Stop alla pesca nell’area Parco «Si è creato un vuoto normativo»

15 Giugno 2022

La Regione non regolamenta più l’attività, i carabinieri forestali diffidano pescatori e fungaioli Si rischiano denunce penali perché sono tornate in vigore le norme di salvaguardia della legge del ’91

TERAMO. C’è tensione lungo i torrenti e tra i boschi del Parco nazionale Gran Sasso-Laga. C’è tensione da qualche settimana, da quando cioè i carabinieri forestali avvertono chi pesca, e chi raccoglie funghi o tartufi, che non può farlo. Perché, se lo fa, è passibile di denuncia. Poi, di fatto, denunce finora non risultano essercene state, e più avanti spiegheremo perché. Ma la tensione resta. E turba i sonni di tanti appassionati della montagna che stanno esprimendo il proprio disagio con telefonate e messaggi di posta alla nostra redazione.
«Si è creato un vuoto normativo». La frase di Gualberto Mancini, comandante provinciale dei carabinieri forestali, è lapidaria ma riassume il senso dell’intera vicenda. Il vuoto normativo deriva dalla scelta della Regione di non regolamentare più la pesca nelle aree Parco (per la precisione nelle cosiddette “zone 2”, quelle più esterne), come faceva fino all’anno scorso nel suo calendario ittico. In assenza di quella regolamentazione, e non avendo il Parco Gran Sasso-Laga un proprio regolamento al riguardo, vige la legge quadro sull’ambiente del 1991. Che per le zone esterne dei Parchi rimanda alla programmazione di ogni Regione, ma che contiene anche delle norme di salvaguardia secondo le quali all’interno dei Parchi – in assenza di altre disposizioni normative – non si può pescare né raccogliere qualsiasi forma di vita (di qui gli ammonimenti fatti anche a chi cerca funghi e tartufi).
«Se non c’è un regolamento territoriale sono in vigore quelle norme di salvaguardia», spiega il colonnello Mancini, «e i miei uomini fanno presente questo alle persone che incontrano». Ma allora perché pescatori e fungaioli non vengono sanzionati o denunciati? «In presenza di un vuoto normativo, di una evidente discrasia che noi ovviamente abbiamo già segnalato alla Regione, abbiamo scelto un atteggiamento di prudenza», replica il comandante.
La parola “prudenza” fa un po’ sorridere se si pensa che l’assessore regionale competente sulla materia è Emanuele Imprudente. E qualche settimana fa contro Imprudente, definito in una nota «Imprudente di nome e di fatto», si era scagliato il consigliere regionale del Pd Dino Pepe, scrivendo: «Con l’approvazione del calendario ittico egli si è spogliato della competenza su molti tratti fluviali ricadenti nelle aree protette (Parchi, Riserve, ecc.) creando una sorta di “terra di nessuno”, con il duplice danno di esporre a rischio la fauna ittica nei Parchi come anche migliaia di pescatori abruzzesi del tutto ignari delle nuove disposizioni. Se Imprudente avesse avuto a cuore le sorti dei pescatori, prima di “tirare i remi in barca” gettando nel caos l’attività a pochi giorni dall’apertura della pesca, avrebbe almeno dovuto attivare canali presso gli Enti gestori dei Parchi garantendo una continuità tanto alla pesca quanto alla tutela della fauna ittica in questi ambienti di tutela».
Ecco, gli Enti Parco. In Abruzzo un paio hanno evitato il problema adottando dei regolamenti interni. Quello del Gran Sasso-Laga ancora no. Il presidente, Tommaso Navarra, dice: «Finora per la pesca c’era la Regione. Noi abbiamo dei regolamenti particolari ma li abbiamo adottati per una serie di altre attività che ritenevamo di dover sottoporre a vincoli: ad esempio il sorvolo, il campeggio, l’accensione di fuochi, fotografie e riprese video. Ora, se c’è la necessità di un intervento normativo integrativo, interverremo». Se lo augurano in tanti, compresi gli stessi carabinieri forestali.
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