Protesti in calo ma la crisi non è finita

7 Aprile 2016

Cambiali e assegni rinviati al mittente ammontano a 7,5 milioni. Davide: s’è ridotto il giro d’affari e vengono chieste più garanzie

TERAMO. Protesti in fortissimo calo nel 2015. Tra gennaio e dicembre dello scorso anno i teramani hanno visto 7 milioni e mezzo di euro circa in assegni e cambiali rinviate al mittente. Il calo, rispetto al 2014, è stato del 28%, superiore alla media nazionale del 25%. Cifra che è meno della metà rispetto al 2013 (quando l’ammontare era di quasi 18 milioni).

Ma quello che, di primo acchitto, potrebbe sembrare un dato positivo, in realtà è ben altro. L'ulteriore crollo dei "pagherò" scoperti – iniziato, secondo i dati di Unioncamere, in provincia nel 2013 in maniera netta – riflette l’estrema prudenza dei teramani nell'accettare impegni di pagamento, in un quadro di debolezza degli scambi che risente ancora degli effetti della lunga crisi.

In particolare nel 2015 le cambiali protestate sono state 3.620, per un importo di 4 milioni 300mila euro, mentre l’anno prima erano state 4.251 per 5 milioni 600mila euro. Un calo del 24%. «Il calo dei protesti levati in provincia di Teramo», osserva infatti Alberto Davide, presidente dell’ordine dei commercialisti, «non credo sia indicatore che non c'è crisi. C'è invece una sostanziale diminuzione delle transazioni bancarie. Il dato non è sintomatico di un mercato sano, non a caso va di pari passo con l'aumento del numero dei concordati». In provincia, dunque, da una parte si è contratto il giro d’affari, dall’altra è cambiato il modo di pagamento. «Nelle transazioni commerciali le imprese vogliono sempre più garanzie», aggiunge Davide, «ormai hanno tutti paura, spesso viene richiesto il pagamento anticipato per timore di fare una fornitura e di non vedersi pagato il corrispettivo. D’altronde basta un ordine non pagato e una piccola azienda può anche saltare. Non ritengo dunque che il calo dei protesti sia sinonimo di un mercato sano, anche perchè ci sono proprio meno transazioni commerciali».

Si è ridotto anche l’uso improprio dell’assegno postdatato anche perchè «con la contrazione del credito bancario, se un’impresa è in leggera difficoltà la banca non dà più nemmeno il carnet degli assegni», fa notare il commercialista. E non a caso nel 2015 i teramani hanno visto 3 milioni 214mila euro in assegni rinviati al mittente. Il calo, rispetto al 2014, è stato del 34%.

«C'è qualche settore che leggermente comincia a ripartire, ad esempio quello delle auto, almeno secondo gli indicatori a livello nazionale. Regge l’alimentare. Ma per il resto la provincia resta depressa, a cominciare dal settore del mobile, in profonda crisi. Certamente ha influito la profonda crisi del sistema bancario: il venir meno della centralità della Tercas è stato importante. E comunque restano competitive solo le aziende che hanno uno sbocco all'estero» rileva Davide. Il presidente dei commercialisti ritiene indispensabili per la ripartenza interventi per recuperare «la centralità del capoluogo, che deve riprendere forza. E poi è indispensabile una collaborazione fra tutti i settori, dall'università al mondo delle professioni, alla stampa».

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