questione sono completamente metalliche e, secondo l’accusa, rilasciano ioni metallici, soprattutto al cobalto che, a determinate concentrazioni, possono essere tossici e causare problemi neurologici. La battaglia in tribunale è appena cominciata.

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